Non esisti.
E invece ti vedo.
Non esisti, ma ti ho sempre negli occhi.
Evitarti. Ci ho provato – eccome se ho provato – ma mica è così facile.
Sei sempre qui in giro! I miei stessi passi mi conducono a te. O sei tu che ti fai notare?
Gioco sottile, all’inizio eri tu, poi ti ho scoperto per ciò che sei. Inaudita bellezza mentale.
Ti spio. Ti seguo. Incurante di farmi scoprire. Comunque non mi vedi.
Ti odio. Certe volte ti odio perché hai l’animo distratto. Tanto altrove da non accorgerti che ti spingo sull’autobus, che ti incrocio nei negozi, che ti ho lasciato passare.
Guardi oltre. Tutte tranne me. Tutti tranne me.
Oggi però qualcosa cambia, lo so. Oggi è giovedì, 279 giorni esatti dal primo saluto. Lo sapevi, vero? Lo so, perché oggi mi hai chiamato a metà mattina.
Non sentivo la tua voce rivolgersi a me da così tanto tempo che per un attimo non l’ho riconosciuta. Non sapevo nemmeno cosa pensare e cosa dirti. Ho risposto sì. Che vuoi che facessi? Correrei ovunque, al tuo richiamo, come un cane senza cervello, bavoso di gioia. Poi indossavi il maglione che preferisco, come non capire che questa tua scelta era tutta per me? Ti amo.
Avevi occhi preoccupati e ho teso le braccia per consolarti.
Clic, clac. Sgomento.
Manette ai miei polsi, e il tuo sollievo riempie i miei occhi. Mi portano via e tu nemmeno ti volti, c’è chi ti abbraccia e tu ti stringi, il maglione nero a proteggere il tuo amore.
280 giorni domani.
Cit. – “E quando il cane giallo non ci fu più, i due poterono incontrarsi liberamente.”
(La favola del cane giallo)