Figura chiave del dibattito filosofico e del pensiero novecentesco, Hannah Arendt, ebrea tedesca nata ad Hannover nel 1906, privata della cittadinanza e costretta alla fuga durante il regime nazista, per poi trovare asilo negli Stati Uniti nel 1940, ha legato il proprio nome ad un'opera in particolare: La banalità del male - Eichmann a Gerusalemme, analisi lucidissima e controversa del fenomeno del nazismo e delle persecuzioni antisemite, destinata a segnare un nuovo punto di approdo della riflessione storica del Novecento (il concetto della cosiddetta "banalità del male"), ma anche ad attirare contro la Harendt polemiche e accuse di inaudita ferocia, soprattutto da parte della comunità ebraica.
A questo periodo, e a questo particolare episodio nella carriera della celebre filosofa, è dedicato Hannah Arendt, uno dei film più solidi ed affascinanti nella produzione della regista e sceneggiatrice Margarethe von Trotta, autrice di titoli molto acclamati come Anni di piombo, Leone d'Oro al Festival di Venezia 1981, e Rosa L.. Uscito in patria all'inizio del 2013 e accolto dalle lodi della critica, Hannah Arendt è valso alla sua protagonista, un'intensa Barbara Sukowa (attrice-musa della von Trotta), il German Film Award come miglior attrice e la nomination allo European Film Award; in Italia, la pellicola è arrivata nelle sale in occasione della Giornata della Memoria nel gennaio dello scorso anno grazie a Nexo Digital, riscuotendo un sorprendente successo di pubblico (40.000 spettatori).
A un anno di distanza dall'uscita nelle sale, Hannah Arendt è stato proposto in edizione Dvd grazie a Ripley's Home Video: un'occasione per recuperare (o rivedere) un film acutissimo e rigoroso, lontano dall'accademismo dei consueti biopic per il grande schermo, ma capace piuttosto di affidarsi agli strumenti di un "cinema dialogico" in grado di esplorare le contraddizioni e le ambiguità legate al dibattito sulle responsabilità morali della Shoah. Hannah Arendt, che sceglie di anteporre il proprio senso critico e la forza del pensiero a qualunque forma di facile schematismo, colpisce pertanto per la natura inedita e problematizzante del suo approccio filosofico, che arriverà a "smascherare" un apparato nazista i cui componenti furono dipinti per la prima volta nella loro inesorabile mediocrità di burocrati disposti a rinunciare alla propria coscienza morale.
Il Dvd edito da Ripley's include il film sia nella versione doppiata in italiano, sia in quella originale sottotitolata, assolutamente preferibile in virtù della costante alternanza linguistica fra il tedesco, lingua madre della Arendt e veicolo privilegiato per la filosofia, e l'inglese. Accompagnato da un curatissimo booklet contenente uno scritto di Margarethe von Trotta sull'importanza di Hannah Arendt e i profili biografici di tutti i personaggi del film, il Dvd propone fra gli extra il trailer italiano della pellicola e, soprattutto, un'intervista di 20 minuti alla von Trotta, la quale espone i motivi della sua fascinazione nei confronti della Arendt e illustra le proprie scelte drammaturgiche nella costruzione di un'opera che costituisce senza dubbio una delle pietre miliari della sua filmografia.
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