, l'importante film di Elio Petri del 1976 con Gian Maria Volonté, Marcello Mastroianni e Mariangela Melato, bandito e quasi cancellato dalla storia del cinema per quasi quarant'anni, è stato recuperato e restaurato dalla Fondazione Cineteca di Bologna e dal Museo Nazionale del Cinema di Torino in collaborazione con Surf Film e Warner Bros presso il laboratorio "L'immagine ritrovata" di Bologna nel 2014, e nel 2015 eccolo finalmente distribuito in home-video da CG Entertainment in collaborazione con Mustang con un'edizione speciale in Dvd.
Il film di Petri, tratto dall'omonimo romanzo di Leonardo Sciascia, immagina una mega-riunione fra i poteri forti dello Stato e della Chiesa, e li rappresenta in una sorta di eremo, isolati dal mondo e da un'epidemia che infuria nel Paese, impegnati a spartirsi i poteri, con la scusa della partecipazione ad un corso di esercizi spirituali. Il tutto viene raccontato in maniera fosca, grottesca, deformemente cinica, tetra, ossessiva e profetica del delitto Moro. Un film degli orrori in corso d'opera, ma anche un film dalle sinistre atmosfere horror (qui trovate la nostra recensione).
All'interno degli extra del Dvd troviamo una serie di interviste concesse dai registi Marco Bellocchio e Giuliano Montaldo e da Giovanni Luna, storico dell'Università di Torino, e da Agostino Giovagnoli, storico dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Marco Bellocchio ammette di aver visto Todo modo due volte a distanza di tempo: "Rivisto oggi è effettivamente un film strabiliante, di un autore che si permetteva un apologo distruttivo. Nel film c'è una posizione estremamente radicale, senza alcuna riserva o salvataggio parziale di quel mondo lì. Petri ha potuto fare un film in cui ha potuto esprimere il proprio stile. Tutto era eccezionale rispetto al cinema di allora".
Giuliano Montaldo è stato travolto dal fascino della fotografia e dalla bravura degli attori, nonché dalla perizia tecnica: "Un film magistrale che mescola politici e affaristi, corrotti e corruttori, in una grottesca, spaventosa terminazione. Il sogno di un'Italia social-comunista si stava frantumando. Ricordo la sua amarezza per le critiche che ricevette anche dai comunisti. Quando ho visto il film per me è stata una sorpresa, soprattutto vedere Gian Maria Volonté che imita, seppur in modo caricaturale, Aldo Moro. Credo che la corruzione a quell'epoca era meno diffusa. Petri ha spinto volutamente su questo tasto, sin da Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto ".
Giovanni Luna si concentra sul contesto storico e sul pessimismo di Petri, che offre una radiografia dello stato patologico del sistema politico italiano. Secondo Luna c'era della patologia nelle proporzioni del segreto di Stato negli anni '70 ed è quello a cui mira Petri: "Le trame nere, le strategia della tensione, sono dimensioni oscure, che danno un senso di soffocamento, oscurità, inquietudine, mai nulla di chiaro nelle trame del potere. Un'impressione filmica che transita nello spettatore e che resta impressa. Il giudizio che Petri dà della situazione di trent'anni di potere democristiano è sconfortante. L'idea di una Repubblica bloccata, che attinge la sua forza alla composizione del conflitto, e non vede nel conflitto la risorsa della democrazia: questo è Aldo Moro e questa è la concezione che la Democrazia Cristiana di Moro in quel momento propone. E contro questa democrazia si schiera Elio Petri".
Infine, Agostino Giovagnoli parla più della trasformazione del Paese in linea con il periodo in cui è uscito il film, offrendo una visione più dubbiosa dell'effettivo valore del film stesso, in maniera meno convincente: "Il film è efficace nel delineare alcuni passaggi sull'arroganza del potere. C'è un malessere legato alla gestione pubblica che esplode in quegli anni. Tutto è nero ed è una critica di tipo morale. Se c'è un problema nel film è che rischia l'irrilevanza nella critica. Se tutto è nero la critica può non essere in grado di distinguere. È il problema di una critica radicale che non è riuscita ad incidere. Credo che vada giudicato collocandolo nel contesto. Ha la validità di esprimere il suo tempo e di restare dentro quel tempo".
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