Torino Film Festival 2015: Sally Field e Sion Sono fra i protagonisti dell'ottava giornata
Il 33° Torino Film Festival si è concluso sabato sera, con l'annuncio dei premi del concorso ufficiale e la vittoria, come miglior film, di Keeper di Guillaume Senez. Intanto nell'ottava giornata del Festival è stato presentato alla stampa Love & peace, uno dei tre film del 2015 diretti da Sion Sono e proiettati a Torino. Riyochi (Hiroki Asegawa) è un modesto impiegato d'ufficio ed ex cantante fallito, vittima dei soprusi dei colleghi; un giorno l'uomo acquista una tartaruga che grazie a una magia farà esaudire tutti i suoi desideri.
Una commedia fiabesca dal tono surreale, ambientata durante il periodo natalizio, in cui Sion Sono mischia la fiaba moderna con la tradizione del manga nipponico. Ma già come era stato per Tag (film di cui abbiamo parlato nel nostro reportage del giorno 1 del Festival), anche Love & peace conferma la deriva di un regista compiaciuto, autore di un cinema sterile e abbondante di idee ed elementi di immaginario che non vanno oltre il giochino narrativo referenziale, in cui l'unico a divertirsi è forse solo Sion Sono stesso.
Aspettando la proiezione ufficiale di domani, è stato presentato il film di chiusura del Festival, Hello, my name is Doris di Michael Showalter, con protagonista Sally Field. Doris (Sally Filed) è una donna di mezza età che alla morte dell'anziana madre non sa che fare della propria vita; sarà però l'interesse amoroso per il suo capo, un uomo con la metà dei suoi anni, a ravvivare l'esistenza della donna. Una commedia romantica sentimentale sui generis che punta molto (se non tutto) sulla prova della veterana Field; ma nonostante qualche momento divertente, il film pare appartenere ad un cinema preconfezionato che scorre innocuo e prevedibile fino alla conclusione, non riservando sorprese a livello di scrittura e personaggi.
Giornata conclusa con un film del concorso di Torino 33, l'intenso The waiting room, diretto da Igor Drljaca. The waiting room è la storia di un ex attore comico originario della Bosnia e trasferitosi a Toronto; tornato a casa proverà a rifarsi una carriera e a ritrovare la sua famiglia. Poco o nessuno spazio all'ottimismo, per un film profondamente malinconico che scava con durezza nelle ferite del passato personale e storico del protagonista. Sorta di inno tragico e consapevole all'accettazione del fallimento nella vita e dell'impotenza di rimediare, seppure con un finale agrodolce che prova a lasciare qualche speranza.
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