Nel 1955 nessuno avrebbe potuto immaginare, cosa quel rifiuto avrebbe comportato per il mondo intero. Chi non ha almeno 70 anni non può sapere cosa sia stato assistere da così lontano all’ondata di cambiamenti sociali che ne è derivata.
La storia la conosciamo, sappiamo quante persone in nome dell’eguaglianza hanno sofferto, e sappiamo anche quante persone hanno pagato con la vita. Una fra queste, il non più sconosciuto Martin Luther King. Ed è per lui questo Al Manakko, perché esattamente 49 anni fa, quando si accostò al podio del Lincoln Memorial di Washington al termine di una marcia per i diritti civili, pronunciò le fatidiche parole: “I have a dream”, che cambiarono il mondo.
Ho anche io i miei sogni. Certo, non tutti sono così grandiosi, e non tutti riguardano cambiamenti da apportare al mondo. A volte penso che basterebbe modificare un angolino di questo pianeta, e tutto potrebbe essere migliore, più dolce. Altre volte mi rendo conto che come diceva un altro grande comunicatore, Gandhi, basterebbe essere il cambiamento che si vuole vedere nel mondo, e allora tutto potrebbe essere possibile.
Io sogno di un mondo, dove ognuno smette di essere egoista fino al midollo. Sogno un mondo che sia popolato da gente intelligente.
Sogno un mondo dove tutti sono liberi di sedersi dove vogliono… Ma per fortuna questo non è più soltanto un sogno.
Grazie Martin.
IL DISCORSO CON LE PAROLE I HAVE A DREAM, E’ STATO PRONUNCIATO IL 28 AGOSTO 1963 AL LINCOLN MEMORIAL DI WASHINGTON, SOTTO L’ALTRUISTICO SEGNO DELLA VERGINE