Rocco Chinnici è stato un magistrato italiano, vittima di mafia. Una carriere importante quella de magistrato Chinnici che nel 1979 oltre ad essere già magistrato di Cassazione è Consigliere Istruttore presso il Tribunale di Palermo, un magistrato orgoglioso del suo ruolo e del suo lavoro ma sopratutto è anche colui che inizia il primo grande processo alla mafia, ovvero il maxi processo di Palermo, inoltre è ormai considerato il padre del Pool Antimafia.
E’ lui che ha fatto “crescere” magistrati come Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e Giuseppe Di Lello. Chinnici è uno degli uomini in prima linea della Palermo insanguinata dalle guerre di mafia ma è anche il primo magistrato a recarsi nelle scuole per parlare agli studenti della mafia e dei pericoli della droga.«Parlare ai giovani, alla gente, raccontare chi sono e come si arricchiscono i mafiosifa parte dei doveri di un giudice. Senza una nuova coscienza, noi, da soli, non ce la faremo mai».
Rocco Chinnici viene ucciso il 29 luglio 1983 con una Fiat 127 imbottita di esplosivo davanti alla sua abitazione in via Pipitone Federico nel cuore di Palermo. Il killer è Pino Greco infatti è lui che azionerà il detonatore, accanto al corpo disfatto del magistrato giacciono il maresciallo dei carabinieri Mario Trapassi, l’appuntato Salvatore Bartolotta, componenti della scorta del magistrato, e il portiere dello stabile di via Pipitone Federico Stefano Li Sacchi. Questo anno è il 28 anniversario dell’ennesimo anniversario che ha insanguinato Palermo e “ferito” l’Italia.Oggi Gianfranco Fini, in un messaggio a Caterina, Elvira e Giovanni Chinnici e al Presidente della Fondazione ”Rocco Chinnici”, Antonino Rametta cosi scrive: ”In occasione del ventottesimo anniversario dell’attentato in cui persero la vita il giudice Rocco Chinnici, i due uomini della sua scorta, il maresciallo Mario Trapassi e l’appuntato Salvatore Bartolotta, e il portiere dello stabile in cui il giudice viveva, Stefano Li Sacchi, desidero unirmi idealmente a Voi nel commemorare questa dolorosa ricorrenza”
”La dedizione assoluta alla sua missione si univa ad una disponibilita’ sempre attenta ed affabile nei confronti dei giovani ai quali non si stanco’ mai di rivolgere intense lezioni sul valore della legalita’, esortandoli a difendersi dalle pericolose lusinghe della criminalita’ organizzata e dal baratro della droga – continua il presidente della Camera -. I giovani devono poter ritrovare ancora oggi, nella nobilta’ morale del suo esempio, un forte riferimento ideale che dia slancio e forza alle loro speranze in un futuro libero dal ricatto della mafia”.Mentre il Quirinale, per voce di Napolitano così dice su Chinnici e la scorta: ’Quale Consigliere istruttore del Tribunale di Palermo, Rocco Chinnici aveva dato forte impulso alle indagini sulla criminalita’ organizzata, prospettando nuove strategie investigative in grado di contrastarla efficacemente e di colpirne gli affari e i legami internazionali. Della mafia era quindi divenuto obiettivo privilegiato anche perche’ alla rigorosa professionalita’ e alla schiva ‘religione del lavoro’ accompagnava la passione civile e la capacita’ di far crescere nella coscienza collettiva la consapevolezza di dover combattere il crimine – scrive Napolitano – senza mai indulgere ad atteggiamenti di indifferenza o tacita e comoda tolleranza. Al pari di altri magistrati e servitori dello Stato caduti per mano di mafia, Rocco Chinnici fu autentico eroe della causa della legalita’ e, assieme, costruttore di un piu’ valido presidio giuridico e istituzionale di fronte alle sfide criminali”.
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