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Creato il 29 febbraio 2016 da Filmedvd

Sono passate meno di 24 ore dalla conclusione dell'88° edizione della notte degli Oscar, che si è svolta domenica notte al Dolby Theatre di Los Angeles, presentata da Chris Rock. Un'edizione caratterizzata da poche sorprese, com'era prevedibile, ma anche da qualche ribaltamento inaspettato delle previsioni, che ha generato diverse riflessioni interessanti. Andiamo ad analizzare la serata hollywoodiana, tra premi, glamour e commozione.

LA CONDUZIONE DI CHRIS ROCK

Dopo Ellen DeGeneres e Neil Patrick Harris, lo scettro della conduzione è stato affidato quest'anno al comico Chris Rock, alla seconda notte degli Oscar presentata dopo quella del 2004. A un esordio abbastanza prolisso nei tempi ma giustificato dall'importanza della tematica posta al centro del monologo dell'attore, incentrato sulla polemica che ha investito l'Academy riguardo la presunta discriminazione nei confronti degli addetti ai lavori (attori, registi e tecnici) afroamericani, ha fatto seguito un'eccessiva verbosità, stancante nelle modalità ma soprattutto nei testi di battute spesso banali e stucchevoli. La pungente comicità di un attore come Rock, che spesso utilizza sul palcoscenico modalità irriverenti da consumato comedian cresciuto al Saturday Night Live, in questo caso è scivolata spesso nel tentativo di calcare la mano su problemi molto seri e socialmente radicati che forse avrebbero avuto bisogno di un trattamento diverso. E così, dopo un esordio con il botto che sembrava far presagire una direzione forte e netta ("Nell' In memoriam stavolta ci saranno solo neri uccisi dai poliziotti mentre andavano al cinema"), nel complesso la conduzione si è rivelata alquanto sottotono, non apportando quella verve necessaria per sopportare tante ore di attesa davanti allo schermo.

IL TRIONFO DI MAD MAX: FURY ROAD E INSIDE OUT

Le categorie tecniche sono quelle sezioni che rappresentano il lato meno opinabile dell'arte cinematografica: perché riguardano prestazioni meno soggettive che condizionano certamente il lato più artistico di un film, ma che spesso provocano dei giudizi inevitabilmente oggettivi, basati sulla vera bravura nel gestire l'apparato tecnico e visivo di un'opera cinematografica. Quest'anno si può dire che quasi tutte quelle sezioni riconducibili a questo tipo di lavoro sono state appannaggio di Mad Max: Fury Road, uno dei più influenti e ipercinetici blockbuster degli ultimi anni. Lo straordinario lavoro del team di George Miller è stato premiato con sei Oscar, valorizzando lo straordinario apporto di Margaret Sixel al montaggio (sono ben 2700 gli stacchi del film) e quello della squadra che ha collaborato ai costumi, alla scenografia e al sonoro.

Un plebiscito quasi unanime, fatta eccezione per la fotografia, da tre anni territorio incontrastato di Emmanuel 'Chivo' Lubezki per Revenant - Redivivo, e gli effetti speciali, che hanno riservato una delle grandi sorprese della serata: un riconoscimento adeguato e corretto per gli splendidi effetti dello sci-fi di Alex Garland. Se le categorie minori hanno premiato il corto d'animazione cileno Bear story, il corto Stutterer e il corto documentario A girl in the river - The price of forgiveness, nella sezione per il miglior documentario ha prevalso il lavoro di Asif Kapadia sulla vita della popstar Amy Winehouse, Amy. Scontatissimo il trionfo del capolavoro della Pixar, , per l'Oscar al miglior film d'animazione, categoria che alla pellicola di Pete Docter in realtà sta davvero troppo stretta e che penalizza il piccolo gioiello di Charlie Kaufman, Anomalisa. Mai in discussione la vittoria dell'ungherese Il figlio di Saul di László Nemes nella sezione al miglior film straniero.

L'EMOZIONE DI ENNIO MORRICONE

Uno dei momenti più toccanti è stato l'annuncio del premio a Ennio Morricone, conferito per la miglior colonna sonora composta per The hateful eight di Quentin Tarantino. Morricone, visibilmente commosso e accompagnato dal figlio che ha prontamente tradotto alla platea le parole del padre, ha ringraziato con estrema discrezione e ha riservato un pensiero alla cara moglie Maria, seduta tra l'illustre pubblico, e al rivale / collega John Williams, altra leggenda vivente della musica destinata al cinema. Per Ennio Morricone si tratta della prima vittoria competitiva dopo l'Oscar alla carriera ricevuto nel 2006; in precedenza era stato candidato nel 1978 per I giorni del cielo di Terrence Malick, nel 1986 per Mission di Roland Joffé, nel 1987 per Gli intoccabili di Brian De Palma, nel 1991 per Bugsy di Barry Levinson e nel 2000 per Malèna di Giuseppe Tornatore. Una sorpresa l'ha riservata la categoria per la miglior canzone, dove Sam Smith ha vinto alla sua prima candidatura in assoluto, con Writing's on the wall per il bondiano .

ATTORI E ATTRICI: VETERANI E STAR EMERGENTI

Il quartetto di nomination dedicato ai miglior interpreti dell'anno ha riservato conferme e una sorpresa abbastanza clamorosa. Il momento più atteso riguardava ovviamente Leonardo DiCaprio, finalmente vittorioso al quinto tentativo in carriera con Revenant - Redivivo di Alejandro González Iñárritu: un premio dovuto, soprattutto per la continuità strepitosa di DiCaprio negli anni, e che ha giustamente reso giustizia a un grande attore che probabilmente avrebbe avuto e avrà anche altre occasioni in futuro per portarsi a casa altre statuette. Quantomeno la decisione dell'Academy ha contribuito a smorzare gli sfottò al quale Leo è stato sottoposto nell'ultimo anno. Per quanto ci riguarda Michael Fassbender per avrebbe meritato nello specifico di essere premiato, ma l'Oscar a DiCaprio era cosa nota. Così come la vittoria di Brie Larson, che ha sbaragliato la concorrenza alla sua prima nomination in carriera grazie al drammatico ruolo di una giovane madre in di Lenny Abrahamson.

Lasciavano molti più dubbi le categorie riservate agli interpreti supporter: termine probabilmente non adatto per etichettare l'interpretazione di Alicia Vikander, premiata con l'Oscar, come da pronostico, per The Danish girl, ma che avrebbe dovuto concorrere fra le attrici protagoniste. Il vero grande deluso della serata è uscito però dalla categoria per il miglior attore supporter: Sylvster Stallone aveva i favori del pronostico e i titoli dei giornali erano già pronti per celebrare l'inserimento di Rocky Balboa nella leggenda degli Academy Award. Sly invece si dovrà "accontentare" di rimanere un'icona per intere generazioni di cinefili e un simbolo di quel cinema spesso osteggiato dalla Hollywood dei premi. A prevalere in tale categoria è stato Mark Rylance, superbo nell'equilibratissima performance nei panni della spia russa Rudolf Abel ne Il ponte delle spie di Steven Spielberg. L'Academy ha preferito premiare la sostanza rispetto all'aspetto mediatico e sul giudizio finale non possiamo che concordare.

IL CINEMA D'INCHIESTA DI SPOTLIGHT CONQUISTA L'ACADEMY

Il colpo di coda finale è arrivato quasi inaspettato; tuttavia nessuno si è strappato i capelli per la mancata vittoria di Revenant - Redivivo nella categoria principale. Iñárritu pochi minuti prima aveva ricevuto il suo secondo Oscar per la miglior regia, ma l'Academy ha preferito premiare un cinema "vecchio" da un certo punto di vista: vecchio nella sostanza ma reso fresco da uno script che si è aggiudicato il premio alla miglior sceneggiatura originale, con La grande scommessa che invece, grazie all'assenza (imperdonabile) di Aaron Sorkin per Steve Jobs, ha vinto agevolmente per la miglior sceneggiatura adattata grazie al lavoro sul libro di Michael Lewis.

Con Il caso Spotlight l'Academy ha scelto di riconoscere una tipologia di cinema non dissimile da quella proposta da Tutti gli uomini del presidente negli anni '70. Seppur non raggiungendo i livelli di completezza e originalità del film di Alan J. Pakula, Il caso Spotlight, attraverso questo premio, conferma di essere un prodotto lineare arricchito da un cast mozzafiato e da una regia pulita e rigorosa. Il caso Spotlight racconta l'indagine di un team di redattori del Boston Globe che all'inizio degli anni 2000 si è occupato degli abusi sessuali perpetrati nei confronti di minori da parte di prelati e alti funzionari della Chiesa, in un clima di omertà e indifferenza diffusa. L'Academy ha scelto un cinema più ortodosso e meno ambizioso nella forma, ma più concreto e spinoso nella sostanza; l'impressione è che, al netto di scelte sbagliate in partenza, la vittoria del film di Thomas McCarthy sia comunque meritata.

CURIOSITÀ, ESIBIZIONI E DICHIARAZIONI

L'edizione 2015 degli Oscar non ha riservato dei veri e propri momenti in cui sorprese e originalità hanno avuto dei picchi rilevanti. Se il red carpet ha premiato i meravigliosi abiti di Saoirse Ronan, Daisy Ridley e Olivia Wilde in particolare, bocciando soprattutto Alicia Vikander, durante la cerimonia si sono visti sorrisi per la comparsa sul palco dei robotici protagonisti di Star Wars - Il risveglio della Forza, C3-PO, R2 D2 e BB8, che hanno provocato l'attenzione curiosa del giovanissimo Jacob Tremblay seduto in platea e applausi a scena aperta per un commosso In memoriam, che ha visto anche il tributo per il maestro Ettore Scola sulle note in sottofondo di Dave Grohl dei Foo Fighters. Ottimo riscontro anche per l'esibizione di Lady Gaga, candidata sconfitta nella categoria per la miglior canzone per il documentario The hunting ground. E alla fine sono due le immagini che rimarranno impresse nella memoria di quest'edizione degli Academy Award. La tenera commozione di Ennio Morricone durante la lettura del discorso contenuto in tanti piccoli fogli gelosamente custoditi tra le mani mentre l'intero Dolby Theatre era in piedi a tributargli un doveroso omaggio.

E poi il maturo e accorato appello di Leonardo DiCaprio durante il suo discorso di ringraziamento, davanti a un'emozionatissima Kate Winslet: " Revenant racconta il rapporto dell'uomo con il mondo naturale, un mondo che nel 2015 è passato attraverso l'anno più caldo della storia. La nostra produzione si è dovuta spostare alla punta meridionale di questo pianeta solo per trovare la neve. Il cambiamento climatico è reale. Sta accadendo in questo momento. È la minaccia più urgente per tutta la nostra specie, e abbiamo bisogno di lavorare collettivamente insieme e smettere di rimandare. Dobbiamo sostenere i leader di tutto il mondo che non parlano per i grandi inquinatori o per le grandi aziende, ma che parlano per tutta l'umanità, per le popolazioni indigene di tutto il mondo, per i miliardi e miliardi di persone svantaggiate, per i figli dei nostri figli, e per quelle persone là fuori la cui voce è stata soffocata da una politica di avidità. Vi ringrazio tutti per questo fantastico premio stasera. Cerchiamo di non dare questo pianeta per scontato. Non prendo questa sera per scontata. Grazie mille".

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