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Cominciamo col dire che sono stato condannato per un «reato lessicale»: sopra c’era un cartello con su scritto «in offerta», ci fosse stato scritto «prezzo scontato» non l’avrei certo portato via senza pagare. E questo vogliamo chiamarlo furto? Ma via, parliamo di una cosetta da due soldi. Ne girano, di ladri, e voi volete farmi pesare una sciocchezza del genere? Diciamocela tutta: la condanna è stata un assurdità. D’altronde mi sono candidato, e certamente sarò eletto, e l’elezione equivarrà ad una assoluzione. Come si dice? Vox populi... Certo, nemmeno mi sarei potuto candidare perché fino a due anni fa il partito di cui sono il capolista faceva vanto di un codice etico che vietava la candidatura pure a chi era semplicemente indagato, ma per fortuna il clima interno è cambiato, ora c’è un segretario che l’ha detto chiaro e tondo: «Chi vince governa». La legge Severino? È uno scandalo, è una legge che non sta in piedi. Andava bene per Berlusconi, che è sempre stato scostumato con la magistratura, ma io sono per la piena autonomia dei magistrati.