Le elezioni politiche del 2008 avevano dato al centrodestra una schiacciante maggioranza in Parlamento e a Palazzo Chigi c'era l'uomo che don Gianni Baget Bozzo, don Luigi Giussani e don Luigi Verzé assicuravano fosse stato mandato dalla Provvidenza. Benedetto XVI diceva: "Avvertiamo con particolare gioia i segnali di un clima nuovo", e Silvio Berlusconi ricambiava: "L'attività del Governo non può che compiacere il Papa e la sua Chiesa". L'idillio era perfetto, destinato a durare a lungo. Fare la lista delle reciproche cortesie prenderebbe due pagine, ma da subito si intuì che ci sarebbe stato un leggero sbilanciamento nell'essersi utili a vicenda avrebbe avuto. Al primo incontro ufficiale, infatti, il Presidente del Consiglio porta in dono finanziamenti alle scuole cattoliche, difesa dei valori non negoziabili e una croce da pettorale in oro tempestata di diamanti e topazi, mentre Sua Santità ricambia con penna commemorativa dei 500 anni della Basilica di San Pietro e una profezia di quelle da scolpire nel granito: sente - dice - che sta per aprirsi "una nuova stagione di crescita economica ma anche civile e morale".
Non ridete, per piacere. Anche un sorriso amaro, trattenetelo. ' altronde il resto lo sapete, è storia che si ripete sempre uguale: quando l'uomo della Provvidenza non serve più, si butta via e ne arriva un altro.