Giornata mondiale della fotografia stenopeica
Domenica 29 aprile 2012
Mostra fotografica
Sulle orme di Perseo
Lo sguardo obliquo: fotografare per immaginare
A cura di Cesare Padovani
Fotografie di Giulia Marchi, Maria Giovanna Milani e Mario Beltrambini
Inaugurazione Domenica 29 aprile, ore 10.00
Cesare Padovani, afferma di essere greco anche se per l’anagrafe risulta veneto, abita a Rimini dal 1957. Insegnante alle Superiori e incaricato alle Università di Urbino e di Padova, ha sempre coltivato il pensiero filosofico concentrandosi sulla percezione visiva. Come scrittore ha pubblicato parecchie opere di vario genere. Soprattutto nei suoi lavori più recenti, Paflasmòs (ediz. Diabasis) e Farfalle e Aforismi (ediz. il Vicolo), si è accorto di produrre sequenze di immagini narrando, e di suscitar parole disegnando. Qualcuno ha sospettato che abbia un Terzo Occhio sottopelle…
Mario Beltrambini © trittico, Nelle oasi del vuoto
NELLE OASI DEL VUOTO
Nota sul trittico di Mario Beltrambini
“Credo nei luoghi, non quelli grandi, ma quelli piccoli, quelli sconosciuti,
in terra straniera come in Patria. Credo in quei luoghi senza fama né risonanza,
contraddistinti solo dal semplice fatto che là non c’è niente,
mentre intorno c’è qualcosa dappertutto.
Credo nella forza di qui luoghi perché là non succede più nulla e non
succede ancora niente. Credo nelle oasi del vuoto”
(Peter Handke, L’ assenza, traduzione di R. Zorzi, Garzanti, Milano 1991, p.46)
Il rifiuto di immagini preconfezionate derivate da luoghi comuni che portano a ritrarre situazioni standardizzate, mutuate dal linguaggio cinematografico e pubblicitario in genere, è il punto di partenza per una analisi alla scoperta di elementi che possiedano una propria estetica a priori, intrinseca, che non ha bisogno di canoni predeterminati dall’uomo per essere compresa.
Per cogliere questa “essenza” svolgo le mie indagini alla ricerca di luoghi intimi e silenziosi, ai margini di qualsiasi centralità, proprio per evitare l’influenza di codici convenzionali. Una volta trovati questi luoghi non si ha bisogno di operare una scelta, non è necessario selezionare i piani, il fuoco, l’ inquadratura,… . Tutto viene lasciato alla casualità per raggiungere una dimensione libera da schemi prestabiliti, una dimensione priva dell’ idea stessa di tempo ( che ho dilatato utilizzando diaframmi estremi tipici delle macchine stenopeiche). L’estetica di questi luoghi circoscritti si materializza poi attraverso l’apparecchio fotografico, senza dover “inquadrare” , col rischio di includere od escludere cose che invece si offrono da sole, attraverso una certa casualità, alla ripresa. “ Ripresa” ovvero registrazione di un viaggio interiore vòlto al raggiungimento di una visione alternativa: non più l’istantanea priva di riflessione ma una fotografia dominata dalla lentezza di pensiero e d’esecuzione.
Mario Beltrambini
Mario Beltrambini nasce a Santarcangelo di Romagna nel 1953. Inizia a fotografare da autodidatta nel 1980 partecipando a concorsi fotografici nazionali. Dopo una breve esperienza, non soddisfatto di questo fine fotografico che sente troppo limitativo alla propria creatività, rivolge il suo stile verso una fotografia più impegnata. Affascinato anche dalle immagini di Man Ray, si avvicina al genere surrealista, dedicandosi alla realizzazione di proiezioni multivisive; oggi si muove in ambito concettuale preferendo la fotografia stenopeica ed i materiali Polaroid. Dal 1989 ad oggi ricopre incarichi di responsabilità all’interno del Circolo Fotografico Associazione Cultura e Immagine di Savignano sul Rubicone. Nel maggio 2008 riceve l’onorificenza BFI (Benemerito della Fotografia Italiana) dalla FIAF (Federazione delle Associazioni Fotografiche). Nel mese di settembre del 2011 il Comune di Savignano su Rubicone gli conferisce la Cittadinanza Onoraria per il lavoro organizzativo svolto in ambito fotografico.
E’ fra gli organizzatori di Savignano Incontri, Luglio Fotografia, SavignanoImmagini e SI FEST (Portfolio in Piazza) di Savignano sul Rubicone.
Ha esposto in numerose mostre collettive (Bellaria, Berlino, Bibbiena, Conversano, Forlì, Gazoldo degli Ippoliti, Montefiore Conca, Savignano sul Rubicone, Torino, Senigallia, Voies Off Arles, ecc.) e personali (Mirano, Treviso, Belluno, Ravenna, Savignano sul Rubicone, ecc.).
Ha pubblicato nel 2002 il libro fotografico “ Un ponte tra ieri e domani. Savignano nella cartolina storica e nella cartolina contemporanea d’autore”, Savignano sul Rubicone; nel 2005 Libro Fotografico collettivo “Immagini del gusto” e nel 2008 “Itinerari fotografici” Artisti e luoghi della creatività/2, Assessorato alla Cultura Prov. Forlì-Cesena. Attualmente vive e lavora al paese natale.
Giulia Marchi ©,
Toccata e fuga in Re Minore
TOCCATA E FUGA IN RE MINORE
Nota sulle dieci immagini di Giulia Marchi
…correre lungo la tastiera e saltare da un capo all’altra di essa…
premere con le dieci dita quante più note possibile e proseguire in
questo modo selvaggio fino a che per caso le mani non avessero
trovato un punto di riposo… (Johan Mikolans Forkel)
Dieci minuti di musica, dieci minuti di straordinaria bellezza, dieci le fotografie necessarie per custodire la“Toccata e fuga inre minore” di Johan Sebastian Bach. Un minuto è il tempo che la luce impiega per impressionare le singole polaroid… tempo dedicato all’ascolto… tempo dedicato al “battere e al levare” della macchina fotografica che seguendo la partitura si fa tramite e veicolo affinché sia possibile materializzare, visualizzare la melodia. L’apparecchio a foro stenopeico come le mani sulla tastiera di un organo. La luce come le note che vanno a riempire un pentagramma. Nell’immagine lo stupore di una visione musicale, il concedere agli occhi ciò che solitamente è privilegio unicamente dell’udito.
Giulia Marchi
Giulia Marchi nasce a Rimini nel 1976. Attratta dagli studi classici frequenta la Facoltà di Lettere e Filosofia con indirizzo classico allʼUniversità degli studi di Bologna. La sua innata passione per le arti figurative, ed in particolare per lʼarte contemporanea, la accompagna in una sorta di percorso di crescita culturale parallelo che la dirige con fermezza al mondo della fotografia.
Nel 2006 si avvicina allʼutilizzo del foro stenopeico ritrovando pienamente se stessa nelle prerogative che caratterizzano questo semplice artificio, accumunandolo a qualcosa di magico. Costruisce da sola le proprie macchine fotografiche rubando lʼanima a scatole di carta o a piccole cassettine in legno. Per i suoi scatti utilizza materiali analogici in bianco e nero e pellicole polaroid. Lʼimprevedibilità del risultato, la purezza dellʼimprecisione, lo sguardo nudo e diretto, appartenenti a questa fotografia le restituiscono una visione della realtà intima ed irreale. Nel 2008 partecipa al “Premio Arte 2008” e viene selezionata per la pubblicazione del catalogo “Nuova Arte” edito da Giorgio Mondadori. Nel 2010 un estratto del suo portfolio “In ascolto dellʼessere” viene pubblicato sulla rivista “Gente di Fotografia” e unʼimmagine dalla serie “Evanescenza di sguardi” sul “Catalogo dellʼArte Moderna” n.46 (Giorgio Mondadori editore). Nel 2011 partecipa alla prima edizione di MIA (Milan Image Art Fair). Una selezione di immagini da suo portfolio “Domum” viene esposto al Padiglione Italia, regione Marche (Urbino, Orto dellʼAbbondanza) della 54ʼ Esposizione Internazionale dʼArte della Biennale di Venezia. Nel gennaio 2012 una sua personale “Sub caelum nubilum” viene allestita alla “Photographica Fine art Gallery” di Lugano. Sue fotografie sono conservate presso il MUSINF di Senigallia, la Civica Galleria DʼArte Moderna “Giuseppe Sciortino” di Monreale ed in importanti collezioni pubbliche e private. Ha partecipato a numerose mostre in Italia e allʼestero, sia a carattere collettivo che personale ottenendo consensi di pubblico e critica.
Maria Giovanna Milani ©, Volo impossibile
VOLO IMPOSSIBILE
Nota sulle sei immagini di Maria Giovanna Milani
Più che di fotografie, questa mia sequenza la intenderei come un susseguirsi di immagini mentali.
Ho cercato l’idea del tentativo di un volo, e non di soffermarmi su quale volatile possa essere a spiccare il volo; ho cercato di stabilire un rapporto (anche affettivo) tra me e questa forma che sta per volare e non vi riesce, ed è sempre lì per staccarsida terra…
Penso che per cogliere questo gesto incompiuto occorra uscire dal senso comune del vedere, occorra spogliarsi di quelpensiero meccanico, pre-strutturato, con il quale ci si soddisfa, ci si toglie dal peso dell’incertezza solo quando troviamo una risposta al “che cos’è questo?”.
Questo non è altro che un tentativo di volo.
Evocando, come allegoria, il percorso mitico compiuto da Perseo dal suo concepimento, alla nascita, alle peripezie fino all’uccisione della Medusa (e quindi dall’idea dell’immagine al distacco finale), rintraccio analogamente in questa mia sequenza più di un ordine di tempo.
• Esiste un tempo per chi scatta la foto, quando io scelgo e ancora non sono osservatore dell’immagine: si tratta di unacostruzione continua, per il fatto che non è uno “scatto assoluto”, il mio, non è un “T con zero”, ma una prosecuzione, che mi porta più volte a rinnovare lo scatto, a ri-scattare, a riscattarmi nel tempo…
• Esiste poi un tempo in movimento, un’azione continuamente in fieri, percepita anche da me ora in quanto osservatore della sequenza esposta. Io, osservando e ricordando gli antefatti, seguo e proseguo quel movimento nel prima e nel poi.
• Esiste inoltre un tempo che plasma: è il tempo della modalità delle forme che vanno a formarsi. Se nei differenti momenti di luce ho cercato di raccogliere la diversità delle forme percepibili, significa (anche) che quelle stesse materie che han preso forma, nella naturalità del loro tempo, si sono ri-plasmate.Mi sto chiedendo, allora: si può dire che questa sequenza di immagini è “aperta”?. Aperta come le favole ”aperte” di Gianni Rodari?
Maria Giovanna Milani
Maria Giovanna Milani, di origine veneta, abita a Rimini dal 1970. Per la sua formazione pedagogica, può essere definita una “ricercatriceˮ nel campo del linguaggio fotografico: passione e curiosità per l’immagine suscitatrice di parole e di pensieri, con cui parla da un ventennio. Tra le sue pubblicazioni, sono da ricordare Aforismi visivi e Facce di marmo (edite da AIEP). Le poche, ma calibrate, mostre di foto che ha allestito sono sempre all’insegna della ricerca e del superamento della percezione di realtà ovvie.
Incontro-convegno
Lo sguardo obliquo
Intervengono: Giulia Marchi, Maria Giovanna Milani, Diego Mormorio, Cesare Padovani,
Gilberto Rossini, Mario Beltrambini
Coordina Marcello Sparaventi
Nota sulla tematica del convegno
Sullo sfondo dello sguardo obliquo suggerito da Perseo, la pratica stenopeica ci è d’aiuto per collegare i vari interventi del Convegno: pratica per la quale non tanto si ottengono effetti di annullamento prospettico, quasi fosse un ritorno alla raffigurazione preculturale, quanto piuttosto perché l’itinerario dell’intero procedimento costringe a servirsi di altri criteri del tempo. Etimo, procedimento e percorso rappresentano gli ingredienti di un archetipo mitologico, come appunto lo sguardo indiretto di Perseo:
• l’etimo di stenopeico: deriva da «stenòs» (stretto) e «opé» (apertura, ma anche bocca, voce), e pertanto: una riduzione visiva, piatta ma elastica, tale da favorire la produzione di un’immagine che si dilata alla con-siderazione, alla riunificazione di contesti emozionali non documentabili. Ci porterebbe anche a una sorta di “sinestesia” del tipo: voce dell’immagine.
• Il procedimento investe tempi differenti rispetto a quelli più consueti delle fotografiedocumento. Si pone mano all’immagine, ancor prima dell’operazione stessa, nel seguire l’idea suscitata da una forma visibile; si coltiva quindi quella forma rivisitandola; si nota ad ogni rivisitazione il mutamento plastico di quella stessa forma, che, finalmente raccolta (nella lentezza delle sue diverse luci), la si porta con sé come una eco continua…
• Il percorso di simili procedure ricalca, più di ogni altro mito relativo allo sguardo, le peripezie di Perseo che, alla conclusione della sua “fatica” liberatoria, deve recidere tagliando definitivamente con il passato dell’oggetto-simulacro da cui ha carpito quella forma. Perseo, lungo il suo processo evolutivo (concepimento, nascita, crescita, emigrazione, prova, lotta finale…), si fonde con altre figure e rende complessa la sua identità. E’ dapprima idea concepita (Danae fecondata da Zeus), è figlio e madre (agente e idea), è persecutore e fuggitivo accolto (diventa Acrisio, padre geloso dell’idea, e Polidette che lo accoglie), è stupore e aspettativa (si fa Ditti, la rete, e aspira ad un altro mutamento), è impazienza e attesa (ritorna Perseo-eroe che si prepara alla verifica), è cieco e veggente (non guarda Medusa perché prevede), è crudele e pio (sferra il taglio finale e accarezza la sua vittima), ed è infine vittorioso e sconfitto (compie l’impresa e avverte la perdita rispetto all’idea). In tutto questo domina il tempo: quello cronologico, quello delle opportunità, quello ciclico dei ritorni pazienti, quello delle mutazioni, dei trapassi, degli abbandoni, delle metamorfosi, quello dei sussulti, dei risvegli, delle lunghe attese, degli accompagni, e anche quello delle Meduse che, temendo l’effimero, come se tutta la realtà fosse in perenne fuga, tentano di pietrificare tutto ciò che guardano, a costo di perdere la testa e con il rischio che il sangue del loro sacrificio si faccia corallo.
Diego Mormorio si occupa in particolar modo dei rapporti tra la fotografia e la cultura filosofica e letteraria. Tra i suoi libri ricordiamo Gli scrittori e la fotografia (Editori Riuniti, 1988), Un’altra lontananza (Sellerio, 1997), Storia della fotografia (Newton Compton, 1996), Paeseggi italiani del 900 (Motta, 1966), Vestiti. Lo stile degli italiani in un secolo di fotografie (Laterza, 1999), Meditazione e fotografia (Contrasto, 2008), Catturare il tempo. Lentezza e rapidità nella fotografia (Postcart, 2011). Come narratore ha pubblicato La lunga vacanza del barone Gloeden (Peliti, 2002), La regina nuda. Delazioni e congiure nella Roma dell’ultimo Papa Re (Il Saggiatore, 2006) e W Garibaldo. Tre racconti garibaldini(Punctum, 2007).
Gilberto Rossini, nato a San Marino nel 1935, laureato in ingegneria civile a Bologna, ha progettato abitazioni ed edifici pubblici per le più varie destinazioni, pubblicati su “L’architettura Cronache e Storia”, “La nuova città”, “Progettare”. Nell’ambito più proprio dell’architettura, ha studiato i legami dei concetti di spazio e di tempo con la scienza e la storia nei periodi di trasformazione più significativi. E’ stato collaboratore di Michelucci nella costruzione della Chiesa di Borgo a San Marino, ed ha progettato alcune scuole del territorio basandosi su principi pedagogici. La creatività delle sue conoscenze l’ha portato a collegare l’architettura alla mitologia e alla semiotica, trovando nelle nuove forme radici arcaiche ancora “funzionali” nell’attualità.
Marcello Sparaventi, presidente dell’associazione culturale “Centrale Fotografia”, si è messo in evidenza come curatore di eventi fotografici nel 2007, curando a Fano le mostre dedicate allo storico della fotografia Ando Gilardi e al fotografo senigalliese Ferruccio Ferroni. Nel 2011, “Centrale Fotografia” ha curato l’omaggio a Giuseppe Cavalli con la presentazione del libro “Il tono più alto” a cura di Daniele Cavalli e Marcello Sparaventi.
Nel 2009 è ideatore e fondatore dell’associazione culturale “Centrale Fotografia” in collaborazione con i titolari del Caffè Centrale di Fano, i fratelli Fabio e Matteo Cavazzoni. Ogni anno a Fano nel centro storico, viene organizzato la rassegna di eventi dedicata alla fotografia di ricerca nell’arte contemporanea, con la direzione artistica di Luca Panaro. In pochi anni, la rassegna organizzata da “Centrale Fotografia” ha raggiunto un importante rilievo nazionale, con le mostre a tema e con gli ospiti internazionali del calibro di Franco Vaccari, Olivo Barbieri, Mario Cresci e Paola Di Bello.
Evento
Giornata del fotografo stenopeico
Esposizione di apparecchiature e immagini pinhole e riprese stenopeiche
Orari: 9.30 – 12.30 / 15.00 – 18.30
Per informazioni:
- Circolo Fotografico “Cultura e Immagine”
Cell. 349.8623699; mail: [email protected]
- Istituzione Cultura Savignano
Tel. 0541.944017; mail: [email protected]