Io sono superstiziosa. A modo mio. Cerco sempre di non rompere specchi, di non passare sotto le scale, di non attraversare dopo il gatto nero, ma poi quando questo accade – perché cacchio converrete che su 90 e passa anni di vita, ognuno di questi fatti, almeno una volta accade – non è che chiamo la Wanna per farmi togliere la fattura.
Non me ne curo. Certo, magari mi dispiace perché ho rotto lo specchio, e quindi mi sono tolta una possibilità in più di specchiarmi su qualche superficie, ma non è che poi comincio a fare riti propiziatori pescati in internet.
La verità è che per la maggior parte delle superstizioni, la gente che oggi le perpetua non sa neanche la provenienza. Si fida, del classico detto popolare, che ormai si sparge da generazioni.
No ai 13 a tavola, no a venerdì 13 o 17, no al sale, no al cappello, etc etc…. com’è che ci sono così tanti gesti negativi, e non altrettanti noti invece per portare bene? No perché se tanto mi da tanto, per ognuno di questi gesti malefici, dovrebbero essercene altrettanti benefici… e invece no! Mai nessuno che dica, fai questo e porta bene. No perché tutto il mondo è paese, ma com’è che la fortuna non ha un rito a tutti noi conosciuto. Perché c’ho fatto caso, ognuna di noi ha un suo “gesto, abito, rito portafortuna”, ma tutte hanno gli stessi che portano sfiga?
Non è che sarebbe il caso di cambiare percezione?
Allora mi sono documentata, e ho scoperto davvero delle cose interessanti. Innanzitutto non si sa neanche con esattezza la provenienza del motto “anno bisesto, anno funesto”. E già questa la dice lunga. Inoltre la conversione al calendario gregoriano (avvenuta nel ‘600) ha portato alla nascita del 29 febbraio con cadenza di 4 anni.
Io personalmente che soffro di “scaramanzia” vorrei tanto provare a guardare agli eventi da un’altra prospettiva. Non farebbe bene forse a tutte noi.
Il bicchiere è ½ vuoto o ½ pieno?
Ottimiste, realiste e pessimiste staranno già pensando ad una soluzione scientifica ad avvalorare la loro tesi, ma credo più semplicemente che sia sempre soggettivo come “guardiamo le cose”. A volte forse basterebbe una parola buona, e quello che ci appare nefasto, può risultarci apprezzabile, perché no anche piacevole.
Allora ho pensato che qualcosa di positivo andava trovato da qualche parte, e scavando ho trovato questa usanza laica:
“Una tradizione di origine nordica stabilisce che le donne possono dichiararsi agli uomini in questo giorno (29.02), a patto di presentarsi con in mano una cucurbitacea come ad esempio una zucchina e che, una volta dichiarate, dovranno baciare tre volte”Non so voi, ma io penso che dichiararsi a qualcuno sia tutt’altro che qualcosa di funesto o malefico… vedete cosa ne pensa GiuliaStar, c’è tutta una teoria.
Chi se ne frega se quest’anno è un Anno Bisestile, io penso a quei pochi ed unici eletti, che il 29 febbraio compiranno il compleanno, dopo 4 anni di attesa! C’è di che festeggiare… altro che stare a scongiurare i santi in paradiso.