Anno: 2011
Durata: 100′
Genere: Commedia/Dramma
Nazionalità: USA
Regia: Jonathan Levine
Ammettiamolo, un giovane al quale viene diagnosticato un tumore raro e maligno (con appunto il 50 % di possibilità di guarigione) non è proprio la premessa più ovvia per un film dai toni comici. In particolare, se il film in questione non fa alcun tipo di sconto su cosa significa essere colpiti da una malattia del genere. Chi ha avuto qualcuno tra parenti, amici o conoscenti, in tale situazione, riconoscerà molti passaggi di questo 50/50 e, spesso, in maniera dolorosa.
L’ultima pellicola di Johnathan Levine però non gioca sul coinvolgimento personale dello spettatore, o meglio non lo fa in maniera blanda e ricattatoria. 50/50 non è smielato, non è cinico, non è volutamente scorretto, ma è semplicemente sincero. La sincerità di ammettere che nessuno sa veramente come comportarsi in situazioni di questo tipo. Ed è proprio da questa sincerità che emergono anche scene divertenti legate a doppio filo alla drammaticità del tutto. Lo humour non viene usato per negare i fatti, ma rappresenta più un modo per ridere sia dell’assurdità della situazione che della totale casualità degli eventi che la vita ci mantiene in serbo.
Inoltre, rispetto ad altre pellicole dalle tematiche simili, 50/50 è anche un film sulla crescita, quasi un coming of age per come descrive il passaggio definitivo all’età adulta, non solo in senso anagrafico, ma, soprattutto, in riferimento alle responsabilità, ai doveri e alle paure che la maturità comporta. Ovviamente in una situazione particolare e dal futuro incerto come quella di 50/50 ogni decisione acquista il doppio del peso. Per quanto riguarda questo aspetto il merito va sicuramente attribuito allo script di Seth Rogen, Evan Goldberg (già sceneggiatori di Superbad, Pineapple Express e The Green Hornet che lavorano sui rispettivi generi in maniera simile) e Will Reiser. La trama infatti è liberamente ispirata alla storia personale di quest’ultimo e al rapporto di amicizia con Rogen.
Le performance da parte dell’intero cast sono stellari. Joseph Gordon Levitt (che ha sostituito James McAvoy tre giorni prima delle riprese) è, a ragione, tra gli attori più quotati e richiesti della sua generazione. Seth Rogen offre, oltre alla maggior parte delle risate, un’interpretazione misurata, che gli aprirà sicuramente nuove strade. Angelica Houston nel ruolo della madre è superba e ha forse la scena più bella del film. Anna Kendrick conferma tutto il bene detto in occasione di Up in the Air, mentre Bryce Dallas Howard si rivela un’autentica sorpresa.
Dal conto suo Levine è bravissimo a bilanciare tutti questi elementi, passando dalla commedia al dramma, e a tenere il giusto equilibrio fino in fondo. Il regista che aveva debuttato con l’interessante neo slasher All the Boys Love Mandy Lane (2006) e proseguito con il deludente The Wackness (2008), stilisticamente si fa da parte (concedendosi giusto una divertente scena al rallenty) e adotta un tono più sobrio, realistico e adatto al racconto
C’è solo da sperare che la serietà dell’argomento non induca il pubblico a disertare la visione di questo film, perché 50/50 racconta soprattutto la voglia di vivere. Sarebbe veramente un peccato perderselo.
Paolo Gilli