La severissima e implacabile politica di controlli delle iscrizioni a registro degli impianti da FER del GSE sta conducendo verso esiti impressionanti e “patologici”.
Secondo il (attento osservatore del settore) sino ad oggi, su un totale di 994 MW assegnati mediante registri, circa 225 MW (pari addirittura al 23 % ) sono stati oggetto di revoca da parte del GSE o di rinunce.
La permanenza degli impianti nei registri sembra sempre più dipendere dalla “buona stella” e dalla capacità di rispondere a indovinelli che non dalla logica: anche la più insignificante delle irregolarità o delle discrepanze riscontrate induce il GSE a disporre l’esclusione di impianti che avrebbero pacificamente tutti i requisiti per conservare la incentivazione.
I controlli hanno subito una progressiva e strisciante trasformazione da sostanziali in squisitamente formali: al GSE non interessa verificare né la rilevanza dell’errore, né se esso abbia o non abbia in concreto influito sulla formazione della graduatoria, basta che un errore ci sia stato, per determinare automaticamente l’esclusione dell’impianto.
Questa deriva formalistica e burocratica gode purtroppo del sostanziale avallo del TarTar
Residuo pesante derivante dalle operazioni di raffineria, particolarmente ricco di zolfo e molto viscoso. del Lazio la cui sezione III ter, competente per materia, sistematicamente respinge – con rare eccezioni - i ricorsi degli operatori: secondo i Giudici di primo grado basta a sorreggere l’esclusione la mera astratta attitudine dell’errore ad alterare la graduatoria, E’ in questo quadro che gli studi GPA (Avv.ti Mario Bucello e Simona Viola) e CBA (Avv.to Paolo Esposito) hanno recentemente conseguito un pur parziale successo che sembra aprire uno spiraglio di ascolto nella Giustizia Amministrativa.