La prima consapevolezza, fondamentale e utile, per vivere meglio è:
La vita è sofferenza.
So che può sembrare una visione pessimista e che potrebbe scatenare domande del tipo: allora che vivo a fare? Ma io credo invece che sia un’ottima lente con cui guardare alla vita. Troppo spesso ci incastriamo nell’ideale di felicità: faccio questo perché mi diverte, studio questo perché mi piace, mi innamoro e vivo la favola del principe azzurro. E tutto questo rincorrere la felicità ci espone a un altissimo rischio di sofferenza. Le cose che mi divertono potrebbero finire o non divertirmi più, quello che ho studiato potrebbe non portare a nessun risultato o potrei non essere portato per la professione, l’amore in quanto emozione, viene e va.
Questo può essere illustrato nel caso della pratica buddhista. La dottrina fondamentale del Buddhismo viene espressa nelle 4 Nobili Verità che rappresentano l’approccio terapeutico alla sofferenza di Buddha, che afferma:
1) La SOFFERENZA (DUKKHA) esiste in tutti gli aspetti della vita;
2) La CAUSA DELLA SOFFERENZA è l’”ignoranza” (non conoscenza) che porta all’identificazione con un Io, all’attaccamento verso ciò che è piacevole e all’avversione verso ciò che è spiacevole;
3) La CESSAZIONE DELLA SOFFERENZA ha il suo culmine nel NIRVANA (libertà dal desiderio);
4) La VIA CHE CONDUCE ALLA CESSAZIONE DELLA SOFFERENZA è l’OTTUPLICE SENTIERO (retta visione, retto proposito, retto discorso, retta azione, retto modo di vita, retto sforzo, retta presenza mentale, retta concentrazione).
Nelle parole di Buddha:
La nascita è sofferenza, la vecchiaia è sofferenza, la morte è sofferenza; tristezza, lamenti, dolore fisico e mentale, angoscia sono sofferenze; la separazione da ciò che piace è sofferenza; non poter avere ciò che si desidera è sofferenza .
Quindi torniamo alla domanda che sorge spontanea: che vivo a fare?