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3 cose su: Lei (Her)

Creato il 15 aprile 2014 da Atlantidezine

Siccome scrivere una vera e propria recensione è too mainstream, ecco a voi una rubrica che vi butta lì una manciata di osservazioni opinabilissime sui film più chiacchierati del momento. Questa settimana ho visto “Lei (Her)” di Spike Jonze.

MOVIE

  1. Noia? Affrontiamo un tema spinoso: chiacchierando di Her con amici è parenti è capitato più volte che siano venuti fuori termini come noia, noioso, lento. Ecco, su certe cose io sono integralista: mi viene il sangue alla testa quando nel giudicare un film profondo e complesso come Her saltano fuori parametri come il divertimento e la noia. Ammesso (e non concesso) che io possa anche concordare che questo film attraversi fasi piuttosto impegnative in cui la noia possa prendere il sopravvento e complicare la visione, specie se lo spettatore non si sforza (non ha voglia, non ha la concentrazione, non ha gli strumenti) di raccogliere e interpretare elementi meno immediati del testo (sul piano intellettivo ma anche, e forse in questo caso soprattutto, emotivo), ritengo che sia estremamente superficiale usare sempre e solo godimento o emozione come metro di giudizio di un film. Perché svalutare il cinema riconducendolo sempre a mero e banale intrattenimento? Per dire, i libri di autori come Proust, Melville, Joyce, Dostoyevsky possono essere tremendamente difficili e impegnativi, noiosi in ultima istanza, ma nessuno si sognerebbe di dirlo (o addirittura scriverlo in una recensione!) senza irrimediabilmente sentirsi una capra o un provocatore. Perché svalutare la nostra esperienza quando guardiamo un film? Ci sono film la cui funzione è solo quella di intrattenere, certo, e personalmente cerco emozione e intrattenimento di buona qualità quando vedo una sit-com o un film d’azione; ma se vedo un film di un autore come Spike Jonze mi aspetto qualcosa di più, dal film e da me stesso. Non mi interessa tanto se Her mi abbia fatto passare due ore piacevoli o emozionanti (e nel mio caso ci è riuscito) ma se abbia contribuito in qualche misura alla mia crescita personale, modificando o influenzando anche un pochino la mia visione del mondo. E lo ha fatto.
  2. Tecnologia. Ma parliamo un po’ del film: si tratta di un film di fantascienza di quelli che si sforzano di costruire scenari basati su realismo e verosimiglianza. Il protagonista è uno straordinario Joaquin Phoenix che, smarrito e depresso a causa della fine del suo matrimonio, si innamora profondamente e perdutamente del nuovissimo sistema operativo del suo computer, un’intelligenza artificiale capace di apprendere e, evidentemente, anche provare profonde emozioni. Lungi dall’essere un film fobico nei confronti della tecnologia, Her usa l’artificio narrativo fantascientifico per una profonda riflessione filosofica sulla natura dell’amore e dei sentimenti di coppia nella loro purezza e completezza, affrontando il tema su un piano che è completamente intellettivo e emotivo, spirituale. Uno dei due amanti infatti manca completamente di fisicità, non ha un corpo, è puro spirito: eppure la relazione tra i due è completa, appassionata, persino sul piano fisico, non solo “platonico”. Un aspetto completamente originale del film è che l’innamoramento del protagonista per un software non ha connotazioni negative, non lo porta all’autodistruzione, non è un monito sulle degenerazioni verso cui si sta spingendo la nostra società, anzi: è per certi versi singolare ma per certi altri una storia d’amore come tante altre e (senza spoilerare) sarà comunque di grande aiuto al protagonista per uscire dal pantano di insoddisfazione e depressione in cui era rimasto invischiato.

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  1. Riscrivere i classici. Uno dei fattori che ha fatto gridare in tanti alla noia è il fatto che per lunghe fasi il film sia piuttosto prevedibile, telefonato: effettivamente la struttura narrativa del film è in gran parte quella di un vecchio classico del cinema romantico e non ha nessuna paura di cavalcare i più banali cliché del genere, compresa la scena con i due innamorati che si godono insieme il tramonto sulla spiaggia. Soltanto che lei, invece di essere tra le sue braccia, è nel taschino della sua camicia! Sarà un punto di vista ingenuo il mio, ma resto convinto che scrivere e poi dirigere una storia d’amore al contempo tanto banale e tanto originale, facendola funzionare perfettamente e rendendola assolutamente credibile, sia già di per sé un’impresa non da poco.

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Lei (Her) - USA, 2013
di Spike Jonze
Con Joaquin Phoenix, Scarlett Johansson, Amy Adams
BIM – 126 min.


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