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3 Days To Kill: l’action incontra la commedia familiare

Creato il 14 giugno 2014 da Nicola933

Genere: Azione, Drammatico
Regia: McG
Cast: Kevin Costner, Amber Heard, Hailee Steinfeld, Connie Nielsen, Scott Burn, Richard Sammel
2014
117 min

3 Days to Kill, Kevin Costner
Ethan Renner è un agente della CIA in servizio da 32 anni; è un veterano, e con tutta probabilità uno dei migliori elementi dell’agenzia. Il suo mestiere comporta non solo elevati rischi, ma anche il costante distacco dalla moglie e dalla figlia: è sempre in giro per il mondo, impegnato a sabotare i piani dei più pericolosi criminali internazionali. Nella prima scena Ethan è a Belgrado, in Serbia, ed ha il compito di eliminare gli acquirenti di una bomba radiologica e di contribuire alla cattura dell’Albino, noto trafficante e stretto collaboratore del ben più pericoloso Wolfgang Braun. La scena, ad alto contenuto di azione e adrenalina, sembra promettere allo spettatore un puro film d’azione, ricco di violenza ed esplosioni. Si tratta però di un incipit fuorviante, come si avrà modo di sottolineare più avanti.

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A seguito dell’operazione in Serbia, Ethan scopre di avere una malattia terminale che gli lascia non più di 5 mesi di vita, e riceve perciò il congedo dalla CIA. Decide così di riallacciare i legami con la moglie Christine (Connie Nielsen, nota per il ruolo di Lucilla ne Il gladiatore) e la figlia Zoey (Hailee Steinfield, vista ne Il Grinta). Quest’ultima non vede il padre da diversi anni, per cui sulle prime lo accoglie con freddezza e diffidenza.
I piani di Ethan vengono stravolti in seguito all’incontro con Vivi Delay (Amber Heard), una sexy spia della CIA che gli propone un’ultima missione: in tre giorni Ethan dovrà uccidere due terroristi, e in cambio riceverà un farmaco sperimentale capace di prolungargli la vita, oltre ad una lauta ricompensa. Al contempo il protagonista si prenderà cura della figlia Zoey.

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Diretto da McG, 3 Days to Kill miscela il genere action con la commedia familiare, infarcendo il tutto con un umorismo da sitcom. Infatti, scene violente – o comunque da spystory – si alternano a momenti incentrati sull’intesa tra padre e figlia, e a situazioni dotate di una marcata vena comica. E forse quest’ultimo aspetto è il più riuscito del film: le torture e i rapimenti compiuti dal protagonista prendono sempre una piega ai limiti del ridicolo, e perciò risultano spassosi. Tuttavia, esse contribuiscono a rendere il film un calderone con dentro i più disparati ingredienti: basti pensare che sono presenti anche una scena di nudo, un italiano mammone stereotipato e una famiglia di occupanti abusivi di colore. E in certi casi lo spettatore finisce per domandarsi: “ce n’era davvero bisogno?”. Per di più, talvolta la commistione di generi diversi ha luogo nella medesima scena, e genera sgradevoli contrasti.
A salvare il film dal fallimento sono, oltre all’umorismo, le convincenti interpretazioni dei protagonisti. Specie quella – favolosa – di Kevin Costner, che da sola vale il prezzo del biglietto. La giovane Amber Heard, dotata di una carica sensuale dirompente, conquista subito il pubblico maschile. Ma purtroppo compare in poche scene.

Luc Besson, lo sceneggiatore, ha voluto realizzare un film d’azione fuori dagli schemi, che non si limitasse a mostrare sparatorie, cazzotti e inseguimenti. Si tratta di un intento ammirevole, sfociato però in un film nel complesso mediocre.


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