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L’estate è finita (o forse non è mai iniziata) e così riprendono anche le pubblicazioni del blog con una nuova trasmissione targata RadioSempre.
In questo articolo ti racconterò del baratro (digitale) in cui ero caduto negli ultimi due anni e di come ne sia uscito vivo quest’estate, spazzando via una valanga di [rumore] dalla mia vita (reale).
Prima però una piccola premessa.
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# Problema 1: quando tutto diventa importante
Il problema dell’overload informativo è ormai un dato di fatto.
Ogni secondo che Allah ha fatto siamo bombardati da tonnellate di informazioni (dai blog ai social network, passando per le mail) che non riusciremo mai a leggere e – soprattutto – a [trattenere] nella nostra memoria a lungo termine.
Ecco alcuni disturbi associati al sovraccarico informativo:
- Iperattività
- Diminuzione della nostra capacità di concentrazione
- Stress
- Sensazione di costante confusione
- Maggiore difficoltà nel portare a termine ciò che iniziamo
Ti ritrovi in qualcuno di questi sintomi? Grande!
Benvenuto nel Club meno esclusivo sulla faccia della Terra.
Ma c’è un sintomo che secondo me racchiude tutti gli altri. E questa parolina magica è [inattività], conosciuta anche come [manifesta incapacità nel prendere decisioni a breve termine].
In altre parole diventi:
- Inattivo
- Innocuo
- Ebete
- Lobotomizzato
A forza di seguire tutti profili social e i blog che ritieni interessanti, finisci col passare il 99% del tuo tempo a spulciare news e il restante 1% a produrre contenuti.
Come se non bastasse, avrai sempre la sensazione di non “aver completato” qualcosa, di essere sempre in ritardo sulla velocità di marcia imposta dal web (e dunque dal mondo), di non essere mai “veramente” pronto a scrivere qualcosa d’interessante fino a quando non sarai diventato esperto anche dei 3 diversi modi in cui una gallina può fare l’uovo oggi. Nel 2014.
Perchè alla fine è così che funziona: se tutto è importante, niente è importante.
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# Problema 2: l’eterna connessione
Sono convinto che tablet e smartphone ci abbiano cambiato la vita. In meglio.
Io, ad esempio, leggo e navigo quasi esclusivamente su tablet (iPad), occasionalmente su smartphone, rarissamente su PC, che ormai utilizzo soprattutto per la produzione di contenuti e poco altro, tipo gli articoli da pubblicare sul blog e altre attività legate alla scrittura in senso stretto (eBook, fiction, progetti creativi).
Oggi saper padroneggiare al meglio gli strumenti che il web ti mette a disposizione può renderti davvero il padrone assoluto del tuo futuro – digitale e non.
Lenny Nero (lo spacciatore di emozioni virtuali interpretato da Ralph Fiennes in quel meraviglioso film che è Strange Days) direbbe: “è come essere dei fottuti Missili Cruise puntati sul successo“.
In modo altrettanto sincero, sono però convinto che tablet e smartphone ci abbiano riempito la vita di istanti inutili e inutili perdite di tempo, tipo:
- Continuare a girare a vuoto sui social nel tentativo di pompare verso l’alto il nostro effimero bisogno di essere seguiti, riconosciuti, e apprezzati (le cosiddette vanity metrics – come le chiama Michael Hyatt).
- Controllare compulsivamente la posta elettronica.
- Seguire decine di newsletter di blog amici (o autorevoli) alla ricerca dell’ultimo articolo imperdibile e – anche qui – di un riconoscimento sociale/digitale che ti trasformerà presto in un blog guru.
Ma fino a che punto l’overload informativo può essere disastroso per la tua vita e soprattutto per la tua produttività?
Detto in un altro modo: quali numeri bisogna raggiungere per poter affermare con certezza di essere affetto dalla sindrome da A.D.A.C.C.(Accumulo Digitale A Cazzeggio Compulsivo)?
Te lo spiego meglio nella prossima sezione, partendo dal punto di non-ritorno in cui io stesso ero piombato.
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# Problema 3: numeri soffocanti
Un po’ di numeri, siiori e siiore.
A fine luglio 2014 ero iscritto a 42 newsletter differenti, così suddivise:
- 16 dedicate al web marketing e al blogging (quasi esclusivamente in lingua inglese).
- 14 dedicate alla scrittura (blog letterari, scrittura creativa, recensioni, ecc…).
- 8 dedicate alla creatività in generale (siti creativi, blog fotografici e/o artistici).
- 4 “generaliste”, o comunque d’informazione varia, con particolare attenzione ai campi di mio interesse: cultura in generale, nuove forme di comunicazione, vita digitale.
Ora: puoi immaginare la quantità di mail che ogni mattina intasavano la mia casella di posta.
Chiaramente non riuscivo ad aprirle tutte (ho scritto “aprirle”, non “leggerle”) in un solo giorno, e quindi cosa facevo?
Accumulavo.
Dicevo a me stesso:
- Questo è interessante e lo leggo dopo.
- Questo non può proprio mancarmi.
- Questo potrebbe risultare interessante, anzi lo sarà sicuramente.
- Questo non è così interessante però c’è una parolina nel titolo dell’articolo che m’incuriosisce quindi lo salvo e lo leggo dopo.
Utilizzavo lo strumento Elenco di Lettura integrato nel browser Safari per continuare ad accumulare articoli su articoli che un giorno, forse, in una galassia lontana lontana, avrei letto.
Non prima però di aver aperto contemporaneamente decine di pannelli su Safari e aver creato anche una cartella Gmail “Da Leggere” in cui smistavo le mail che un giorno, forse, in una galassia lontana lontana, avrei letto.
Dato che però tutto questo non mi bastava – o meglio, non appagava la mia sete di conoscenza – usavo anche l’app Feedly su iPad per monitorare i feed di altri blog che ritenevo interessanti ma che non avevano una newsletter propria e dunque un meccanismo di iscrizione via mail.
Talvolta usavo Feedly anche per monitorare blog a cui ero già iscritto via mail, così, tanto per essere sicuro di non perdermi proprio nessun articolo.
Su Feedly avevo creato le seguenti categorie:
- On Writing (articoli sulla scrittura)
- Leadership (articoli sulla gestione del potenziale umano)
- Marketing (articoli sul web marketing e il marketing digitale)
- Blog Amici
A livello Social Network la sindrome A.D.A.C.C. era meno grave ma non certo meno “ingombrante”.
- Su Twitter seguivo 1.150 profili.
- Su Google+ 240.
- Su Pinterest un’ottantina di bacheche.
- Facebook invece lo usavo (e lo uso tuttora) solo come raccoglitore di pagine e profili interessanti, ma sotto altro psuedonimo e avendo comunque disattivato fin dall’inizio tutte le opzioni per essere seguito, linkato, importunato o like-izzato da chicchessia.
Pur non essendo numero eclatanti, restava il fatto che dei 1.150 profili su Twitter ne seguivo con una certa costanza non più di una decina.
Gli altri si perdevano nella timeline principale come lacrime in una pioggia radioattiva.
Su Google+ avevo lo stream principale invaso da foto di gattini e di buongiorno/buonasera non richiesti da parte di utenti che si farebbero i #selfie anche sul letto di morte.
Tanto per non farmi mancare nulla, sul mio iPad avevo creato 6 schermate diverse per contenere tutte le app che mi ero scaricato, anche se poi ne utilizzavo assiduamente una decina.
Tutte le altre le avevo lanciate sì e no una manciata di volte e alcune, poi, non erano mai state usate. Però come si dice: un giorno potrebbero tornarmi utili. In una galassia lontana lontana. Quando sarò morto. O reincarnato.
Conclusione: dovevo fare qualcosa. E farlo velocemente.
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# Passo 1: prendi l’accetta
In altre parole: taglia.
ATTENZIONE. Questa non è semplicemente una delle soluzioni possibili, ma è l’unica che realmente ti darà dei benefici. Smettere di accumulare iscrizioni ai vari blog del pianeta e di seguire tonnellate di profili sui social network non basta. Soprattutto: non produce alcun risultato.
Devi tagliare se vuoi sopravvivere. Punto. Come buttarsi col paracadute da un aereo quando sta precipitando. Continuare a pregare non ti serverà a nulla.
Devi buttarti, anche se ti stai cagando addosso e preferiresti farti passare sopra da un elefante africano piuttosto che lanciarti nel vuoto.
Quando lo avrai fatto scoprirai che puoi vivere anche senza leggere i tweet di quel profilo o gli articoli di quel blog.
Anch’io all’inizio non potevo crederci, ma funziona. Fidati. Resti in vita anche se smetti di essere abbonato a quella newsletter. Una scoperta davvero sensazionale.
Ma in pratica… come ho fatto?
Semplice. Dopo aver selezionato i profili social e i blog “realmente” interessanti (appuntati questo dettaglio che nella prossima sezione ti spiego come ho ri-organizzato i superstiti a questo disastroso incidente aereo), ho afferrato l’accetta che mio nonno usava per tagliare la legna e ho iniziato a spaccare in due teste digitali come se fossero noci di cocco.
Alcuni ci saranno anche rimasti male per il fatto che abbia smesso di seguirli.
Amen. La verità è che non avevo scelta.
Così ho “accettato”:
- 560 profili Twitter (usando l’ottimo ManageFlitter, il migliore nella sua categoria per le funzioni gratuite che mette a disposizione).
- 140 profili Google+ (ho installato sul PC l’estensione per Chrome CircleScope che consente di gestire le tue cerchie).
- 32 iscrizioni a newsletter varie.
- 20 feed da Feedly.
- 40 app dalle schermate dell’iPad (ebbene sì: anche loro fanno rumore e ti rendono improduttivo).
Basta?
No.
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# Passo 2: aggrega usando le liste
Su Google+ si chiamano Cerchie. Su Twitter Liste. Su Gmail puoi creare cartelle tematiche e riempirle di posta “targetizzata” attraverso l’uso dei filtri.
Chiamale pure come vuoi, ma le [liste private] sono le tue migliori amiche quando si tratta di combattere il sovraccarico informativo.
Ti permettono infatti di aggregare i profili e i contenuti più interessanti, accorpandoli intorno ad aree tematiche comuni ma soprattutto – come ti spiegherò adesso – in modo decisamente più funzionale/congeniale alla tua attività sul web (a seconda che tu sia un blogger, uno scrittore, un creativo, ecc…).
In particolare, mi concentrerò sull’uso delle liste private via Twitter e Google+.
Prima della mega pulizia digitale di agosto avevo creato su Twitter 14 liste così suddivise (alcune in realtà mai – e dico mai – consultate):
- Arte
- Fotografia
- Cinema
- Musica
- Letteratura
- Interazioni (profili twitter con cui in genere interagivo)
- Blogger
- Web Magazine
- Social Media
- News
- Editor/Case Editrici/Agenti
- Scrittori Affermati
- Self Publishing
- Creatività
Dopo la pulizia sono passato a 4:
- Iscritti (dove ho raccolto tutti gli iscritti al blog).
- Commentatori (dove ho raccolto chi ha lasciato almeno un commento sul blog, anche se poi non si è iscritto alla newsletter).
- Fonti (qui ho raggruppato tutti i profili che forniscono informazioni utili per le aree d’interesse del blog, da cui prendere spunto per eventuali articoli).
- Influencer (lista di profili che “muovono” e “fanno” opinione sul web)
Hai notato qualcosa di strano?
Già. Tutte le liste sono in qualche modo legate al mio blog e al blogging in generale.
Le prime due mi consentono di monitorare le notizie condivise dalla mia piccola tribù digitale, e dunque di restare in contatto con la mia Bribe. CHIAVE DI LETTURA: INTERAGISCI.
La terza e la quarta mi aiutano invece a produrre contenuti e amplificare il mio messaggio sul web. CHIAVE DI LETTURA: ISPIRA E INFORMA.
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A questo punto ti starai chiedendo perchè ho deciso di far ruotare tutto proprio attorno al mio blog.
Semplice. Dopo tanto overload informativo mi sono chiesto:
Ma io, in fondo, sul web…
che ci sto a fare?
Ecco. Questa è più o meno la domanda delle cento pistole, una domanda apparentemente stupida e banale che però la maggior parte degli utenti internet non si è mai fatto.
E sai perchè è così importante? Anzi… fondamentale?
Perchè è l’unico modo che hai per selezionare “veramente” le informazioni che ti interessano in base a chi sei TU oggi – sul web – e a cosa (o chi) vorresti essere fra qualche tempo.
In altre parole:
- Vuoi diventare un tweetatore professionista con migliaia di seguaci?
- Usi il sito web per promuovere la tua attività freelance e dunque acquisire nuovi clienti?
- Oppure consideri il blog come la [centralina di controllo principale] attorno alla quale ruoteranno tutte le tue attività future in rete?
Immagino avrai capito la risposta che io mi sono dato.
Chiarito questo, mi è stato molto più semplice individuare il criterio con cui selezionare e accorpare i profili social all’interno delle nuove liste private.
In futuro il principio di creazione (e aggregazione) potrà cambiare, ma al momento è quello che più rispecchia il mio “essere” sul web oggi. Nel 2014.
Anche le nuove cerchie create su Google+ sono 4 e seguono le stesse linee guida di quelle usate per Twitter.
PICCOLO SEGRETO. Ho scoperto recentemente (grazie a un eBook scaricato su quicksprout.com) che non è necessario seguire un particolare profilo su Twitter per poterlo inserire dentro una lista privata.
In questo modo (vedi ad esempio la mia lista Influencer, costituita per lo più da profili che hanno un grosso seguito e quindi molti seguaci) eviterai di seguire utenti che non ricambieranno mai il tuo follow ma di cui comunque t’interessa monitorare l’attività su Twitter.
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# Passo 3: usa un aggregatore “visuale”
Questa forse è la parte più importante.
Come già saprai, esistono in giro molte applicazioni web che permettono di tenere sotto controllo la tua attività “sociale” all’interno di un unico (eco)sistema.
Queste applicazioni (che potremmo definire degli aggregatori sociali) risultano particolarmente utili se possiedi diversi account sulle varie piattaforme di social networking (vedi Facebook, Twitter, Google+, ecc…) e vuoi monitorare all’interno di un unico sistema il flusso di informazioni condivise.
Probabilmente la più famosa di queste applicazioni SMM (Social Media Management) è Hootsuite. Ma ne esistono anche altre.
Io invece ho deciso di fare una scelta diversa.
Sebbene l’applicazione di cui ti parlerò ora non è stata propriamente pensata per monitorare le news provenienti dagli account social a cui sei iscritto, io la trovo straordinariamente funzionale per la gestione “visuale” delle liste private e – ma questa è solo una mia opinione – decisamente più funzionale rispetto alla superstar Hootsuite.
Sto parlando di Flipboard, una meravigliosa applicazione che ti consente di creare splendidi [magazine virtuali] collegando con un semplice click i tuoi account social.
L’aspetto di maggior impatto (e più conosciuto) di Flipboard risiede nella possibilità di potersi iscrivere alle riviste create da altri utenti, ampliando così a dismisura le [connessioni] con gli argomenti di tuo interesse.
Flipboard inoltre dà il meglio di sè nella navigazione mobile – su tablet (la versione per iPad è spettacolare) e su smartphone – quindi se in genere consulti i tuoi profili social in mobilità piuttosto che su PC, dovresti provarla almeno una volta.
Ne resterai ipnotizzato. Credimi.
Ora non starò qui a spiegarti nel dettaglio come iscriverti a Flipboard e come collegare i tuoi profili social, perchè la procedura è davvero banale e il grado di difficoltà è pari a zero.
Se hai spulciato la pagina dei contatti di questo blog, avrai visto che su Flipboard ho creato alcuni magazine digitali dedicati ad argomenti specifici.
Questi magazine sono stati pensati per gli utenti (più che per me stesso) e sono le cosiddette riviste [pubbliche].
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Le mie riviste pubbliche su Flipboard – Clicca sull’immagine per scoprirle
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Tuttavia c’è un modo secondo me decisamente più potente per sfruttare al massimo le meraviglie di Flipboard ed ha a che fare con l’uso delle riviste [private] – ossia riviste visibili solo a chi le ha create (lo stesso criterio che c’è dietro le bacheche private di Pinterest, tanto per capirci).
E qui viene il bello.
Sì perchè se hai già creato le tue liste private su Twitter, ti basterà collegarle a Flipboard e potrai così sfogliarle come se fossero delle vere riviste digitali.
Il procedimento è lo stesso anche se deciderai di monitorare le tue cerchie su Google+ o il tuo profilo Facebook.
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Collega i tuoi account social su Flipboard
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Riesci a intuirne la potenza?
Essendo Flipboard – come ti spiegavo – un’applicazione fortemente orientata alle immagini e al concetto di “rivista” da sfogliare, selezionare le notizie più interessanti provenienti dalle tue liste diventerà un procedimento ben più intuitivo, divertente, e soprattutto PRODUTTIVO di quanto non lo sia già utilizzando altre applicazioni specifiche di SMM (vedi appunto la regina Hootsuite).
E ne diventerai addicted. Drogato.
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# Conclusioni
In questo post – forse il primo vero articolo HOW TO oriented del blog – ti ho raccontato come sono riuscito a eliminare un bel po’ di rumore digitale dalla mia vita iper-connessa.
Riassumendo:
- L’overload informativo è il nemico Numer One della tua produttività.
- Combatterlo significa imparare a selezionare i contenuti “realmente” interessanti per poter poi dedicare tempo a quello che davvero conta, oggi, sul web 3.0 – e cioè produrre contenuti.
- Per fare questo, lo strumento più potente che esiste è (secondo me) l’uso delle liste private, ossia cartelle/contenitori che raccolgono al loro interno flussi di notizie accomunati da uno o più [criteri di selezione].
- In questo articolo ti ho svelato perchè il criterio più importante che sta alla base della creazione delle liste private è un segreto sconosciuto ai più (e spesso anche poco pubblicizzato dai grandi web guru). La cosiddetta domanda delle cento pistole, ossia: qual è il vero motivo per cui oggi, nel 2014, sei presente sul web?
ATTENZIONE. Questa domanda non è semplicemente il punto di partenza per eliminare una valanga di rumore dalla tua vita digitale ma è – come avrai intuito – molto di più.
È la domanda che chiunque abbia deciso di utilizzare il web non solo per scopi ludici dovrebbe farsi. In altre parole, chiunque veda il web come un trampolino di lancio per la sua attuale (o futura) attività digitale.
Una domanda a cui faresti bene a rispondere in modo sincero e – soprattutto – il prima possibile.
- Quindi ti ho spiegato perchè creare delle liste private non è sufficiente se poi non hai in mano uno strumento potente che ti permetta di monitorarle costantemente (le cosiddette applicazioni SMM).
- Infine, fra i tanti [aggregatori visuali] oggi disponibili sul web, ti ho consigliato Flipboard, svelandoti un suo particolare utilizzo fuori dagli schemi che in pochissimi usano (e in pochissimi consigliano). Un metodo semplice e intuitivo che ti consentirà di navigare fra le tue liste in modo innovativo, visual-oriented, e assolutamente produttivo.
Perchè poi, alla fine dei giochi, diciamocelo chiaramente:
La nuova moneta di scambio per il decennio che verrà
non sarà più l’informazione in sè
ma l’uso che faremo del (nostro) tempo
[Tempo] + [Attenzione] diventeranno le nuove Colonne d’Ercole della futura vita digitale. Perciò tanto vale portarsi avanti col lavoro, no?
E tu come combatti il rumore digitale?
Avresti qualche altra strategia da consigliare?
Tag:Blog, blogging, flipboard, google+, infodump, liste private, overload informativo, rivista digitale, rumore digitale, twitter