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30 anni di Ortodossia – Massimo Zamboni

Creato il 24 giugno 2013 da Maxscorda @MaxScorda

24 giugno 2013 Lascia un commento

30 anni di Ortodossia
Ammetto di aver trascurato Zamboni. Non sottovalutato, non ignorato e nemmeno dimenticato, semplicemente accantonato.
La fede incrollabile in Ferretti, il mio rispetto e l’ammirazione per un uomo che tanto mi ha dato con la sua musica e la cui saggezza si aggiunge parimenti all’arte, occupano molto del mio campo visivo.
Ecco, diciamo che in mezzo a tanta luce, un faro seppur potente non sempre e’ visibile.
Complice Facebook trovo pubblicato l’annuncio del live girato a fine Agosto 2012 al Campo Volo di Reggio Emilia ed e’ celebrazione, nostalgia, incontro tra amici, anche sfruttamento di un passato famoso. Che importa.
Cosi’ m’imbatto nella clip promozionale e la curiosita’ diventa una folgorante rivelazione e in qualche modo una sconvolgente sorpresa.
Per molti di noi, per me certamente, i CCCP, CSI e produzioni attorno, furono Parola ed un quanto tale era facile pensarli come ad una emanazione prevalente di Ferretti ma quelle canzoni oggi, anche se interpretate da una donna, anche se lontane nel tempo, grazie ai suoni della chitarra di Zamboni hanno risuonato nelle ossa passando direttamente per stomaco e cuore, le ho riconosciute dall’odore, dalla rabbia mai assopita, da qualcosa d’indefinito che attende di urlare. 
Non c’e’ voluto molto per comprendere quanto i CCCP fossero anche suono, giuste frequenze portanti di idee.
Me ne sono innamorato all’istante e all’istante ho partecipato al progetto Music Raiser per averlo assieme all’ultimo lavoro di Zamboni e Baraldi.
C’e’ un difetto in tutta l’operazione, la breve durata perche’ si vorrebbe ascoltare ancora e ancora oltre l’oretta e 10 che comunque sono sufficienti a spalancare le porta al passato che sa essere presente e non perde di spessore, tantomeno energia se nel passaggio troviamo Angela Baraldi, Nada o Giorgio Canali alla voce e Fatur divenuto in volume il triplo di cio’ che era, incarna come sempre una teatralita’ necessaria alla dissacrazione, colui che rivendica una nuova via e in quanto tale agnello sacrificale sull’altare delle convenzioni.
La musica dei CCCP vive a prescindere da chi l’interpreta, dal tempo e dalla caduta di muri e da altri sostituiti, vive ignorando cio’ che e’ stato, proiettandosi un un futuro che ha sempre piu’ bisogno di antica saggezza.
Documentario e live d’importante valore artistico e letterario, necessario per vedere e rivedere, capire perche’ no, in fondo perfetto cosi’ nelle sue imperfezioni, nelle considerazioni, nelle interpretazioni, nelle affinita’ e nelle divergenze. Cercavamo il mondo nuovo; e’ sempre stato li’.


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