(30 Days of Night)
Regia di David Slade
con Josh Hartnett (Sceriffo Eben Oleson), Melissa George (Stella Oleson), Danny Huston (il capo dei vampiri), Ben Foster (lo straniero), Mark Boone Junior (Beau Brower), Mark Rendall (Jake Oleson), Amber Sainsbury (Denise), Manu Bennett (Billy Kitka), Megan Franich (Iris), Nathaniel Lees (Carter Davies).
PAESE: USA 2007
GENERE: Horror
DURATA: 110’
A Barrow, in Alaska, la notte dura trenta giorni. Vi approda, preceduto da un gregario che distrugge le vie di fuga dalla cittadina, un gruppo di famelici vampiri. Il giovane sceriffo e la ex moglie organizzano la resistenza…
Come si fa a difendersi dai vampiri se uno dei pochi elementi in grado di ucciderli – la luce solare – manca per ben trenta giorni? Questa è la questione che si sono posti Steve Niles e il suo disegnatore Ben Templesmith per sviluppare, nel 2002, una graphic novel in tre atti divenuta velocemente un piccolo cult del fumetto americano. I diritti se li è accaparrati Sam Raimi, qui in veste di produttore con Robert G. Tapert, che hanno affidato lo script a Stuart Beattie e Brian Nelson e la regia all’esperto di videoclip David Slade. Il risultato è un horror truculento e sanguinoso con echi di Carpenter (nel tema dell’assedio, ma anche nel design dei vampiri) e un finale romantico che scomoda direttamente Nosferatu di Murnau. I personaggi sono poco approfonditi, le inverosimiglianze non si contano, la storia d’amore è tirata per i capelli e l’eccessiva durata porta ad una serie infinita di ripetizioni e ridondanze, ma ha il merito di distanziarsi dallo stile patinato e asettico che tanto va di moda oggi (e che esploderà l’anno successivo col fenomeno Twilight): i vampiri sono riportati al loro “status” originario, quello di terrificanti e animaleschi esseri senza scrupoli capaci di uccidere anche i bambini (non se ne può più di vampiri romantici e sexy gentleman in abito scuro), e non mancano generose incursioni in uno splatter estremo e senza speranza che da tempo il cinema dell’orrore “di qualità” aveva dimenticato. Più che fare paura, è un film che mette angoscia, e il merito è soprattutto di una serie di contributi tecnici magistrali (fotografia, scenografia, regia, effetti speciali). Anche se non sembra, è stato girato in studio e in appena 33 giorni, con gran dispiego di finta neve.