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30 SETTIMANE....DI LIBRI #15 ...LEGGERE PER...UN LIBRO TRA LE MANI in volo col gabbiano
Creato il 11 novembre 2013 da SimoeffePERCHE' QUESTA SETTIMANA LA RUBRICA CONSIGLIA LA LETTURA DE Il gabbiano Jonathan Livingston di Richard Bac?
Perché parla della voglia di lottare, di ottenere ciò in cui si crede, e che spesso invece, per paura di fallire o di essere giudicati, non tentiamo neppure di intraprendere. Al di là del testo, il messaggio che può sembrare in un primo momento fin troppo semplice e forse elementare, è quello di vivere come il gabbiano che scopre la bellezza di librarsi nel cielo, a differenza dei suoi compagni, ai quali interessa solo poter volare per procurarsi il cibo, e qui si nasconde il significato profondo della vita: la ricerca della libertà. Quella libertà alla quale tante persone ambiscono, quella libertà per la quale tanti individui sono costretti a lottare, ma soprattutto quella libertà che ti rende unico.
NELLA PRESENTAZIONE L'AUTORE SCRIVE QUESTA DEDICA"Al vero Gabbiano Jonathan che vive nel profondo di noi tutti"
infatti Jonathan non è un ribelle: è solo un giovane gabbiano che compie ciò che "sente" di dover fare, seguendo il suo istinto, la sua mente, il suo cuore, anche se spesso questo comporta a dover fare scelte sofferte, che comunque dimostrano il coraggio delle proprie azioni.
La vera storia del gabbiano-pilota Jonathan Livingston
Al gabbiano Jonathan Livingston è dedicato il monumento posto all’estremità del primo braccio del Molo Sud di San Benedetto delTronto, realizzato nel 1986 dall’artista Mario Lupo. L’opera, un enorme cerchio di bronzo (8 metri di diametro) aperto sull’orizzonte, è un omaggio all’operosità instancabile della gente di mare, da sempre tesa al sacrificio e al superamento dei propri limiti. Un gruppetto di gabbiani in basso ed uno, uno solo, ad ali spiegate sul punto più alto della circonferenza: “egli imparò a volare, e non si rammaricava per il prezzo che aveva dovuto pagare. Scoprì che erano la noia e la paura e la rabbia a rendere così breve la vita di un gabbiano”, si legge quasi alla fine de “Il gabbiano Jonathan Livingston” di Richard Bach. Jonathan è il reietto dello Stormo Buonappetito, rimproverato da genitori e compagni di non essere d’aiuto nella ricerca del cibo.Se per gli altri infatti la possibilità di volare è un mezzo per procacciare prede, per il protagonista lo sbattere d’ali è il fine stesso, è la passione, è l’acrobazia, è velocità del corpo che tenta di eguagliare quella del pensiero.
Abbandonato il suo stormo, Jonathan continua a perfezionare da solo l’arte del planare. Altri lo seguono affascinati dalla ricerca del volo perfetto. E di volo in volo Jonathan approda ad un livello superiore di conoscenza, prima al “Paradiso deiGabbiani”, poi fino alla dissolvenza finale, nella quale lascia il posto al gabbiano Fletcher Lynd, ormai maturo per portare avanti la sua missione. Anche chi soffre di vertigini ha volato con lui in questa favola dai mille possibili messaggi che ha incantato generazioni di grandi e bambini.
L'AUTORE
Ma quali sono state le dichiarazioni dell’autore dopo l’inaspettato boom di vendite del romanzo? Bach affermò che "l’idea del gabbiano fu ispirata dalla storia di un pilota acrobatico statunitense di nome John Livingston". Un nome oggi sconosciuto ai più, perso nella moltitudine di aviatori militari di quegli anni, Johnny era un gabbiano solitario e pacifico che si allontanava dagli stormi bellici delle due guerre mondiali.
L'autore fu pilota riservista per l'U.S. Air Force, scrittore di manuali tecnici per la Douglas Aircraft Company ed anche pilota acrobatico, prima di dedicarsi alla narrativa. La sua passione per l'aviazione marcherà, in modo più o meno evidente, gran parte delle sua produzione letteraria, dalle prime opere dove è citata direttamente a quelle più recenti dove il volo diventa una complessa metafora della vita.Egli ha avuto sei figli dalla sua prima moglie, Bette, da cui ha divorziato nel 1970. Suo figlio Jonathan, giornalista, ha scritto un libro in cui analizza il controverso rapporto con il padre: A Reunion of Father and Son (1993).Dopo anni di collaborazione con varie riviste inglesi - periodici specializzati in aviazione, come lo statunitense "Flying" - raggiunge la popolarità con il suo primo romanzo, Il gabbiano Jonathan Livingston, pubblicato negli Stati Uniti nel 1970 e successivamente tradotto in decine di lingue.
L'opera, corredata nell'edizione originale dalle fotografie di Russel Munson, è essenzialmente una fiaba a contenuto morale in cui la storia di un gabbiano è la metafora dell'uomo, che persegue per tutta la vita un ideale di perfezione che lo porterà dapprima all'isolamento e poi allo studio e al sacrificio, fino ad apprendere il segreto della bontà e dell'amore cercando di insegnare ai propri simili.
IL PILOTA ISPIRATORE
Nato il 30 novembre del 1897 a Cedar Falls (Iowa), John “Johnny” Livingston si appassiona sin da giovanissimo ai motori ed arriva a “bucare il cielo” nel 1920, anno in cui comincia a lavorare con la Iowa AirplaneCompany. Nel 1928 vince la Transcontinental Air Derby, “gara d’aria” con partenza da New York e arrivo a Los Angeles. Due anni dopo acquista il velivolo Monocoupe 110 da utilizzare in gara. Ma le ambizioni del pilota precorrevano i tempi e rincorrevano i rischi e l’imprevedibilità della tecnologia. All’aereo Livingston modificò MOLTE PARTI prima di mandarlo in fabbrica per far accorciare l’ala da 11 ad 8 metri. Con quel “pericolosissimo” Monocoupe Special, Johnny vinse 41 competizioni su 65.
All’alba degli anni trenta Johnny era diventato " quello da battere". Dal 1926 al 1933 annotò in un diario i suoi guadagni lordi, che ammontavano all’incirca a 53.500 dollari. Considerata la somma, e soprattutto inserendola nel momento della Grande Depressione americana, il pilota americano segnò la storia dell’aviazione mondiale, oltre a quella, ben più importante, dell’umanità, fatta di continui limiti e relativi superamenti, anche quando tutto sembra già fatto e scritto. Nel 1935 Livingston aveva all’attivo più vittorie di qualsiasi altro pilota d’aerei al mondo.
Dal necrologio uscito sul New York Times il 3 luglio del 1974:John H. Livingston, l’uomo che ha ispirato il best-seller “Il gabbiano Jonathan Livingston”, è morto domenica al Pompano Beach Airport (Florida) subito dopo aver completato il suo ultimo viaggio in aereo.
Fu Richard Bach a dire che il suo romanzo era stato ispirato dal signor Livingston.
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