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Da Malvino
Sulla questione «voto palese o voto segreto» risparmiamoci l’excursus storico dalla Grecia antica ai nostri giorni, e limitiamoci a considerare che, oggi, a lamentare la decisione di ricorrere al voto palese lì dove era pratica corrente quello segreto, decisione presa a maggioranza semplice dalla Giunta per il Regolamento di Palazzo Madama, sono proprio quelli che, ieri, lamentavano l’intoccabilità della Costituzione, chiedendone modifiche col voto a maggioranza semplice: gli articoli della Costituzione non sono mica le Tavole della Legge, dicevano ieri, e oggi, a sentirli, sembra che a portare giù dal Sinai il Regolamento del Senato sia stato Mosè in persona. Non è la prima volta che i servi di Silvio Berlusconi mostrano tenuta malferma su questioni di principio, e di certo non sarà l’ultima, ma è che di principi ne hanno uno solo, la fedeltà al padrone. La questione di merito, in casi come questi, si riduce a questione di metodo, e questa non può che risolversi nella presa d’atto dell’esito di un voto. Prosaicamente: l’hanno preso in culo e devono farsene una ragione.

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