Magazine

31. Quanti credono nel ’68?

Creato il 10 luglio 2013 da Winston Smith @diariodiwinston

Salve ragazzi, come potete notare sono tornato dalla perlustrazione dell’isola, e il giro non è finito affatto, ma per questa settimana mi accamperò qui, e pubblicherò qualche post che era rimasto in sospeso da parecchio tempo…

Questo che vi ripropongo l’ho inserito nella categoria concept review, esso è infatti un collegamento tra il primo episodio e quello che sarà il secondo..

Il ri-post è subito dopo il salto:

quarto stato

21 dicembre 2012

Prima del prossimo Concept Review credo sia necessario discutere di alcune questioni, altrimenti potrete sognarvi un post breve come il precedente. Caparezza è infatti un cantante giovane, Le dimensioni del mio caos è il quarto di cinque album, senza parlare del fatto che il periodo storico che lo circonda musicalmente è spento, tant’è vero che lui apre Il sogno eretico con la frase “io con la musica non c’entro niente”. Si toglie di mezzo, dopotutto non esiste più il cantautore impegnato, non fanno che venirmi in mente tutti gli obbrobri dell’ultimo periodo, dai passaggi Amici-Sanremo ai passaggi telefilm per famiglia-dischi per ragazzine innamorate del protagonista del telefilm… la disney che mette in commercio cantanti osceni anche loro apparsi prima come protagonisti di serie o di film (High School Musical vi dice niente?).

E poi oggi siamo nell’era digitale, anch’io potrei scrivere una canzone farla cantare a qualcuno in modo ridicolo e pubblicarla su Youtube, il risultato sarà che la canzone potrebbe diventare così famosa da raggiungere il miliardo di visualizzazioni (ogni riferimento a persone animali o cose, o persone che imitano un animale in una sottospecie di ballo, sono puramente casuali).

Dunque recensire un album come Le dimensioni del mio caos è decisamente più semplice rispetto al recensire concept di trenta-quaranta anni fa, anche perché come ricorda Caparezza stesso all’inizio del Le dimensioni del mio caos:

Quarant’anni fa Jimi Hendrix portò la rivoluzione in Italia con una piccola serie di concerti. Era il 1968, per celebrare questo anniversario indosserò una Stratocaster.

Del Sessantotto si potrebbe dire davvero molto, e sarebbe così facile cadere in errore o fare delle omissioni che scelgo volontariamente la seconda opzione e ometto praticamente tutto, in altre parole a voi la documentazione di qualunque cosa non vi sia chiara sul periodo storico

Si tratta di un periodo di rivoluzioni di ogni tipo, potrebbe essere visto come la lotta tra libertà e moralismo, ma sarebbe una semplificazione sciocca e come dicevo prima, si ometterebbero tanti altri aspetti.

Questa atmosfera si inizia a respirare inizialmente in America, con la lotta dei neri per ottenere l’uguaglianza sociale, e come loro i primi movimenti femministi.

Poi c’è la questione della divisione del mondo nei due famosi blocchi, la guerra in Vietnam, l’omicidio di Ernesto “Che” Guevara, la nascita del rock’n roll, i movimenti giovanili, famosi quelli degli Hippy, evoluzione di quella che fu la Beat Generation. Musicalmente il periodo è particolarmente fiorente: siamo a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta che anche i bambini conoscono prima per la loro leggenda e poi arrivano ad associarlo a decenni storici; e stando in tema di leggende in campo musicale non si può non citare Woodstock.

Ma quanto detto riguarda il nuovo continente, e anche se allora come oggi le influenze culturali partivano da lì, la situazione in Europa non è meno originale sia in ambito politico che musicale (che di tutto il resto).

Tre sono gli episodi che interesseranno questo specchietto storico, che come dicevo prima non vuole avere la presunzione di essere un qualcosa di ufficiale bensì un semplice input all’approfondimento degli argomenti citati per poter proseguire la rubrica Concept Review.

Il primo è la Primavera di Praga che coinvolse la Cecoslovacchia nella sua liberazione dalla subordinazione dell’Unione Sovietica.

Non posso non citare l’azione di Jan Palach che per protesta si diede fuoco nella piazza di San Venceslao.

Il secondo è il maggio francese, una protesta studentesca che ebbe un fortissimo effetto sociale e che animò tutti i paesi. Qui di seguito vi linko  Canzone del maggio, facente parte di uno dei prossimi concept album che analizzerò.

Il terzo è il vero e proprio ’68 italiano. Per la par condicio linkerò una canzone anche per questo terzo punto,  una canzone che fa riferimento a un episodio storico di contestazione da parte di studenti e operai alla prima di uno spettacolo alla scala di Milano dove i contestatori si rivolsero alla polizia cercando una loro collaborazione (la protesta consisteva nello sporcare gli abiti dei borghesi che  si apprestavano ad assistere allo spettacolo). Ciò che rese questi movimenti insurrezionali particolarmente significativi fu la collaborazione di studenti e operai.

Musicalmente parlando gli effetti di queste rivolte sessantottini ebbero un “ritardo” rispetto agli eventi, nei prossimi approfondimenti della rubrica Concept Review parlerò di due album di Fabrizio de André relativi a questo periodo storico.


Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog