Anno: 2013
Durata: 94’
Genere: Commedia / Dramma
Nazionalità: USA
Regia: David Gordon Green
David Gordon Green negli ultimi anni è diventato un argomento di discussione tra gli appassionati di cinema. Quelli che l’avevano festeggiato come il nuovo Terrence Malick dopo le prime tre pellicole (George Washington, Undertow, All the Real Girls) non gli hanno perdonato la svolta comica demenziale (Pineapple Express, Your Highness, The Sitter, più la serie per la HBO, Eastbound & Down) e tantomeno si fidano del suo “ritorno” con Prince Avalanche e Joe (presentato a Venezia ma ancora in attesa di distribuzione). Poi c’è chi, come il sottoscritto, ne apprezza – indipendentemente dalla riuscita della pellicola – la libertà e anche il coraggio che Green si è preso in questi ultimi anni. In più, poiché il suo prossimo film dovrebbe essere il da qualche tempo annunciato remake di Suspiria, tutti quelli che vivono di classificazioni ed etichette rimangono nuovamente fregati.
Alvin (Paul Rudd) e Lance (Emile Hirsch), il fratello minore della sua ragazza, passano la loro estate lavorando su una strada texana in mezzo ad una foresta distrutta dal fuoco. La coppia non potrebbe essere più diversa e con il passare dei giorni le tensioni si fanno sentire. Eppure, a forza di insulti, battute e confessioni sincere, tra i due si sviluppa una vera amicizia.
Prince Avalanche, realizzato con mezzi e tempi più simili alle prime pellicole di Green, è stato girato in totale segreto e pubblicizzato soltanto a produzione completata. Presentato prima fuori concorso all’ultimo Sundance, si è poi aggiudicato l’orso d’argento al Festival di Berlino.
Anche se si tratta del remake del film islandese Either Way (vincitore nel 2011 proprio del TFF), Green rende il film inequivocabilmente suo. Sicuramente per il regista si tratta di un ritorno a una dimensione più intimista e alle ambientazioni rurali dei primi film. La sensibilità, però, non è, e non può essere la stessa di dieci anni fa. E, infatti, l’atmosfera malinconica, lascia spesso spazio a momenti che sembrano usciti dalla trilogia comica di Green. Il risultato finale, spiace dirlo, non convince del tutto e anzi, in alcuni momenti ricorda fastidiosamente il peggior film del regista, Snow Angels (2007). Il punto di forza di Prince Avalanche invece sta tutto nell’interpretazione di Paul Rudd, forse a oggi la sua prova migliore, in grado di trasmettere perfettamente l’amarezza e la tristezza di un uomo in piena crisi esistenziale.
Paolo Gilli