Magazine Cinema
GENTLEMEN
di Mikael Marcimain
Mikael Marciman è il 44enne regista svedese al secondo film (il primo è Call Girl del 2012) che ha accettato l'onere e l'onore di portare sul grande schermo il romanzo del 1980 del prolifico scrittore Klas Ostergren (qui anche autore della sceneggiatura) "Gentlemen", una creatura letteraria enorme e venerata in patria, romanzo considerato già un classico della letteratura svedese del XX secolo, con una complessità di piani temporali da far tremare i polsi all’idea di tradurlo in cinema.
Con alle spalle anni di serial tv, Marciman non sembra essere soltanto al suo secondo film, e con grande mestiere e forse incoscienza si misura con il tentativo di domare il magma/racconto che pare vivere di vita propria, refrattario a farsi ridurre entro i limiti del mezzo cinematografico, tanto che sembra di assistere alla visione di tre o quattro film in uno solo, per la proliferazione di generi, dal noir al sentimentale, dal giallo-thriller al biopic, dal musical allo storico.
Il risultato è una travolgente incontinenza visiva, per la traboccante scenografia e la ricchezza di dettagli, per le tante storie che dalla storia portante si diramano, si allontanano per poi ritornare a quella principale, in un lungo flash back con dentro tanti flash back, in un’ubriacatura narrativa che fa perdere a tratti il filo del discorso. Come la musica di Elton John, continuamente citato durante la storia, lo stile è barocchissimo e fa venire in mente le atmosfere de La Talpa di cui Marciman è stato regista della second unit.
Promosso per coraggio e per stile, film visivamente bello da vedere intorno al tema della storia che si ripete, dove non esistono buoni o cattivi, gli ideali si accomodano con il passare degli anni, e diventando grandi la verità si confonde con la necessità.
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