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Simbolo del boom economico anni '70 e totem decadenti della ferocia capitalistica e dei suoi danni collaterali, le due torri gemelle del Mercuriale dominano la banlieu sud di Parigi, sfigurata da un’urbanistica scellerata distante dal cuore delle persone che ci vivono. Qui, con un’affascinate narrazione frammentata, dai ritmi di un diario personale fatto di monologhi interiori e deliri onirici, si dischiudono i tentativi di adattamento di Zouzou, addetto alla sicurezza delle torri, le speranze di Liza, giovane moldava appena arrivata a Parigi con un carico di fiducia, e di Joanne, ventenne parigina con velleità artistiche; una ricerca della felicità in fretta scoraggiata dalle regole di sopravvivenza imposte a forza dal moloch senza tempo dell’economia globalizzata che alla conquista della trasversalità uniforma gli standard dell’esistenza schiacciandoli sempre di più verso il basso.
Girato in 16mm e accompagnato da una musica elettronica che ricorda le atmosfere horror anni 80, Virgil Vernier al suo primo lungometraggio prodotto con la collaborazione del Torino FilmLAB, ritorna nei luoghi in cui è cresciuto e confeziona un film che ha l’effetto estraniante di un viaggio all’indietro nel tempo, rimanendo però nel qui e ora raccontando lo scenario di spaesamento intimo dei protagonisti, sovrapposto allo scenario di degrado comune a tutti gli hinterland del mondo, e lo fa essenzialmente discostandosi dal modo superficiale in cui i media riportano la cronaca di guerra delle periferie parigine, per parlare invece dell’altra violenza che le caratterizza, quella più sotterranea del degrado stesso che entra in vibrazione con l’anima degli esseri umani, verso una desertificazione delle speranze ed una cemetificazione dei sentimenti.
Durante un sogno notturno, con una sequenza di immagini di devastazione urbana, Liza ripete che tutto questo non è vero, che è solo un brutto sogno, è solo un incubo. Ma alla fine, le sue paure si realizzano e prendono forma in un mostro meccanico dalle terribili fauci che divora nottetempo le case dove le ragazze cullavano sogni di felicità. Parsec
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