Anno: 2014
Durata: 89’
Genere: Commedia / Horror
Nazione: USA
Regia: Jeff Baena
Le varianti dei film di zombi ormai non si contano più. Fino a quindici anni fa c’erano ancora delle “regole” – la maggior parte stabilite con la prima trilogia di George A. Romero -, ma poi gli schemi sono saltati e in base all’esigenza, i morti viventi hanno caratteristiche diverse (tutto questo senza contare gli infection movie). Ogni contaminazione immaginabile con altri generi è stata intrapresa e di conseguenza questo Life after Beth (ovviamente un gioco di parole con Death) non aggiunge nulla di nuovo all’argomento, sennonché scopriamo che gli zombi hanno una predilezione per lo smooth jazz e si sentono attratti dagli attici.
Zach (DeHaan) dopo la morte della sua ragazza Beth (Plaza) è disperato e cerca la vicinanza dei genitori (Reilly e Shannon) di lei. Questi inizialmente lo accolgono con affetto, ma dopo qualche giorno sembrano evitarlo. Zach, insospettito, però non si fa scoraggiare e la sua insistenza viene ripagata, quando scopre che… Beth è viva. Subito pensa a un macabro scherzo, ma ben presto si rende conto che Beth non è la stessa che conosceva. I genitori tentano di tenere la ragazza, che non ricorda nulla della sua morte, all’oscuro ma Zach non vede altra soluzione che dirle la verità. Nel frattempo, Beth non è l’unica a essere ritornata in vita…
Diretto dall’esordiente Jeff Baena il film in realtà è più che altro una black comedy con gli zombi infilati dentro. Insomma nulla che non si sia già visto in un modo o nell’altro. La regia rimane abbastanza anonima ma Life after Beth si merita la sufficienza, perché l’assurdità di certe situazioni fa effettivamente ridere e per merito degli attori. I protagonisti Aubrey Plaza (Parks & Recreation) e Dane DeHaan (il nuovo Goblin di The Amazing Spiderman 2) sono circondati da comprimari, quasi tutti di estrazione televisiva, come Molly Shannon (colonna portante femminile del Saturday Night Live anni ’90), Cheryl Hines (Curb your Enthusiasm), e Paul Reisser (Mad about you – Innamorati pazzi), con la sola eccezione di John C. Reilly, che non si sa mai come, spunta sempre fuori in qualche pellicola passata al Sundance. In particolare la Plaza, che ormai è in procinto di diventare la nuova regina della comicità deadpan (qualcuno doveva pur contendere il posto a Zoey Deschanel), si danna l’anima per un’interpretazione di tutto rispetto.
A dirla tutta, l’idea di Life after Beth non ha il fiato per un lungometraggio, cosa che si nota soprattutto nel finale. Forse si poteva spingere ulteriormente sul pedale della comicità assurda, che è l’elemento della pellicola che funziona meglio, ma una visione gliela si può concedere.
Paolo Gilli