Io, per esempio. Sono freddolosa: non riuscirei a superare un solo inverno all’addiaccio. Sono minuta: dubito che saprei difendermi dai barboni abbrutiti dalla cattività o dalle bande di naziskin. E poi sono fissata con l’ordine e con le regole: probabilmente finirei per catalogare e ammaestrare i miei pidocchi.
Se diventassi una barbona, vorrei incontrare una come Stephanie Forrester sul mio cammino: un donnone ricco e socialmente iperattivo che mi salvi dalla fine.
Qualche tempo fa, quando aveva scoperto di avere un tumore in fase terminale, invece di curarsi per rallentare il decorso della malattia, Stephanie s’era data alle montagne russe, agli scivoli gonfiabili e ai Mimosa. Poi, però, s’era imbattuta in Daisy: una barbona coi dreadlock perfetti, il sorriso Durbans e un cuore nobile e sincero. L’incontro aveva risvegliato la voglia di vivere di Stephanie che si era resa conto di avere ancora una “missione” da portare a termine: aiutare gli homeless di Skid Row. “Se non puoi salvare mille vite, salvane una” cita la barbona parafrasando niente meno che Madre Teresa di Calcutta. Stephanie non è più il diavolo che era (e che ci piaceva tanto): dimenticatevi le risse. Scordatevi i piani machiavellici e le vendette sanguinarie. Ora Stephanie vuole solo sdebitarsi con Daisy! Non contenta di averle dato un impiego alla Forrester, oggi le ha fatto un regalino. Un braccialetto?Un libro?
Una giacca?
Provinciali.
Le ha comprato un bar. L’ex Insomnia di CJ Garrison è diventato dunque il Daisy’s – un punto di ritrovo per disadattati, indigenti e sfollati – e ha inaugurato con una festa natalizia che dura da tre puntate: un'agonia di bontà e lucine. Stephanie: Save the cheerleader, save the world!