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36 anni vissuti a Oz

Creato il 27 aprile 2012 da Mcnab75

36 anni vissuti a Oz

Causa l’Avengers Day, culminato con la recensione di ieri (grazie a tutti per i commenti, a proposito), il palisesto di questa settimana è stato stravolto. Il post “misterioso” del giovedì verrà recuperato fra sette giorni, idem la classica recensione del venerdì.
Oggi voglio approfittare di questo periodo frizzantino e anarchico per lasciarvi qualche considerazione personale. Roba che stancherà i più e che infatti mi concedo poche volte all’anno. Del resto questo è un blog di intrattenimento, non un diario personale. Però a volte può essere interessante sfogarsi un po’ e magari raccogliere qualche considerazione esterna. Del resto i commenti esistono per questo, no?

Sono settimane strane queste. Impegni lavorativi superiori alla media quotidiana, scazzi burocratici e irritanti faccende personali (storie di parenti, che non a caso fa rima con serpenti) stanno alzando la mia pressione oltre i livelli di guardia. Perché, sì, io soffro di pressione alta.
Qualcuno la chiama “vita reale”, dando così legittimazione a un’esistenza fatta di scazzi e brutture. Il retaggio dei nostri nonni, cresciuti con l’idea di dover versare lacrime e sangue, è sopravvissuto a generazioni e alla modernità. 
Qualunque cosa faccia riferimento invece ad argomenti, passioni o tematiche più creative e fantasiose, viene al solito considerato tempo buttato, ore sottratte alla vita reale, alla sofferenza del vivere, la cui uniche gioie concesse sembrano essere quelle massificate: TV, calcio, shopping compulsivo, chiacchiere maligne da ufficio.
Ma non voglio che questo post si trasformi in un pippone demagogico, quindi cambio traiettoria.

Io la vita reale l’ho sempre affrontata nella giusta maniera: senza farmi schiacciare da essa, ma al contempo senza sfuggirle al punto da diventare una specie di otaku. A 36 anni e mezzo sto ancora sfrondando rami della mia esistenza che ritengo dannosi e superflui per la mia salute mentale, che poi corrisponde per ovvie ragioni a quella fisica/corporea.
Non ho grandi ambizioni. Non voglio diventare ricco, perché il prezzo da pagare sarebbe troppo elevato. Non voglio diventare famoso perché sono schivo. Non voglio frequentare gente che non ha nulla da spartire con me, errore plurimente fatto in passato. Meglio pochi amici, ma buoni.
La cosa che assolutamente voglio è conservare le mie passioni e il tempo che coltivarle e condividerle. Per alcune persone che conosco anche questo è chiedere troppo. Perché “devi crescere/devi occuparti di cose serie“. Ovviamente il punto di vista soggettivo non viene mai preso in considerazione. Alcune cose sono stupide “perché sì“. 

36 anni vissuti a Oz

Ovviamente sarebbe impossibile spiegare a costoro quanto, tanto per citare l’esempio più recente, la visione di The Avengers mi ha fatto bene allo spirito, all’umore e alla… pressione. Inutile spiegarlo, infatti nemmeno ci provo.
In 36 anni e mezzo di vita ho provato sulla mia pelle ogni genere di delusioni, tradimenti e fregature. Non me ne lamento: è così per tutti. Ciò che non è mai venuta mai meno è la passione per il fantastico e la creatività legata a essa. Libri (scritti e letti), film, fumetti, giochi di ruolo: sono stati e sono ancora oggi dei compagni di viaggio che non servono a isolarmi dal mondo, bensì a interagire con una parte di esso che mi piace molto.

Gli ultimi mesi non sono stati facili nemmeno sulla blogosfera. A intervalli regolari saltano fuori strani tizi che decidono chi è degno di parlare di certe cose, chi ha diritto di scrivere e chi no, chi dovrebbe soltanto “buttarsi dalla finestra” (CIT). Lecito, anzi, obbligatorio ignorarli, ma a volte l’attacco mediatico è così violento da far vacillare anche il più cinico tra noi.
All’inizio ci rimani male, ti preoccupi e imprechi, poi fai l’unica cosa davvero utile: te ne freghi e prosegui lungo la tua strada. Con Due minuti a mezzanotte ho ritrovato il piacere di scrivere per divertirmi e divertire. E se qualcuno si diverte con me (pare di sì), vuol dire che quel che sto facendo non è poi così sbagliato.

Una volta i cantastorie erano apprezzati. Intrattenevano, allietavano e a volte istruivano. Nella cosiddetta “era moderna” pare che essi siano soprattutto dei perditempo. O almeno così la pensano molti italiani.
Io non so se 36 anni e mezzo spesi con un piede in questo mondo e l’altro altrove, in quelli di fantasia, siano anni buttati, come qualcuno mi ha garbatamente fatto notare.
Tuttavia, fatte le dovute riflessioni, credo che per il tempo che mi rimane da vivere non mi comporterò poi tanto diversamente. Anzi…


Filed under: cose quotidiane, riflessioni, scrittura, Senza categoria

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