
Questa dell’americano Ashley, una vera e propria enciclopedia dei nodi, è stata pubblicata per la prima volta nel 1941, frutto di oltre 11 anni di ricerche, da noi è stata editata dalla Rizzoli negli anni settanta, ed è forse l’unico manuale di riferimento nel campo delle annodature.
Scrive Ashley nell’introduzione al libro: “Per me il fatto puro e semplice di fare un nodo nuovo è come un’avventura: un pezzo di spago offre una libertà creativa immensa, unica; una filaccia è un oggetto semplice, che per tutti gli scopi pratici possiede una dimensione soltanto. Se muoviamo quella filaccia su un piano, intrecciandola a piacere, ne otteniamo oggetti a due dimensioni che possono essere belli oppure utili; e se decidiamo di muovere quella filaccia fuori da quel piano, i nostri oggetti acquistano una dimensione che ci permette una libertà creativa limitata soltanto dall’immaginazione e dalla lunghezza della filaccia. Cosa può esserci di più meraviglioso?”

Ai nodi si ricorre per eseguire molti lavori: per intrecciare panieri, per tessere, per i cappelli di paglia, per fare tappeti, per fasciature, per pescare, per i giochi dei bambini, nel ricamo, nel merletto, per fare le reti, nel lavoro all’uncinetto, nel lavoro a maglia; sono tanti i mestieri che si servono dei nodi, per confezionare gli oggetti più svariati, che in un solo volume si può dare un’idea soltanto dei nodi basilari, ma non illustrali e descriverli tutti.
Il problema più difficile è la scelta della giusta terminologia e l’assegnazione del giusto nome a ciascun nodo. Così l’autore ha dato la preferenza ai nomi usati dai marinai, dagli attrezzature, dai velai, confrontandoli con i nomi vecchi usati per gli stessi nodi ogni volta che ha trovato riferimenti antichi in qualche testo.

Il marinaio ha un linguaggio particolare che soddisfa tutte le esigenze di una discussione approfondita suoi nodi; una impiombatura si fa, una cavo si volta, un collo si prende oppure si va a collo, si congiungono due cavi con due cappi e si dice che si intagliano, c’è la volta di bitta, s’abbozza un cavo per trattenerlo provvisoriamente, filare, allargare un cavo o una cima significa farlo scorrere per allentarne la tensione. Ma la parola legare la usa poco, forse mai, se non come modo di dire per significare che ormeggia la sua nave o la sua barca alla banchina quando è arrivato in porto. Forse la usa poco perché serve per tutti gli usi, mente a lui occorrono termini più precisi e nodeggiare, ossia il far nodi, lavoro pratico e ornamentale. è termine che usa poco o che ignora addirittura.
Quanto al liberare, districare un cavo o una manovra, si dice farla chiara, ossia libera di scorrere, di poterla usare senza che s’aggrovigli; un nodo non si scioglie, non si slega, ma si molla, un cappio o gassa passato su una bitta si incappella, ossia lo si fa passare sopra la bitta.
La parola nodo ha tre diversi significati nell’uso comune. Nel senso più ampio indica ogni legatura, ogni aggruppamento di funi, spaghi e cavi o di altre cose flessibili, fatti per stringere, per fermare per congiungere escludendo aggruppamenti accidentali quali ad esempio gli accattivamenti.

Questo volume è uno lieta sorpresa non solo per il lettore in cerca di novità e curiosità ma anche, e soprattutto, per il tecnico di attrezzature navali, l’esperto marinaio, l’appassionato di nautica, per coloro che pensano di conoscere tutte, o quasi, le furberie, i misteri e i miracoli della noderia.
Visto che di questa edizione ne sono state stampate solo trecento copie affrettatevi a ordinare la vostra! Il numero è sempre lo stesso 063612091, ed è sempre Marco che vi risponderà.