29 aprile 2012
Antifona d'IngressoSal 32,5-6
Della bontà del Signore è piena la terra;
la sua parola ha creato i cieli. Alleluia.
CollettaO Dio, creatore e Padre,
che fai risplendere la gloria del Signore Risorto
quando nel suo nome è risanata l'infermità della condizione umana,
raduna gli uomini dispersi nell'unità di una sola famiglia,
perché aderendo a Cristo buon pastore
gustino la gioia di essere tuoi figli.
Per il nostro Signore...
LITURGIA DELLA PAROLA
Prima Lettura At 4, 8-12
In nessun altro c’è salvezza.
Dagli atti degli apostoli
In quei giorni, Pietro, colmato di Spirito Santo, disse loro:
«Capi del popolo e anziani, visto che oggi veniamo interrogati sul beneficio recato a un uomo infermo, e cioè per mezzo di chi egli sia stato salvato, sia noto a tutti voi e a tutto il popolo d’Israele: nel nome di Gesù Cristo il Nazareno, che voi avete crocifisso e che Dio ha risuscitato dai morti, costui vi sta innanzi risanato.
Questo Gesù è la pietra, che è stata scartata da voi, costruttori, e che è diventata la pietra d’angolo.
In nessun altro c’è salvezza; non vi è infatti, sotto il cielo, altro nome dato agli uomini, nel quale è stabilito che noi siamo salvati».
- Parola di Dio
Salmo Responsoriale Dal Salmo 117
Rit. : La pietra scartata dai costruttori è divenuta la pietra d’angolo.Rendete grazie al Signore perché è buono,
perché il suo amore è per sempre.
È meglio rifugiarsi nel Signore
che confidare nell’uomo.
È meglio rifugiarsi nel Signore
che confidare nei potenti. - Rit.Ti rendo grazie, perché mi hai risposto,
perché sei stato la mia salvezza.
La pietra scartata dai costruttori
è divenuta la pietra d’angolo.
Questo è stato fatto dal Signore:
una meraviglia ai nostri occhi. - Rit.Benedetto colui che viene nel nome del Signore.
Vi benediciamo dalla casa del Signore.
Sei tu il mio Dio e ti rendo grazie,
sei il mio Dio e ti esalto.
Rendete grazie al Signore, perché è buono,
perché il suo amore è per sempre. - Rit.
Seconda Lettura 1 Gv 3,1-2
Vedremo Dio così come egli è.
Dalla prima lettera di san Giovanni Apostolo
Carissimi, vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente! Per questo il mondo non ci conosce: perché non ha conosciuto lui.
Carissimi, noi fin d’ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è.
- Parola di Dio
Vangelo Gv 10, 11-18Il buon pastore dà la propria vita per le pecore.
Dal vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù disse: «Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore. Il mercenario – che non è pastore e al quale le pecore non appartengono – vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; perché è un mercenario e non gli importa delle pecore.
Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore.
Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio».
- Parola del Signore
RIFLESSIONI
-
La prima lettura ci tiene ancorati al tempo liturgico e all’evento fondante dell’esperienza cristiana: Cristo Risorto è il Signore della vita e della liberazione.
È importante tenere ferma questa considerazione circa l’evento della Resurrezione per evitare di chiudere l’evento stesso in un periodo liturgico e non maturare la consapevolezza che noi viviamo immersi nella Resurrezione.
Il vero cambiamento sta nell’acquisire la coscienza che il Signore è risorto e noi non siamo più figli della morte nel presente e alla fine.
Lo sguardo e il modo di vedere le cose dovrebbe essere sempre illuminato da questa certezza: la sofferenza, il male, il peccato non sono l’ultima parola. Il Signore risorto, già oggi in questa vita, è la novità che spinge l’umanità alla speranza e all’impegno, e le cose brutte che viviamo ogni giorno non ci devono turbare in modo radicale perché alla radice c’è questa novità.
Pensiamo e riflettiamo su questo fatto: fino a che punto la nostra vita è illuminata e sostenuta dalla certezza della Resurrezione?
Il Vangelo porta un discorso di Gesù cronologicamente precedente alla nostra fede nel Risorto, ma è pieno di questa certezza.
Gesù ‘pastore’ vuol dire che Gesù apre una strada nella storia e un percorso verso una pienezza di vita che sarà pienamente realizzata con la Resurrezione.
Stasera vorrei accostare il Vangelo ponendo l’attenzione a tre livelli:
-
1° livello: la figura del pastore che porta un messaggio decisivo
-
2° livello: Gesù è il pastore che vive la sua vita dedita alle pecore e al gregge
-
3° livello: noi che dobbiamo vederci fondati sulla figura del pastore che è Gesù.
Perché il pastore è detto buono? Cosa lo fa essere buono?
Il pastore buono è colui che, di fronte al pericolo, non fugge, ma lo affronta, ha cura del suo gregge e ha a cuore le pecore.
Qui c’è da precisare il nostro compito: noi siamo persone impegnate nella ricerca del bene o siamo dominati dal nostro tornaconto, dalla preoccupazione di salvare noi stessi?
Il pastore buono, Gesù, dona la sua vita per la nostra liberazione.
Noi cosa facciamo perché il male nel mondo sia contrastato e si operi nella direzione della comunione?
Il terzo aspetto è centrale nella revisione di questa sera perché l’amore del pastore, l’amore di Gesù per noi si precisa in due direzioni:
-
l’amore per il singolo; infatti si dice che le pecore ascoltano il pastore e lui le chiama una per una. Gesù ha cura di ciascuno e per noi il richiamo è l’attenzione verso le singole persone.
-
l’amore per il gregge; Gesù ama il singolo ma nell’insieme.
L’attenzione di Gesù è di vigilare e operare nella direzione dei rapporti e delle relazioni. È un amore che vive questa tensione: essere attento alle singole persone, ma considerate nell’insieme. È un amore che non si dà pace e non si arrende finché l’insieme non vive l’armonia.
Questa sottolineatura spinge il nostro sguardo ad interrogarci a tutti i livelli: come famiglia, come gruppo, come comunità, là dove si vivono esperienze di comunione, fino al mondo intero.
Il senso finale del Vangelo è questo: il Signore vuole raggiungere le pecore che sono fuori dall’ovile, perché scoprano la bellezza della comunione e dell’insieme.
Che posto ha la comunione per ciascuno di noi? C’è la preoccupazione di vigilare perché si compia la comunione?
Occorre lavorare perché ogni esperienza, certamente impegnativa per ogni persona, sia vissuta all’interno di questo orizzonte, cioè del creare comunione.
Due attenzioni:
-
avere la preoccupazione della propria fedeltà, perché questa sia anche un servizio, cioè in grado di porre dei segni significativi;
-
la comunità è uno dei segni fondamentali del Risorto.
Dopo la resurrezione, il formarsi delle comunità è il segno del Risorto, perché il Risorto chiama alla comunione.
L’opera del male tende a disgregare e dividere; dove invece si lavora per l’unità, lì c’è Dio.
Dio è amore ed è un amore di comunione: Padre, Figlio e Spirito Santo.
Questa formula della fede non è un ghetto, un gioco, è l’essere. La vita di Dio è comunione. Fuori dalla comunione c’è il Divisore.
Quando nelle esperienze che viviamo vediamo emergere la divisione e il contrasto, non c’è dubbio che il Divisore è presente.
Viceversa, un’esperienza di comunione è frutto dell’azione di Dio.
Per aver una percezione concreta di questo fatto, pensiamo ad una famiglia dove padre e madre si vogliono bene e tendono a creare armonia con i figli. Questo però non è appagato se i figli, tra di loro, non vanno d’accordo. All’amore dei genitori dovrebbe corrispondere l’armonia anche tra i figli.
L’amore parentale del singolo opera per far essere l’amore nell’insieme.
Siamo chiamati non solo ad operare per essere fedeli noi, ma anche ad avere lo zelo per l’armonia nell’insieme.
Come leggo gli avvenimenti della chiesa e della società? Il lavoro da compiere è vigilare perché ci sia l’attenzione al modo con cui ci accogliamo. In ogni situazione, che mette in gioco le persone, preoccuparci di essere fattori di comunione e avere atteggiamenti che esprimono apprezzamento per la realtà di comunione.
Cosa posso fare per aiutare i membri di un gruppo, di una famiglia, della comunità, di una diocesi, ad avere passione per la comunione?
Si tratta di un amore per l’insieme che richiede un clima di attenzione e di accoglienza che faccia emergere l’armonia, pur nelle difficoltà, nelle discussioni e nel fatto che tutti non devono pensare allo stesso modo.
L’amore per la comunione sa essere paziente, capace di perdono, di compassione, di comprensione.
In sintesi: la Chiesa è sposa mistica di Cristo e madre nostra; noi siamo chiamati a lavorare perché questo segno risplenda e sia un invito all’armonia.
-
C’è tutto un capitolo sui comportamenti che aiutano a costruire la pace e l’armonia, e all’opposto sugli atteggiamenti che dividono, che mettono le persone le une contro le altre.
Per essere operatori di pace è importante recuperare un atteggiamento costruttivo che accetta le diversità, i contrasti, i fraintendimenti, però opera perché questi siano incanalati nella giusta direzione.
Ogni persona ha un dono, è chiamata ad accogliere e accettare il proprio dono e al tempo stesso accogliere e accettare quello degli altri.
I doni vanno poi messi a disposizione perché non vengano sciupati.
Avere dei buoni mattoni, cioè i doni, e non metterli insieme nel modo giusto non serve a niente, la costruzione traballa e cade.
Allora: donare il proprio dono, riconoscere quello dell’altro e insieme costruire.
SCHEMA
SCHEGGIA
Ci scandalizziamo
al vedere offuscata
la bellezza della Chiesa,
“sposa di Cristo” e nostra “madre”…
e non ci accorgiamo
che anche noi
siamo tra quelli
che ne macchiano la veste!