Stu continua a fissare il polso di quell’uomo.
Era quel ragazzo dai capelli lunghi, con la bandiera nera che sventolava davanti all’esercito… Un attimo prima che il Vietnam arrivasse in America. Un attimo prima che un proiettile si conficcasse nel suo polso.
4 maggio 1970. Da una parte gli studenti universitari dell’Ohio che rivendicano la pace. Lo fanno con la violenza e con le pietre che scagliano contro la polizia… dall’altra ci sono i giochi di potere, personaggi come H. R. Haldeman, soprannominato di volta in volta e con sadica ironia: “The Brush”, the “President’s son-of-a-bitch” e “Berliner wall”.
Mr X è un ragazzo qualunque che il 4 maggio 1970 si trova a passare per il campus della Kent University e diventa casualmente testimone di un pezzo di storia che gli passa davanti. Mr X è un tipo con una macchina fotografica, capitato nel mezzo di una “guerra civile”. La Guardia nazionale spara all’impazzata sui manifestanti e un ragazzo cade a terra. Jeffrey Miller è morto. Accanto a quel corpo senza vita c’è una ragazzina quattordicenne, Mary Ann Vecchio, scappata di casa per partecipare alla manifestazione. Mr X scatta la foto e vince il premio Pulitzer.
Quel Mr X si chiama John Filo, ha 23 anni, studia alla Kent e scrive per il Pittsburg Tribune-Review.
4 Maggio 2009. A Stu in questo momento non interessa la storia di John Filo o di Mary Ann Vecchio che impiegheranno 25 anni per incontrarsi, e neppure il Watergate… ma ci sono quattro vite spezzate… un morto che è diventato un simbolo. E Alan che cammina davanti a lui è uno dei testimoni oculari di quella giornata di follia.
Due volte cerca di avvicinare quell’uomo, di fermarlo… ma si frena perché ogni domanda che in quel momento gli passa per la testa è disarticolata, un po’ come le immagini di quei corpi che continuano a rimbalzare nella sua testa.
Alla fine lascia che Alan si allontani… lui e il suo passato… in fondo Stu appartiene a quelli del XXI secolo, che non lanciano più le pietre, ma abbassano la testa e gridano il dissenso fra le pareti di casa. Quelli che leggono la storia, ma non la fanno. Guardano sul web Occupy Wall Street e scrivono messaggi di consenso, ma protetti da un avatar anonimo.
Per quelli come Stu il movimento è qualcosa di astratto, è un blog, una notizia al telegiornale… Zucconi Square è un punto sulla mappa di google o le migliaia di foto postate ogni giorno… La manifestazione è servita comodamente in poltrona.
E’ la paura, la fragilità di sentirsi soli in mezzo a tanti, che strangola la voce ai ragazzi come Stu… Era il gruppo, le mani che si tendevano gli uni con gli altri, gli ideali comuni a far gridare i ragazzi come Alan.
Stu prende il suo I-phone e fa una foto al Memorial, questa sera la posterà su facebook… questo è il suo contributo al mondo…è poco, ma c’è anche chi passa e ignora quelle sei colonne, non le degna neppure di uno sguardo. Non si ha più la forza di morire per un ideale… Non ci sono più Sandra Scheuer, Allison Krause, Jeffrey Miller, William Schroeder.