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4 Perché dovevi registrare un vinile negli anni ’80?

Creato il 09 febbraio 2014 da Sullamaca

Confusional Quartet Morrowyellow copertine vinile

Entrare in studio per registrare un disco in vinile o una cassetta su nastro magnetico, era un passo importante, certamente meglio il vinile fra i due supporti sonori.
Altre due voci dall’underground italiano nostro underground parlano della loro esperienza sicuramente vera e disincantata. Marco dei Confusional Quartet e Joyello dei Morrowyellow non si fermati agli anni ’80, sono andati oltre, fino ad oggi.

Confusional Quartet Futurfunk
Marco Bertoni, Confusional Quartet

Il nostro primo disco lo abbiamo registrato nel 1979. Eravamo adolescenti e non capivamo assolutamente quanto ci stava capitando, nè tecnicamente, nè a livello di esperienza “importante“. Semplicemente ci avevano sentiti suonare e una piccola etichetta ci chiese di essere il primo LP pubblicato dal loro catalogo. In qualche giorno registrammo e via. L’incoscienza ci ha salvato dal sogno e dal miraggio che per molti nostri colleghi era “registriamo un disco“. Di registrare cassette non ce ne è mai fregato nulla, neanche mai pensato. Registrare dischi invece era figo, per noi significava documentare e testimoniare un lavoro, il nostro lavoro musicale. Significava anche esistere, dato comunque per scontato che all’epoca per noi esistere era suonare dal vivo.

Joyello Fardrock blog
Joyello, musicista e blogger

Boh, forse dirò delle banalità. Il rischio c’è perché mi sono spesso confrontato con i miei coetanei e le versioni, bene o male, coincidono: negli anni ’80 “fare un disco” era fondamentale perché avere un pezzo di plastica incisa con la propria musica era l’unico modo per “esserci“. Se poi c’era dietro un’etichetta vera, tanto meglio… ma anche un disco autoprodotto faceva un buon lavoro. Innanzitutto c’erano le riviste specializzate che scrivevano una recensione (difficilissima da ottenere per una cassetta) e così potevi sperare di fare qualche concerto anche fuori dalla città. Il mio unico rammarico, infatti, è di essere arrivato a pubblicare il primo disco nel 1993, in piena esplosione del Compact Disc. Ricordo benissimo che quando uscì, rimasi un po’ deluso che l’etichetta avesse scelto di non pubblicare l’album su vinile perché, venendo dalla generazione precedente, a me sembrava una grave mancanza. Nella realtà, l’etichetta fece benissimo perché i dischi tradizionali, in quegli anni, non se li comprava già più nessuno. Anzi, c’era chi vendeva intere discografie di LP da rimpiazzare con nuove edizioni in CD. Una piccola rivincita me la sto prendendo in questo periodo quando la Synthetic Shadows Records ha VOLUTO pubblicare in LP/Vinile il disco della mia band Morrowyellow che si sciolse nel 1988 proprio perché non eravamo riusciti in cinque anni a trovare nessuno disposto a pubblicarci. Era solo questione di tempo, a quanto pare. 25 anni. Per me, per noi che suonavamo allora, fare un disco era davvero importantissimo: altrimenti si era sempre e solo “il gruppetto della parrocchia” e nessuno vuole essere SOLO quello.

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