LA STELLA DI GIADA VIAGGIO ATTRAVERSO
IL ROMANZO & TORTURE" ED ESECUZIONI
Ciurma! Siete pronti per salpare a bordo della Stella di Giada, in questa nuova tappa del blog tour dedicato alle donne pirata che hanno solcato i mari nella realtà e nella fantasia? Bene! Lo sentite il salino nell'aria? Il rombo dei cannoni? L'adrenalina prima della battaglia? Allora siete a bordo della nave giusta! Affilate le lame e... yoh-oh! Beviamoci su!«Ma su quei mari c'è qualcosa di terrificante».«Non ci provate. Sono pronta a correre qualunque rischio pur di riprendermi la mia vita, compreso quello di incontrare Shiver e Redblade in persona».Ben presto, gli occhi spaventati di ogni uomo della Wind of Pride si fissarono sulla prua del veliero dove incontrarono la faccia gentile, e un po’ civettuola, di una bellissima donna intagliata nel legno. I suoi occhi grandi sembravano vantarsi dell'insolito gioiello che portava al collo e che dava il nome alla nave: una collana il cui ciondolo era una stella fatta di giada. Dalla polena, tutti alzarono lo sguardo verso il pennone, per ricevere l’ultima e definitiva conferma: sullo sfondo del cielo azzurro, sventolava il Jolly Roger.«E allora vuol dire che vuole solo sfidarmi: ha dato il via all’atto finale e questo significa solo una cosa». Andò alla finestra per osservare il porto. «Che entro l’anno uno di noi due sarà morto».
Scarlett osservò Christopher Redblade che, con velocità impressionante, colpiva e mieteva avversari, utilizzando con destrezza due sciabole contemporaneamente, una delle sue caratteristiche più temute. I suoi capelli biondi ondeggiavano al ritmo dei suoi movimenti, i suoi occhi verdi erano concentrati sulla preda successiva.Un ennesimo sospiro, mentre i suoi occhi ambrati incontravano in lontananza l’azzurro del mare oltre la finestra.Christopher…
«Perché sei venuto qui, allora?»«Per ucciderti». «E perché non lo fai?» chiese lei, fra le lacrime.«Perché non è così semplice fare la parte del diavolo» rispose Shiver, prima di scivolare fuori dalla finestra.Scarlett lo fermò afferrandogli la camicia sulla schiena. Come sempre, ogni volta che si trovava in pericolo o davanti ad una svolta, il suo modo di affrontare le cose era la rabbia, scudo elevato in difesa del suo cuore tormentato, molto più sensibile di quello che appariva all’esterno.
Non esistevano parole adatte, o bestemmie, o preghiere capaci di descrivere quel momento.Tutto quello che potevano fare era concentrarsi sul rumore dei remi che infrangevano l’acqua perché, dopo aver perso la capacità di parlare, volevano anche perdere la capacità di sentire.E così speravano che il rumore secco di un pezzo di legno che muoveva dell’acqua fosse sufficiente a coprire quei boati tremendi che si udivano alle loro spalle.Nessuno di loro ebbe il coraggio di voltarsi indietro. Gli occhi erano puntati in avanti, nel buio delle notte.
La ragazza decisa, ostinata e ribelle ma tutto sommato felice di essere venuta al mondo, non esisteva più.Al suo posto una guerriera implacabile che non si sarebbe fermata davanti a niente.
Rimase in equilibrio sul vuoto. Allargò le braccia. Inspirò tutta la libertà di quel momento.Una folata di vento le scosse i capelli. «Sto arrivando!»
Doveva continuare a vivere.L’avrebbe fatto più fiera e orgogliosa che mai. L’avrebbe fatto continuando a combattere per proteggere tutto ciò che amava su quella terra.
Booktrailer
Esecuzioni e torture
Siamo abituati a pensare ai pirati come a degli uomini carichi di fascino e di romanticismo ma il loro mondo non era solo fatto di avventure e di tesori, era un mondo efferato in cui non si risparmiavano torture agli ostaggi e violenze alle donne. La maggior parte dei predoni finiva la sua carriera su un patibolo con una corda al collo, se riusciva a non farsi ammazzare durante gli arrembaggi.In genere i pirati mostravano il lato più crudele agli equipaggi delle navi che avevano l’ardire di non arrendersi alla vista del Jolly Roger. Su di loro sfogavano la loro rabbia, soprattutto se sospettavano che gli ostaggi nascondessero oro e preziosi.Una tecnica molto usata era quella di infilare delle micce fra le dita delle mani e dei piedi e accenderle, la miccia si consumava e bruciava la carne del prigioniero:
«Chris, recupera delle micce. Alvaro, porta una sedia e delle corde».I due ufficiali obbedirono solerti e presto Nash fu legato alla sedia. Shiver si preoccupò personalmente di prendere le micce ed infilarle fra le dita delle mani e dei piedi del prigioniero, dopo avergli tolto le scarpe.Poi le accese…Nash iniziò a urlare di dolore, continuando ad insultare i pirati. Shiver, inesorabile, gli faceva sempre la stessa domanda e ogni volta che una miccia si spegneva la sostituiva con un’altra.
Altra tecnica era quella denominata “Woolding”: consisteva nel legare una corda intorno alla testa e stringere fino a quando gli occhi non uscivano dalle orbite.
Un pirata portò la cima al capitano. «Chi vuol avere l’onore?» chiese Shiver.Tre uomini si fecero avanti, legarono il conte mani e piedi, poi presero la cima, gliela passarono intorno alla testa e presero a tirare.
I pirati usavano poi metodi comuni anche all'inquisizione, come ad esempio la strappata che consisteva nel legare il prigioniero a una fune e issarlo su uno degli alberi della nave. I pirati poi tiravano e lasciavano di colpo la corda slogando, così, le articolazioni. La fantasia del capitano poi faceva spesso la differenza: Montbars, corsaro francese, era famoso per impartire agli spagnoli la tortura dello “srotolamento delle budella” che consisteva nel praticare un taglio nella pancia del disgraziato, estrarre un pezzo di budella, inchiodarlo all’albero e costringere il prigioniero a girare intorno fino a quando non venivano srotolate tutte le interiora.
Poi c’era un tale, l’intermediario del governatore, gli ho inchiodato la lingua all’asse e l’ho lasciato così fino a che non è morto. C’era quella nave di soldati che era venuta a parlamentare: li ho rinchiusi nella stiva con i topi, poi, tre anni fa, altri due emissari mi sembra, li ho fatti sparare fuori dai cannoni…»
Se invece uno della ciurma trasgrediva le poche regole che vigevano in una ciurma pirata, la punizione più comune era l’abbandono oppure la morte. Se vi erano questioni personali da risolvere i due contendenti scendevano a terra e si sfidavano a duello.
Se catturati, invece, i pirati venivano condannati a morte mediante impiccagione. Fino al 1700 i pirati inglesi venivano rimandati in patria, processati e impiccati all’Execution dock sul Tamigi, vicino alla torre di Londra. A seguito dell’emanazione della “legge per una più efficace soppressione della pirateria (Act for the more effctual suppression of piracy) vengono invece istituiti tribunali dell’ammiragliato oltremare, per processare e impiccare i pirati direttamente sul luogo della cattura. Questi tribunali erano composti dal governatore coloniale, un giudice e sei o setti mercanti o ufficiali di marina. Nel dibattimento venivano chiamati a testimoniare persone che erano state arrembate dai pirati oltre che gli accusati stessi. In genere le esecuzioni avvenivano di prima mattina, un pastore assisteva i pirati e ai condannati era data la possibilità di dire un ultima parola prima di essere giustiziati. I corpi dei pirati più famosi venivano lasciati appesi alle forche o a delle speciali gabbie come monito per i marinai, mediante la formula di condanna “Impiccati in catene” (Hanging in Chains).
Il più imponente processo per pirateria della storia è stato quello alla ciurma di Bartholomew Roberts avvenuto al castello di Cape Coast, in Africa, fra il febbraio e il marzo del 1722, con 262 pirati catturati, di cui 75 neri, esclusi dal processo, 19 morti per ferite subite durante la cattura, 77 assolti, 20 condannati ai lavori forzati, 17 imprigionati a Marshalsea a Londra, 2 rinviati al giudizio del Re e 52 impiccati, di cui diciotto impiccati in catene.
Ho deciso di scrivere questo romanzo perché, da sempre, il mondo dei pirati mi ha affascinato. Per me il veliero e il mare sono sinonimi di libertà. I pirati, a modo loro, tentavano di vivere fuori dagli schemi e di ribaltare una società spesso corrotta e piena di contraddizioni. Servire in marina o su un mercantile voleva dire lavorare per una misera paga ed essere puniti per qualunque sciocchezza. Un periodo oscuro e carico di fascino che ho voluto trasportare in questa storia, in cui ho cercato di tramandare anche tutta la crudeltà e l’efferatezza di un mondo così pericoloso.
Stefania BernardoLa Stella di Giada
Le piratesse vi danno appuntamento al 24 MAGGIO per la QUINTA TAPPA DEL BLOG TOUR nel blog di Vita Firenze!