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4:44 L’ultimo giorno sulla Terra – Abel Ferrara

Creato il 13 agosto 2015 da Maxscorda @MaxScorda

13 agosto 2015 Lascia un commento

4-44 Last day on Earth
Che la fantasia dei catastrofisti sia piu’ che fervida lo sappiamo tutti, del resto questa gente deve pur mangiare e serve rinverdire costantemente il dramma per essere invitati a conferenze e televisioni. Ormai e’ da decenni che gli oceani devono restare senza pesci, il pianeta senza ossigeno e i poli senza ghiaccio. Comici libri anni ’70 prefigurano catastrofi per la fine del millennio, catastrofi che ovviamente oggi si sono spinte trent’anni avanti e fra trent’anni leggeremo altrettanto. Ferrara si muove oltre, ipotizzando persino l’ora e il minuto nel quale il mondo cessera’ di esistere causa distruzione del buco dell’ozono.
Percio’ assistiamo alle ultime ore dell’umanita’ concentrandoci su Willem Dafoe e la giovane fidanzata Shanyn Leigh con la fine del nostro pianeta a fare da sfondo tra la ricerca imperterrita della normalita’ i dissapori che non si appianano e saluti commossi.
Credo di averlo gia’ scritto ma lo ripeto, Ferrara e’ regista di immense boiate cosi’ come grandi voli. Qui stiamo sulla boiata. Ora capisco la sfortuna di puntare sul cavallo sbagliato, ma per basare le proprie argomentazioni sulle tesi precotte del pluri-trombato Al Gore serve lo stesso piglio intelligente del darsi ragione col metodo di Vannoni. Del resto i Nobel non scientifici e spesso pure quelli, hanno ormai l’autorevolezza del premio "Italia che lavora". Ma lasciamo perdere l’etica del contesto e concentriamoci sul resto.
L’idea e’ interessante, non originale ma interessante, fosse solo perche’ spinge ognuno di noi a riflettere su cosa farebbe in un contesto simile. Non e’ balzana l’idea che qualcuno decida di continuare a lavorare o di proseguire con gli allenamenti in palestra, dubito fortemente pero’ che il traffico resti regolare, le strade pulite e internet funzioni. Ovviamente Ferrara non racconta di una magliaia e di una guardia giurata. Lei e’ un’artista, una pittrice, lui uno con amici che suonano e cantano, intellettuali e sappiamo che scrive diari molto coreografici. Di per se’ non e’ poi irrealistica la scelta di restarsene in casa a guardare la televisione, diciamo che io farei altro.
Si potrebbe obiettare che Ferrara cerchi di esprimere uno stato interiore e lo sfondo altro non e’ che una licenza poetica ma in tal caso il gioco gli riesce male, scalfendo appena la superficie sul finale, in una sorta di mistico amore universale che a quanto pare unisce il meglio (?) di buddismo e cristianesimo. Ne’ gioia, ne’ disperazione, sentimenti appena accennati, fatalismo come se piovesse e nemmeno la rassegnazione insegna qualcosa.
Tragicamente sprecato, come il nostro tempo.
Film giustamente massacrato, grottesco e ridicolo ma temo non sia quello il risultato sperato dal regista.

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