Perso tra i monti sulla strada per Asiago, in un borghetto che è una meraviglia, se non sai dov'è non lo trovi. Da fuori sembra una comunissima osteria di campagna/collina, con la legna accatastata e la tenda di perline. All'interno è un incrocio tra la bottega di un rigattiere e il salotto della prozia. Ogni superficie disponibile è coperta da oggetti così kitsch da essere proprio belli, compresa la statua a mezzo busto che troneggiava sul tavolo vicino al nostro.
Devi per forza prenotare e arrivare all'ora decisa dai titolari: solo quando tutti i clienti sono arrivati cominciano a servire. E non ordini, mangi quello che portano.
Una sfilza di antipasti, tutti assaggini: petto d'oca su banana e cracker, zucchine marinate, grana con champignon, rapa con trota lessa, crostino di formaggio e anitra, radicchio e speck, crostino con lumaca (mai mangiate le lumache e mai più le mangerò: per quanto cercassi di convincermi che *non* era una lumaca e che il sapore non era malvagio, ho fatto fatica a mandar giù il bocconcino - e poi giù di vino! Bleah.), crostino gorgonzola e cioccolato (divino), crauti e mortadella, pizzetta di verza, polena con rana (questa l'ho rifiutata, avevo già dato con la lumaca).
Tris di risotti: con radicchio selvatico, con durello ed erba cipollina, con radicchio rosso e uva appassita.
Gnocchi alla maggiorana.
Brasato con polenta e patate al formaggio.
Sorbetto.
Dolcetti assortiti.
Caffè e liquori.
Pagato il conto, ti invitano a visitare la cantina: che ti immagini una classica cantina vinicola e invece entri nel Paese delle Meraviglie.
È un concentrato di tutte le bancarelle dei mercatini dell'usato, quelle dove trovi dai vecchi telefoni alle statuine di porcellana, dai bicchieri del bar alle riproduzioni di dipinti famosi. C'è persino un confessionale. E una cabina del telefono. Non sarei più uscita.
In un posto così non puoi non riempire tutta la scheda di memoria della macchina fotografica B-)