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46 contratti per rimanere precari a vita (alla faccia di Ichino)

Creato il 01 aprile 2014 da Cassintegrati @cassintegrati

Parla un sindacalista impegnato sui nuovi contratti. “C’è di tutto: anche chi fa 8 ore in garage e 3 in un maneggio”. E risponde a senatore Ichino, che sostiene che i contratti precari non siano davvero 46. L’intervista di Michele Azzu per le testate locali del Gruppo Espresso.

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Idilio Galeotti è un sindacalista Cgil, segretario provinciale al Nidil di Ravenna, la sezione precari. Ci lavora da solo, in una provincia che nel 2013 contava 110mila nuovi avviamenti al lavoro, di cui 103mila precari.

Cosa non va nelle modifiche al contratto di apprendistato?

“Per mesi si è parlato di tutt’altro: un contratto unico a tempo indeterminato, se pure a tutele crescenti. L’apprendistato era l’unico contratto effettivo che poteva portare alla stabilizzazione della persona. Se vuoi apprendisti ma togli le causali, cancelli l’obbligo di dover assumere l’apprendista precedente se ne vuoi prendere uno nuovo… non è apprendistato, diventa l’ennesimo contratto precario”.

Perché un’azienda dovrebbe avere l’obbigo di assumere al termine dei tre anni?

“L’apprendistato serve ad apprendere. Tu non formi un individuo, gli fai fare un apprendistato, e poi non lo assumi. Se non hai questo interesse l’hai preso con un altro scopo. È una contraddizione”.

Sembra tornare al nodo della formazione in Italia.

“La formazione serve a mettere in contatto domanda e offerta, e in un momento difficile. L’apprendistato doveva comprendere anche la formazione esterna all’azienda, che è una cosa importante. Faccio un esempio: la sicurezza sul lavoro. Siamo ancora un paese dove 4 persone al giorno muoiono sul lavoro. Sento tanti imprenditori parlare di formazione ed esperienza, ma sono discorsi inutili se non metti il lavoratore in condizione”.

Ma allora perché l’apprendistato non ha funzionato?

“Non ha funzionato per due ragioni. Uno, non c’è grande offerta di lavoro. Due, se mantieni le altre 45 tipologie di contratti esistenti non ha senso. Voglio farti lavorare? Ti faccio il voucher. Un Co.co.pro. Ti apri la partita Iva”.

Pietro Ichino sostiene che i diversi contratti precari in tutto siano una quindicina, e non 46. 

“Vorrei portargli l’elenco di tutti i contratti. Il contratto a chiamata, ad esempio, ha diverse tipologie: c’è quello senza diritto di chiamata, o il part-time verticale. Col primo ho visto un contratto di una ragazza laureata che l’han fatta lavorare tre ore in tre mesi e ha preso 25 euro. Ci sono 46 contratti? No, ci sono 46 diverse possibilità di assunzione. E nessuna di queste porta alla stabilizzazione”.

Cosa può succedere con questi contratti?

“C’è di tutto. Ho un ragazzo assunto a progetto da un garage e dopo 8 ore, sempre con quel co.co.pro lo mandano in un maneggio dove gli fanno fare in nero altre 4 ore. Per 800 euro al mese. Oppure c’è il call center dove in teoria dovevano pagare 600 euro al mese, ma dopo che abbiamo fatto i conteggi hanno scoperto che prendevano 1.70 euro l’ora. Ho chiamato l’ispettorato del lavoro ma c’è poco da fare: il mercato del lavoro prevede questa forme legali di sfruttamento”.

di Michele Azzu | Gruppo Espresso
(Foto: Il Piccolo)

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