48 anni

Siamo andati a festeggiare in pizzeria
C'ero io con i miei tre figli e Luca lontano, ma nel cuore.
C'era mio fratello con sua moglie e le sue due ragazze belle, pelle di seta, fiori in sboccio.
E c'erano loro, i festeggiati: 48 anni di matrimonio oggi,
una vita insieme,
mezzo secolo di alchimia misteriosa che ha resistito nonostante le tante divergenze.
Di vedute, temperamento, dedizione.
Non è stato un idillio, il loro,
non è stato facile né naturale,
non un destino segnato, non un romanzetto rosa su cui fantasticare la felicità.
Però noi abbiamo portato tulipani color del sole per la sposa segnata dal tempo e abbiamo guardato le foto del matrimonio di allora, uno dei giorni della merla, un freddo becco, e niente abito bianco per mia mamma, che aveva perso il padre da poco: la parte della principessa di panna non si addiceva alla malinconia che si portava dentro allora.
Abbiamo guardato le foto e i nipoti hanno sorriso di fronte a certe facce, a certi cappelli, al pianto del loro nonno travolto dall'emozione in quel giorno lontano. Hanno sorriso di fronte a un passato che chissà se capiscono davvero che è parte di loro.
Abbiamo mangiato la pizza quella vera, i friarielli e la pastiera, ché mio papà ci ha vissuto a Napoli, e quei sapori gli sono rimasti dentro l'anima, quegli anni trascorsi dentro un'insolita allegria, perché Napoli fa paura ma poi conquista chiunque, perfino un dolcissimo musone cocciuto, mezzo padano mezzo sardo, come mio padre.
Abbiamo mangiato, bevuto, chiacchierato e poi siamo tornati verso casa, un pezzo di strada insieme e poi "ciao, ci sentiamo domani, grazie di essere venuti".
E li ho guardati andare via insieme.
Ancora in battaglia, mai arresi e adesso anche così fragili.
Ma sempre insieme.