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5 cose che mi mancano del Cairo

Creato il 12 gennaio 2012 da Claudsinthesky

Tra Natale e Capodanno E. sarebbe dovuto andare a Il Cairo per lavoro e, visto che per lui era la prima volta, mi aveva chiesto di accompagnarlo per fargli da cicerone in giro e godersi un po’ la città che tanto amo.

Invece Mamma Etihad ha deciso di cancellare il viaggio e quindi tutti i piani che mi ero fatta sono rimasti solo nella mia testa. E continuo a pensare alle 5 cose che mi mancano di più di Umm ad-Dunya:

  • il rumman di al-Fishawi: se l’ambrosia è mai realmente esistita, questo è quanto di più simile al suo sapore possa esserci. Il rumman è sostanzialmente succo di melograno, ma, mentre nella maggior parte dei café o dei negozi che lo servono appena spremuto ha un gusto amarognolo, Qahwat al-Fishawi (un’istituzione cairota, aperta 24 ore su 24 7 giorni su 7 da circa 250 anni nel suq di Khan al-Khalili) serve, purtroppo solo nei mesi invernali, un dolce sciroppo in cui galleggiano rondelle di banana fresche… Yum! mi viene l’acquolina solo a pensarci.
  • l’appello alla preghiera del muezzin, una litania così musicale che senza averlo ascoltato era difficile coricarsi. Ed era bello sentire come alla stessa ora tutta la città risuonasse delle stesse parole, ma interpretate in maniera diversa e personale da ogni cantore (nulla a che vedere con il sistema di altoparlanti che ci bombarda qui ad Abu Dhabi), come le sonorità delle lettere arabe – gutturali, fricative, sorde, allitteranti, assonanti – si rincorressero nei cieli del Cairo.
  • l’odore di shisha, monnezza, polvere, piscio, the alla menta e gas di scarico tutti mescolati insieme che si annusa passeggiando nei vicoli tortuosi del Cairo Islamico e intorno a Hossein o tra i macellai di Sayyeda Zeinab con i loro festoni di budella e le teorie di frattaglie ben in mostra nelle vetrine e le vacche squartate appese per strada.
  • il mercato dei libri di Azbakeya: se il turistico Khan el-Khalili sembra il mercato delle pulci di Saint-Ouen, il caos (dis)organizzato di Ataba mi ricorda quello di Montreuil, e il Suq el-Goma’a… no, il Suq el-Goma’a non ha un equivalente parigino, tutt’al più la cosa più simile che abbia visto è il mercato dell’usato di Hrelic in Croazia, vabbé, insomma Azbakeya è un po’ come Porte de Vanves, ovvero il posticino tranquillo dove scovare veri e propri tesori. Potrei perdermi per ore tra i libri usati di Azbakeya: dalle enciclopedie mediche ai classici arabi, dai dizionari illustrati delle lingue più disparate alle riviste di informatica fino ai libri per bambini in giapponese, tra questi chioschi si trova di tutto e di più.
  • le vedute di notte dalla Moqattam: una volta degli amici mi dissero che non ricordo quale giornale aveva fatto un sondaggio da cui era risultato che Parigi è la città con il più bel panorama notturno, seguita da Vienna e dal Cairo. E ammirando la distesa chilometrica di luci che si vede da questa collina al centro della città, sono sicura che avessero ragione.


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