5 curiosità su Gli Amanti Passeggeri

Creato il 01 marzo 2013 da Oggialcinemanet @oggialcinema

Pedro Almodovar, cineasta spagnolo affezionato ai film corali, torna a firmarne uno nuovo, più scorretto che mai: Gli Amanti Passeggeri. Di seguito cinque curiosità sul film, in attesa dell’uscita nella sale italiane, prevista per il 21 marzo per Warner Bros.

1. Una commedia in volo.

Dopo i complessi, cupi e tormentati La pelle che abito e Gli abbracci spezzati, Almodovar ha sentito l’esigenza artistica di alleggerire toni e argomenti, e tornare al suo primo amore: la commedia. Così ha scritto e diretto una pellicola ironica e irriverente, ambientata in un aereo della compagnia Península 2549. Destinazione Città del Messico: una meta ambivalente, che per qualcuno rappresenta un obiettivo di lavoro ma, nella maggior parte dei casi, è una via di fuga. Da se stessi, innanzi tutto.

2. Una galleria di personaggi atipici.

Curioso notare come nella cinematografia almodovariana spuntino puntualmente personaggi policromi e deliziosamente sopra le righe. In questo caso, gli “Amanti Passeggeri” del titolo non sono altro che una galleria di figure del tutto fuori dal comune, tra eccentrici assistenti di volo dediti al ballo, all’alcool e alla droga, e passeggeri che si dividono in novelli sposi più “coatti” che mai,  uno spregiudicato finanziere con il debole per la truffa, un padre disperato, uno sciupafemmine in fuga dall’ennesima amante. E ancora, una veggente, un’esperta di cronaca rosa e un messicano miserioso. Tutti uniti dalla sorte, in una disavventura collettiva difficile da dimenticare: un imprevisto tra le nuvole, anche detto “guasto tecnico”

3. Eros, Thanatos e catarsi finale.

Se amore e morte è un binomio indissolubile e costante nei film di Almodovar, in questo film va di pari passo con un epilogo di pura catarsi. Sull’aereo ci si destreggia sì tra sesso e terrore della morte, ma per dimenticare l’angoscia del momento si scatena una spirale di confessioni che purificano e insieme esorcizzano la paura di ciascun personaggio. Tutto, naturalmente, raccontato con i toni esagerati e colorati tipici di un certo tipo di commedia, quella che si gioca sul crinale della follia: “E’ fantastico che in un lavoro da matti, come lo sono sempre le riprese di un film, almeno dei miei, ci sia gente che si diverta tanto”, dichiara Almodovar.

4. Un film “familiare” fatto in casa.

Girato a Madrid e Ciudad Real in non più di dieci settimane, scritto e diretto dallo stesso Almodovar, il film è stato prodotto dal fratello di quest’ultimo, tramite fondi provenienti dalla prevendita internazionale. “Quando giro un film ho bisogno di sentirmi in famiglia”, ha sempre sostenuto il buon Pedro. Per questo il cast vanta, oltre a volti freschi come Javier Cámara, Raul Arévalo, Guillermo Toledo, Hugo Silva, Miguel Ángel Silvestre, la triade di attori-feticcio cari al regista spagnolo, vale a dire Penelope Cruz, Antonio Banderas e Paz Vega.

5. Attori, ma anche co-sceneggiatori incoscienti.

Tutti gli attori hanno condiviso con il regista-sceneggiatore l’elaborazione di ogni dialogo. Così, almeno, assicura Almodovar, specificando in particolare l’incoscienza del loro processo creativo collettivo:  “Lo sguardo di tutti loro all’inizio della proiezione è come quello di chi si è appena svegliato da un lungo sogno: gli attori non sanno che film hanno fatto, e senza dubbio questo non esisterebbe senza i loro volti, le loro voci, i loro occhi, la loro bellezza. Spero che ottengano il successo che meritano”. Buona fortuna.

di Claudia Catalli


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