Alessendro Sanna è probabilmente il più minimalista degli illustratori italiani: nei suoi lavori trovate solo i tratti indispensabili, non uno di più. Veronese, classe 1975, è convinto che giocare sia una cosa molto seria. Ha pubblicato una ventina di albi illustrati; noi abbiamo abbiamo amato moltissimo il suo recente Piccola Luce.
Quando è iniziata la tua attività di illustratore?
Ho iniziato durante il mio percorso di studi per diventare grafico pubblicitario. Mentre facevo il grafico dipingevo anche e pensavo fosse il mestiere che avrei fatto da grande. Più dipingevo e più capivo che non ero fatto per la pittura. D’altro canto più disegnavo su carta pensando a un progetto libro più sentivo una completezza di linguaggio per una comunicazione che mi assomigliava di più. Dipingere è una cosa seria e io prendevo la cosa troppo sul serio. Illustrare e progettare un libro è una cosa seria e io ho scelto questa strada perché riesco a giocare. Giocare è una cosa molto seria.
Chi sono i tuoi illustratori preferiti?
Pierino Matitone, Luigi Scarabocchio, Aldo di China, Nunzio Mezzatinta e Graziano Segnogrosso. Questi sono solo alcuni degli illustratori che stimo di più.
Qual è la storia che vorresti tanto illustrare?
Le storie belle spesso sono quelle orali che sentivo al bar del mio paese quando andavo a giocare a biliardo o a ai videogiochi. Alcune erano veramente terribili, altre da morir dal ridere. Vorrei non raccontare nulla ma semplicemente costruire un mattone per metterci sopra un bel piede scalzo.
Cosa consigli a chi vuole diventare illustratore?
Qualcuno diceva che se vuoi fare il poeta devi fare altro. A volte anche l’illustratore è un poeta.
A cosa stai lavorando in questo momento?
Lavoro sempre tanto ma ambisco a non fare nulla che non sia leggere, disegnare dal vero ritratti e gatti. Oggi per esempio voglio fare il ritratto della mia bambina che non sta mai ferma e allora provo a chiudere gli occhi e lasciarmi andare.