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La salvezza dell'ambiente passa dalla nostra tavola. Da ciò che mangiamo e da quello che sprechiamo. Il tema scelto dall'Unep (Programma ambiente delle Nazioni Unite) per il 2013 è diverso da quelli soliti, più «ambientali». Non più i riflettori puntati sulla biodiversità, la conservazione delle zone umide, l'accesso all'acqua e via dicendo - tutte cose importantissime e sacrosante per l'ambiente - ma un approccio più «personale», che parte appunto dalla seconda funzione più importante per la nostra sopravvivenza dopo l'atto della respirazione: alimentarsi e mangiare.
PENSA, MANGIA, PRESERVA - Il tema del 2013 è «Pensa, mangia, preserva», in inglese Think, Eat, Save. Il claim originale inglese ha una profondità maggiore rispetto alla versione italiana: save, infatti, non significa solo «preservare», ma anche «salvare» e «risparmiare». E quindi si comprende meglio la motivazione che l'Unep ha inteso assegnare alla Giornata mondiale dell'ambiente di quest'anno (che vede la sede centrale della ricorrenza assegnata alla Mongolia): riflettere su ciò che si mangia per evitare gli sprechi.
SPRECHI ALIMENTARI - Nel mondo un terzo delle risorse alimentari viene sprecato: significa 1,3 miliardi di tonnellate. Quindi non è più (solo) un problema di risparmio per dare cibo a chi non lo ha e di risorse in un periodo di crisi come quello che stiamo vivendo. Ma è diventata un'emergenza ambientale, dato che cibo significa anche impronta carbonica e idrica, consumo di suolo, utilizzo di fertilizzanti, spreco di carburante per il trasporto. Non a caso il 6-7 giugno ad Amsterdam si tiene il Vertice sul cibo sostenibile.
I NUMERI - Nei Paesi occidentali ogni anni (dati Unep e Fao) si sprecano 222 milioni di tonnellate di cibo, pari quasi (230 milioni di tonnellate) alla produzione di cibo nell'Africa sub-sahariana. In Italia si spreca cibo per un valore di 15 miliardi di euro. Ogni giorno vengono sprecati 4 milioni di mele (fonte Barilla Center for Food and Nutrition: proprio sui temi del cibo e della nutrizione Barilla annuncia per il 26-27 novembre a Milano il 5° Forum) e lo spreco alimentare è aumentato del 50% dal 1974 al 2006.
ITALIA - Molte le manifestazioni in Italia per la Giornata mondiale dell'ambiente: impossibile citarle tutte (si possono cercare sul sito ufficiale dell'Unep con la voce Italy). Tra le più intessanti quelle di Treedom, sostenuta anche dal Comune di Firenze, una campagna per piantare 100 mila alberi, che possono essere fotografati e geolocalizzati uno a uno. Sempre a Firenze alla Biblioteca degli Uffizi il convegno Investimenti per un Rinascimento verde. A Milano la giornata si inserisce nella campagna di sensibilizzazione Basta mozziconi per terra. A Torino giornata finale del Festival del cinema ambientale con la consegna dei premi.Paolo Virtuaniwww.corriere.it
FOCUS05/06/2013Giornata Mondiale dell’Ambiente,
governi e aziende agiscono lentamente
Il mondo continua a confrontarsi con una minaccia di aumento medio della temperatura globale di almeno 4°c rispetto all’epoca preindustriale.Innalzamento del livello del mare, incremento di ondate di calore e periodi di siccità, alluvioni, tempeste e uragani in aumento per frequenza e intensità. Complici le emissioni di gas serra in costante aumento, gli effetti del riscaldamento globale si stanno facendo sentire, mettendo a dura prova il pianeta. Secondo il Wwf i governi e le aziende stanno rispondendo con colpevole lentezza. E intanto, il mondo continua a confrontarsi con una minaccia di aumento medio della temperatura globale di almeno 4°c rispetto all’epoca preindustriale.
Il 5 giugno è l’occasione per fare il punto sulle grandi emergenze con la Giornata Mondiale dell’Ambiente promossa dalle Nazioni Unite. L’obiettivo è sensibilizzare le persone sui problemi ambientali e favorire l’attenzione e quindi l’azione dei governi. I cambiamenti climatici, spiega all’Adnkronos Corrado Clini, direttore generale del ministero dell’Ambiente, «cominciano a manifestarsi seppur in modo non omogeneo in diverse aree del nostro pianeta. Ci sono dei segnali che si accompagno anche ad eventi climatici estremi con danni importanti e perciò la comunità scientifica internazionale continua a richiamare con più forza l’attenzione alla comunità degli stati, e quindi delle istituzioni ad assumere impegni urgenti». Dall’altro lato, aggiunge l’ex ministro, «le istituzioni, in particolare gli Stati, stanno negoziando un accordo che dovrebbe essere raggiunto entro il 2015 con una certa fatica e ancora con molte divergenze». In attesa dell’accordo, però, il vecchio continente può già iniziare a lavorare a partire da due priorità: riduzione emissioni di Co2 e cambiamento degli stili di vita.
Secondo Vittorio Cogliati Dezza, presidente di Legambiente, «l’Europa e l’Italia devono lavorare su due leve. La prima è quella di ridurre rapidamente l’uso delle fonti fossili che sono le principali cause di emissioni di Co2 soprattutto in Italia. L’altra leva su cui lavorare è il cambiamento degli stili di vita, il risparmio energetico degli edifici e la rimodulazione della mobilità in città». Nel frattempo l’Italia deve fare i conti anche le proprie emergenze. Basti pensare che quasi la metà della popolazione italiana, 27 milioni di persone, è esposta a rischio sismico o idrogeologico. Il 13% del territorio nazionale è a rischio erosione e frane. Per risolvere e prevenire i disastri Clini ricorda di aver presentato al Cipe il piano nazionale per l’adattamento ai cambiamenti climatici e la prevenzione del rischio idrogeologico. «È un piano che prevede misure finalizzate da un lato a ridurre il rischio nelle zone più vulnerabili e dall’altro ad avviare, in modo programmato, interventi che nell’arco di 15 anni dovrebbero mettere in sicurezza il nostro territorio». Mettere in sicurezza il nostro territorio costerebbe oltre 40 miliardi di euro. Una cifra importante ma è niente se si considera che, solo per riparare i danni del maltempo, spendiamo un milione di euro al giorno.
www.lastampa.it
Giornata mondiale dell'ambiente: tu quanto cibo sprechi?Il 5 giugno si celebra la giornata dedicata alla difesa dell'ambiente sotto l'egida dell'Onu. Il tema di quest'anno è la lotta agli sprechi alimentari: la produzione di cibo è responsabile di quasi un terzo delle emissioni di gas serradi Marta BuonadonnaQuello che compriamo, non consumiamo e buttiamo via ha un impatto oltre che sulle nostre tasche anche sull'ambiente. La Fao stima che ogni anno nel mondo vengano buttate via 1,3 miliardi di tonnellate di avanzi, l'equivalente di un terzo di tutto il cibo prodotto. E' il quadruplo di quanto servirebbe a nutrire gli 868 milioni di persone che nel mondo soffrono la fame.Un rapporto stilato dal Barilla Center for Food and Nutrition in occasione della Giornata Mondiale dell'Ambiente, che si celebra domani, ha tradotto questi grandi numeri in cifre pro-capite.Quanto spreca ciascuno di noi? Sul banco degli imputati ci sono ovviamente Nord America ed Europa. L'americano medio butta via ogni giorno l'equivalente di 1.334 chilocalorie, mentre un europeo ne spreca 720. Quindi due cittadini occidentali sprecano in un giorno 2054 chilocalorie: l'intero fabbisogno calorico medio di una persona.Oltre alla cocente ingiustizia di un pianeta diviso tra lastrafottente abbondanza di pochi e la disperata carenza di molti, vi è anche un colossale problema ambientale. Secondo stime di Last Minute Market , per produrre quel cibo che poi nei paesi ricchi ciascuno di noi butta nella spazzatura sono stati impiegati 60 metri cubi d'acqua (pari a 40.000 bottiglie da litro e mezzo) e 832 metri quadri di terra arabile, che corrispondono a due campi da basket.Quanto incide tutto ciò sulle emissioni di gas responsabili del riscaldamento globale? Gli sprechi alimentari italiani sono responsabili di 4 milioni di tonnellate di CO2 l'anno, circa un quarto dei tagli richiesti dal Protocollo di Kyoto. Le risorse che vanno sprecate nell'industria alimentare ammonterebbero a un totale di 186 mila tonnellate equivalenti di petrolio, abbastanza per riscaldare 122 mila appartamenti da 100 metri quadri per un anno.Secondo il Programma Ambientale delle Nazioni Unite (Unep) la produzione alimentare globale è responsabile del 70% del consumo di acqua dolce e dell'80% della deforestazione, oltre a creare almeno il 30% delle emissioni globali di gas a effetto serra. Cosa possiamo fare in concreto permettere fine al dissipamento insensato di risorse che impoverisce il pianeta? Qualche idea la suggerisce Think.Eat.Save , la campagna contro gli sprechi alimentari promossa dall'Unep (Programma ambientale delle Nazioni Unite) e dalla Fao (Food and Agriculture Organization). 1) Fare la spesa in modo mirato, attenendosi alla lista di ciò che serve senza farsi tentare da acquisti compulsivi.
2) Comprare la frutta anche con qualche difetto. Quella che ha forma, colore o dimensioni non standard spesso al supermercato non arriva nemmeno e viene scartata all'origine, ma che invece si può trovare nei farmer's market.
3) Fare attenzione alle date di scadenza e ricordarsi che "da consumarsi preferibilmente entro" non indica una data oltre la quale il cibo diventa tossico. Spesso l'indicazione si riferisce solo alla qualità ottimale. Meglio pensarci prima di buttar via confezioni magari ancora intere a cuor leggero.
4) Finire di consumare quello che c'è in frigo prima di comprare altro cibo: è il consiglio più semplice ma quanti di noi lo fanno?
5) Avanzi e cibo vicini alla scadenza possono essere surgelati se non riuscite a consumarli subito.
6) Comprare le quantità giuste, anche al ristorante: se i piatti vi sembrano troppo abbondanti per poterli finire, chiedete se è possibile avere una mezza porzione.
7) Utilizzare gli avanzi per il compostaggio. Se avete un giardino o un terrazzo, può essere l'occasione per limitare l'impatto ambientale dei rifiuti e dare nuova vita alle piante.
8) Applicare la regola del "first in first out": consumare per primi gli alimenti acquistati per primi, per evitare che vadano a male.
9) Trovare modi creativi di riciclare gli avanzi: si risparmia e si evitano gli sprechi.
10) Informarsi sulle associazioni che raccolgono alimenti non deperibili, oppure deperibili ma in buono stato, per ridistribuirli a chi ne ha bisogno.
http://scienza.panorama.it
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