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5 – Le origini della lingua italiana e quadri nei cinquantenari

Creato il 10 giugno 2011 da Antonio Conte


“Se pareba boves, alba pratalia araba,
albo versoio teneba, negro semen seminaba.”*

“Spingeva avanti i buoi, bianchi prati arava
un bianco aratro teneva, un nero seme seminava”

Il retaggio millenario

Lo sviluppo linguistico italiano ha avuto un retaggio millenario, passando per l’unificazione linguistica del latino, prevalentemente parlato in seguito alla definizione nei secoli dell’Impero Romano. Per esempio la Sicilia venne ammessa all’Impero solo nel 241 a.C. mentre la fondazione di Roma con Remo e Romolo avvenne nell’VII secolo a.C. E, tuttavia fino a Dante e poi nel trecento non si segnalano produzioni significative di unificazione linguistica.

Da Dante a Manzoni

Con questo lavoro si vuole dimostrare, che la televisione ha contribuito molto alla diffusione, all’uso e alla unificazione della nostra lingua, superando le barriere geografiche che già Dante aveva individuato con la demarcazione** della sua isoglossa passante per gli Appennini e dividendo longitudinalmente e sostanzialmente in due parti l’Italia. Dante attraverso la rassegna dei dialetti italici, essendo in cerca di una lingua, che se non perfetta fosse almeno standard, compone poi il “De vulgari eloquentia” in cui cerca il “vulgare Latium”. La sua lingua italiana ideale doveva essere con questi tratti caratteristici: Illustre (per i vocaboli nobili, l’armonia dei costrutti e l’integrità delle forme), Cardinale (che fosse di riferimento per altri volgari del comprensorio municipale) Aulico (cioè con stile solenne e formale, di alto profilo culturale) e Curiale (degno ciò di essere utilizzato dal governo e dalla chiesa allo stesso modo).

Più tardi nell’Ottocento Alessandro Manzoni e la sua opera prima “I promessi sposi” e la sua ultima versione la “Quarantana” dopo aver “lavato i suoi panni sporchi nell’Arno” si impose all’attenzione dei letterati italiani contemporanei per aver redatto un’opera che prendeva ed esempio il fiorentino colto e lo proponeva come lingua che dovesse avere la maggiore diffusione possibile.

1961

La Televisione è ormai nata, ma il suo nome, ovvero il suo temine “televisione” viene stabilito il 10 marzo 1947 durante la “Conferenza mondiale delle radiocomunicazioni” di Atlantic City dai delegati di 60 nazioni che, altresì, stabilirono di adottare come abbreviazione la sigla “TV”. In Italia le trasmissioni ufficiali iniziano nel 1954 e solo 3 anni dopo nel 1957 raggiungono già il 90% della popolazione. Il suo scopo, almeno iniziale, era triplice: istruire, informare, intrattenere.

Nel 1961 nasce il secondo canale. Nasce inoltre, Barack Hussein Obama che vincerà le elezioni americane il 4 novembre 2008 e sarà eletto come 44° Presidente degli Stati Uniti, insediandosi ufficialmente il 20 gennaio 2009. È il primo afroamericano nella storia d’America a diventare presidente. J. F. Kenney invece è in Italia a tenere un discorso, e sembra una fatalità se pensiamo che poco dopo sarà assassinato (nel 1969 a Dallas per la sua apertura ai poveri ed  alla popolazione di colore).

Ma nel 1961, è evidente, anche siamo in una fase di notevole ripresa economica che nella memoria è ancora vivo il dramma della Guerra appena trascorsa. Si legge dal discorso di Kennedy del 1961, riportato in appendice il seguente brano.

“La storia dell’Italia post-bellica è una storia di determinazione e coraggio nell’affrontare una missione grande e difficile. Il popolo italiano ha ricostruito un’economia e una nazione distrutti dalla guerra, e ha svolto un ruolo vitale nello sviluppo dell’integrazione economica dell’Europa Occidentale. E’ certamente l’esperienza più incoraggiante del dopoguerra: l’Italia ha migliorato il benessere del suo popolo, portandogli la speranza per una vita migliore e giocando un ruolo significativo nella difesa dell’Occidente. Nel grande anniversario del 1961 vediamo che ancora una volta forze nuove e potenti tornano a sfidare le idee su cui si fondano sia l’Italia che gli Stati Uniti. Se dobbiamo affrontare questa nuova sfida, dobbiamo mostrare ai nostri popoli e al mondo che ci guarda, che chi è disposto ad agire nella tradizione di Mazzini, Cavour e Garibaldi, come di Lincoln e Washington, può portare agli uomini una vita più ricca e più piena”.

Forse la tensione a cui si riferiva il Presidente Kennedy, nel suo discorso, rappresentava l’impegno USA nella dalla guerra con il Vietnam combattuta tra il 1960 (data di costituzione del Fronte di Liberazione Nazionale filo-comunista, FLN) e il 30 aprile 1975 (caduta di Saigon), prevalentemente nel territorio del Vietnam del Sud, tra le forze insurrezionali filo-comuniste, sorte in opposizione al governo autoritario filo-americano costituito nel Vietnam del Sud.

Intrattenere formando forse è stata l’idea alla base di numerosi programmi tanto che anche le encicliche “Miranda Prorsus” (1957) e “Inter Mirifica” del Concilio Vaticano II (1963) ne apprezzano le novità tecnologiche legate alla comunicazione educatrice e formativa.

La televisione è vista come un “servizio culturale” che lo stato eroga a tutti i cittadini, e per questo strumento di civiltà deve anche raggiungere le valle più lontane e valicare i monti più alti con un costo per la collettività. Ma se consumare la TV diviene un diritto, il monopolio si impone per il controllo del palinsesto.

Nel parlare si inizierà a dire in modo variegato: “lavorano in tv”, “guardo la tv”, “accendi la tv” e addirittura “c’è la tv”, “l’ha detto la tv” ed infine “il potere della tv”. Insomma da questi semplici modi di dire si evince quanto la TV sia stata pervasiva nel tessuto sociale e culturale del cittadino, ma anche del parlato corrente, anche se il primo approccio dei programmi televisivi era di tipo pedagogico ed umanistico.


*) Indovinello veronese conservato nella Biblioteca Capitolare di Verona, contenuto su un orazionale mozarabico (cristiani spagnoli arabizzati durante il medioevo ma non convertiti alla religione musulmana) allestito forse a Tarragogna agli inizi dell’VIII secolo

**) Vedi “Fra norma e varietà” di Immacolata Tempesta, Ed. B.A. Graphis, pag. 14


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