5 vini bianchi per sfidare Caronte

Da Iltaccuvino

Tutti i media ci avvisano dell’arrivo dell’ennesima ondata di calura africana, ormai battezzata come Caronte, ma noi winelover non possiamo farci trovare disarmati. Basta un frigo, o una boule piena di ghiaccio e sale, e qualche bella bottiglia ben selezionata per riuscire a godersi un ottimo bicchiere di vino che sia vero piacere e sollievo dall’oppressione del caldo.

Ecco cinque consigli freschi freschi:

1. Amor Mio 2014 – Marche Bianco IGT – La Staffa. La creazione più fresca e solare del Golden Boy del Verdicchio, il giovanissimo Riccardo Baldi, che qui dedica questa etichetta (fra l’altro bellissima) da uve Malvasia alla sua ragazza. I fiori ne disegnano la delicata aromaticità, con bei frutti gialli in sottofondo. Una bevuta dissetante e leggera, spensierata e fresca come due giovani innamorati.

2. Tèra 2014 – Romagna Trebbiano – Fondo San Giuseppe. Stefano Bariani ha in mano vecchie vigne di trebbiano su colline ventilate e ben esposte, coltivate in regime biologico, e ne ricava un Trebbiano che travalica i confini regionali, ridando dignità e valore a un vitigno svilito dalle produzioni di massa. Con 50 quintali/ettaro di resa non può che venire fuori la sapidità e il sapore fruttato di questo vino, che con l’annata 2014 si presenta succoso e slanciato, da stappare e godere in un pic-nic tra amici, o anche da soli, magari all’ombra di un albero.

3. Selvabianca 2014 – Vernaccia di San Gimignano – Il Colombaio di Santa Chiara. Se questo bianco mi ha fatto drizzare le antenne a Terre di Toscana, in mezzo a una schiera di rossi da far impallidire ogni appassionato, il motivo c’è, e sta in una espressività unica e golosa. E’ un tripudio di fiori ed erbe aromatiche, e persino frutti gialli maturi e agrumi. I suoi profumi sono gialli e arancioni, con qualche screziatura di verde, e torna tutto, all’ennesima potenza, nella bevuta, dove le papille fanno la ola e il palato chiederà ancora questo nettare, senza tregua.

4. San Piero 2013 – Friulano Colli Orientali – I Clivi. Il vino che forse incarna la beva quotidiana di un popolo abituato a bere come quello friulano. Un vino che non cerca voli pindarici tra acidità rasoianti e volume impattante, ma gioca piuttosto di eleganza e rotondità. E qui l’interpretazione è delle più eleganti e prospettiche. In primo piano fiori bianchi e note minerali di pietra focaia, espressione che è fusione delle vecchie vigne e del terroir dei Colli Orientali. Rinfrescato da note di menta, regala una bevuta rilassante e di gran pregio.

5. San Lorenz 2013 – Trentino Muller Thurgau – Bellaveder. Ho conosciuto questa cantina prima a Vinitaly, grazie al prezioso consiglio dell’amico Paolo Ianna, poi di persona tra le loro spettacolari vigne affacciate sulle Dolomiti. Qui la regola è un’agricoltura in armonia con la natura, e in cantina precisione e pulizia, cercando in ogni vitigno l’espressione più fedele. E così nasce questo Muller Thurgau, da alte vigne a Cavedine, che anche in questo caso rende onore a un vitigno relegato spesso a un ruolo di serie B. Qui esprime bel frutto tropicale fresco, note fini di erbe aromatiche e balsamiche, con beva coinvolgente e un finale saporito.


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