L’Oman mi ha sorpresa, stupita, emozionata, adirata, fatta piangere nonché ridere fino alle lacrime. In Oman ho amato, sofferto e gioito.
Non c’è paese che mi abbia fatta più arrabbiare di questo, e non c’è paese in cui abbia sofferto così tanta solitudine. Ma è grazie a questa solitudine e sofferenza che ho compreso l’importanza di sentirsi liberi dentro, per poter vivere ovunque: mai perdere la propria spontaneità e unicità; mai rinunciare a ciò che si è; mai uniformarsi.
Nel deserto ho capito che il silenzio agisce al posto nostro: decide forse meglio di qualunque ragionamento.
Grazie a tutti i miei amici omaniti, ai taxisti che mi hanno fatta sorridere, al mio amico Ali il pachistano che si sta costruendo un futuro, a tutti gli italiani che hanno incrociato la mia strada nel deserto.
Grazie a Hamed per il sostegno, la calma e il savoir-faire. Ma soprattutto grazie a Luciana Aisha: senza di lei, la mia avventura omanita non sarebbe neanche cominciata.
Ora basta!
Cliccate subito sul video sopra il titolo – musica e fotografia devono andare a braccetto – alzate il volume e godetevi un viaggio in Oman:
Wadi Bani Khalid
Al Sharqiya (Wahiba) Sands
Fins Beach
Verso sud…
Grande Moschea Sultano Qabus
Sua Maestà Sultan Qabus Bin Said Al Said
Nella tenda della famiglia beduina nel deserto
Henna
Lui lo conoscete già, ma in altre vesti
Incontri al Wadi Shwaymiyah
Deserto Rub Al Khali (Il Quarto Vuoto)
Con Abdullah e Pedro
Sur
Al mercato delle donne di Ibra
Bimmah Sinkhole
Vendita di franchincenso al Muttrah Souq
Masirah Island
Guarda che ci rivediamo, eh?
Mi è sempre piaciuto il deserto: ci si siede su una duna di sabbia, non si vede nulla, non si sente nulla, e tuttavia qualche cosa risplende nel silenzio. (Antoine de Saint-Exupéry)