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52Viaggi – Londra: La linea della bellezza, Alan Hollinghurst

Creato il 07 gennaio 2013 da Silbietta @silbi_etta

lineabellezzaIl nuovo centro operativo di Wani era un edificio del 1830 in Abingdon Road che lui aveva fatto ristrutturare da Parkes Perrett Bozoglu. Al pianterreno c’era lo scintillante ufficio della Ogee privo di pareti divisorie e, ai due piani superiori, si distribuiva un appartamento pieno di tratti eclettici, frontoni in legno di tiglio, vetro colorato, sorprendenti aperture: la camera da letto gotica aveva un bagno egiziano. [...] «The World of Interiors» aveva fatto un servizio sulla casa e in quell’occasione il direttore artistico della rivista aveva spostato i mobili, appeso un grosso quadro astratto in sala da pranzo e aggiunto varie lampade di ceramica simili a colossali zucche. Wani aveva detto che poco gli importava. Lui, del resto, sembrava elegantemente e ugualmente a suo agio tra i vetri a specchio e l’acciaio dell’ufficio come tra le fortuite allusioni culturali dell’appartamento. Era quasi totalmente digiuno di arte e design, e il piacere di quella casa gli derivava soprattutto dall’idea che qualcuno avesse fatto qualcosa di dispendioso per lui.

Estate 1983: Nick Guest, vent’anni, è ospite a lungo termine dei Fedden nella prestigiosa magione di Notting Hill, a Londra. Nel loro mondo aristocratico e sofisticato, nei loro rituali e nei loro problemi viene presto coinvolto l’ingenuo Nick che, nell’ingannevole e promettente atmosfera di un’Inghilterra anni Ottanta, scoprirà che la ricerca della bellezza rappresenta per lui un vero e proprio tormento così come sesso, potere e denaro lo sono per i suoi amici. Una storia d’amore con un giovane di colore di umili origini gli farà scoprire di che materia è fatto l’amore, ma sarà la tempestosa vicenda sentimentale con un bellissimo miliardario a cambiargli l’esistenza, costringendolo a mettere in discussione se stesso e la società in cui vive. Sapientemente incastonata nel periodo thatcheriano, la vicenda di Nick attraverso lo sguardo acuto e impietoso di Hollinghurst, si trasforma nell’affresco di un periodo di transizioni e inquietudini cruciali per un intero paese, regalandoci l’opera matura e compiuta di uno dei più significativi scrittori inglesi contemporanei.

Mi sono avvicinata a questo libro con cautela.
Il motivo, in parte è stato l’aver letto delle recensioni discordanti tra di loro.
C’era chi lo definiva l’ennesimo colpo azzeccato di Hollinghurst (del quale, tra l’altro, non mi era mai capitato di leggere null’altro, finora), e chi lo stroncava dicendo che, al massimo si poteva parlare di linea della bruttezza.
Le critiche negative si soffermano soprattutto sulla mancanza di reali contenuti.
Lo descrivono come un libro freddo, dove prevalgono le descrizioni e l’apparire piuttosto che la sostanza.
Capite bene che, con tali premesse, mi ero anche chiesta:

Ma chi me l’ha fatto fare??

Invece…
Beh, faccio parte del gruppo di estimatori.
Non tanto fan da strapparsi i capelli e da inneggiare al romanzo del secolo.
Ma non l’ho trovato male.
Sarà stata l’atmosfera anni ’80, l’influenza della Thatcher (e probabilmente il fatto di aver appena visto in tv il film con Meryl Streep), la nascita della Londra del boom economico finanziario.
E gli ambienti circostanti (soprattutto Notting Hill e i Kensington Gardens), tra i primi che ho visitato come turista nella Londra della crisi economica.
Ma la storia non mi è dispiaciuta.
Si legge velocemente.
Di certo è interessante rivivere un certo periodo della storia di questa città.
Attraverso gli occhi del protagonista.
Ma anche attraverso una serie di personaggi secondari, come dire, pittoreschi.

In conclusione:
Il mio viaggio è iniziato in bellezza.
Ora sono assai curiosa di partire per la mia prossima tappa.
Anzi: meglio se inizio a preparare lo zaino, va!


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