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56 – Breaking Bad 2/6

Da Winston Smith @diariodiwinston

Breaking Bad capitolo 2

La prima stagione è andata, devo dire che il primo argomento che mi viene in mente è proprio l’episodio finale che mi ha colpito particolarmente per la sua semplicità: mentre infatti ogni telefilm che ho visto ha sempre proposto un finale di stagione aperto e completamente stravolgente, questo qui è stato molto tranquillo, nessuna botola aperta, o nessuna bomba esplosa, niente del genere.

Credo sia stato un azzardo riuscito.

Vorrei inoltre fare un piccolo discorso anche a proposito del numero degli episodi che personalmente ho trovato piacevolmente ridotto.

Dico piacevolmente perché per la sua trama gli sceneggiatori avrebbero potuto ricavare molte più puntate, soffermandosi maggiormente su episodi di alcune puntate e sui personaggi. In questo modo invece  si è mantenuto un livello alto di tensione nel corso di tutti gli episodi.

Inoltre questa scelta di sintesi ha permesso di rimediare alla mancanza del finale aperto: non risultando pesante vedere sette episodi, ed essendo diventata decisamente intrigante la storia, il desiderio di vedere il primo episodio della seconda stagione non mi provoca quella sensazione di peso sullo stomaco che invece altri telefilm mi davano.

Penso che definirei la mia tossicodipendenza di Breaking Bad dopo questa prima stagione molto positiva, ma non ho un buon presentimento per le prossime.

C’è da ammettere che i temi presentati sono molto interessanti e decisamente forti, e devo dire che ho trovato molto serio il lavoro fatto sui personaggi.

Inutile dire che Brian Cranston ha fatto un ottimo lavoro, e sono pronto a scommettere che molto del successo che ha ottenuto Breaking Bad è dovuto alle sue doti attoriali.

Il personaggio si trova ad affrontare situazioni così varie e un’evoluzione così forte che soltanto un grande attore poteva far trasudare così bene i pensieri e le emozioni provati dal personaggio nelle scene mute o quando inventa bugie.

Il tema centrale è la chimica, sia considerandola come dottrina che come insieme delle azioni e delle reazioni umane a determinati avvenimenti.

Secondo questa visione Walter White è l’elemento sottoposto a degli esperimenti e la sua evoluzione è il frutto di una serie di “reazioni chimiche” e nonostante questi cambiamenti siano evidenti, il cambiamento tra il Walter White appena cinquantenne e quello pelato dell’ultimo episodio è assoluto.

Per ora trovo che questa serie mi piace, e il potenziale lo ha tutto. Ma non credo sia saggio spingersi oltre, visto che ho la sensazione di aver scorto appena la punta dell ice(m)berg!

Ci si vede al prossimo episodio!


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