6 dicembre 2012 Lascia un commento
Che il cinema italiano si occupi di fantascienza e’… fantascienza se escludiamo intenti politico satireggianti che da Gregoretti ad oggi si sono succeduti, non fosse che almeno Gregoretti era Gregoretti e cio’ basti.
"Sei giorni sulla Terra" inizia bene e nel contempo male.
Rapimento alieno, ecco come si esordisce e malgrado la buona tecnica, gia’ ci si confonde con una qualsiasi puntata di "X-Files", tolta magari la pruriginosa prospettiva dalle gambe aperte di una tizia, che Mulder avrebbe apprezzato, Scully un po’ meno e che solo noi "italians do it better" possiamo proporre.
Si arriva velocemente al nocciolo della questione, ovvero questo team di ricercatori universitari che studia i rapimenti dei terrestri arrivando ad elaborare la gustosa teoria che in realta’ cio’ che chiamiamo anima non e’ altro che una programmazione aliena atta dopo millenni di condizionamento, ad impiantare dentro il guscio umano, la mente di una dozzina di razze diverse extraterrestri. Ecco come si passa dalla fantascienza all’horror tramutandosi nell’ennesima rivisitazione dell’esorcista, non senza qualche originalita’, c’e’ da ammetterlo, che purtroppo viene disintegrata dalla banalita’ imperante che non ci risparmia servizi segreti cattivi, zingari buoni, un rave party (buono) funzionale all’emissione di una frequenza audio, preti pedofili e l’immarcescibile "666" che ci domina dal codice ISBN dei libri, voluto pensate, millenni fa dagli alieni per controllare le nostre menti.
Il provincialismo prosegue facendo fumare ai professori le canne, con la retorica dei ricchi bastardi a tutti i costi, qui oltretutto alieni e lobbisti che se proprio proprio, lo affronti con lo spirito di Brian Yuzna in "Society – The horror" o lasci perdere. Questi buontemponi riescono persino ad infilarci che i palestinesi sono vittime e gli israeliani complottano coi cattivi per screditarli. Pensa un po’.
Insomma, un’idea anche discreta, la possibilita’ d’imbastire un interessante crossover tra generi e pellicole e ancora non si riesce a staccarsi da terra, continuando nell’infausta tradizione del citazionismo spinto al parossismo con la fissazione di voler fare del cinema-documentario quando gia’ fare cinema e’ un’impresa.
Si perche’ in una ridicola campagna pubblicitaria e spero sia solo questo perche’ mi rifiuto di credere che l’intento fosse diverso, si vuole far passare un coacervo di ca…volate come seri studi e comprovate ricerche.
Leggere per credere questa perla complottista.
Ah, per non farsi mancare nulla, recita si fa per dire, anche il figlio del Leone alla carriera, incapace davanti alla telecamera quanto lo e’ il padre dietro. Il sangue non e’ acqua.
A questo punto "L’esorciccio" continua ad essere il piu’ intelligente tra gli emuli mentre questo orrore e’ l’ennesimo chiodo piantato senza vergogna nella bara del nostro cinema.