Li ripropongo nell’ordine con cui la mia fantasia classificatoria, il mio poco spazio a disposizione e la grande quantità di tomi posseduti (nonostante gli e-book) li avevano disposti, tempo fa.
Copenaghen di Michael Frayn: il gusto per la speculazione si fonde ad un’operazione di introspezione di due figure capitali della scienza di tutti i tempi, Heisenberg e Bohr.
La contessina Julie di August Strindberg: l’intellettuale svedese è l’unico ad essere riuscito nell’impresa di farmi piacere il naturalismo. Sempre che di naturalismo si tratti, in questo caso, e non ne sono così sicuro.
Le serve di Jean Genet: un Aspettando Godot al femminile, con una teoria di amore e odio a sostenere personaggi dalla dialettica feroce.
Girotondo di Arthur Schnitzler: una tenerissima “pornografia” come innesco di un valzer degli accoppiamenti tra i “giochi” più coinvolgenti e divertenti della storia del teatro.
Operetta di Witold Gombrowicz: saremo in quattro a conoscere l’autore polacco, e magari in due ad averlo letto, ma Operetta è un gustoso, e scandaloso, recupero di una forma drammaturgica che, ha conosciuto, ingiustamente, vita breve.
Un tram che si chiama desiderio di Tennesse Williams: miseria e splendore, ascesa e declino del Sud degli USA, in una cornice da “camera della tortura”, e nient’altro.
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