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60 anni di Tv - Gianni Boncompagni: ''Il volto simbolo rimane Mina''

Creato il 01 gennaio 2014 da Digitalsat

60 anni di Tv - Gianni Boncompagni: ''Il volto simbolo rimane Mina'' «Il volto di questi primi 60 anni? Per me resterà sempre Mina». Così Gianni Boncompagni, uno dei più rivoluzionari talenti della storia della televisione italiana, inventore di programmi cult come «Discoring», «Pronto Raffaella?» o «Non è la Rai», riassume per l'ANSA il «suo» volto della televisione italiana, che domani compie i suoi primi sessant'anni di trasmissioni. Pensare, però, che quel 3 gennaio del 1954, davanti al televisore a guardare il primo lancio dei nostri programmi, lui non c'era.
«Ero in Svezia dove ho abitato per dieci anni - spiega alla vigilia dello storico compleanno - Lì la tv esisteva già da tempo e lì iniziai a fare le mie prime cose. Tornai in Italia nel '60 e già nel '62 ricordo che con Renzo Arbore e Pippo Baudo stavamo sempre a Piazza del Popolo, al bar davanti alla direzione generale della Rai, ad aspettare che ci chiamasse qualcuno. Entrammo come maestri programmatori alla radio, poi ci fu la giuria di 'Canzonissima' e l'azzardo di quella gag in cui Bracardi (nei panni del leggendario uccello preistorico Scarpantibus ndr) lanciava rotoli di cartaigienica da dentro una capanna. Un oltraggio che pagammo carissimo. Giovanni Salvi, l'ex direttore generale, ci 'elimino' per tre anni dalla tv». Nel frattempo in radio nacquero «Alto gradimento», «Bandiera gialla» e al suo ritorno sul piccolo schermo avrebbe incontrato «Domenica In». «Erano decisamente altri tempi - prosegue Boncompagni - Ci si divertiva molto a fare la televisione. Con Arbore lo sapevamo: eravamo dei privilegiati, anche perchè con solo due canali eravamo davvero in pochi a farla. Ci riconoscevano tutti, eravamo ben pagati, come si dice, eravamo dei 'pezzi grossi. 60 anni di Tv - Gianni Boncompagni: ''Il volto simbolo rimane Mina''

Un programma simbolo della storia della tv italiana?
 «Beh, io non guardavo Manzi, sapevo già leggere - scherza il regista - Mi vengono subito in mente i varietà del sabato sera di Antonello Falqui con le Kessler e Mina. Lui è ancora il più bravo di tutti e i suoi spettacoli quando li vedo in replica sono ancora modernissimi. E Mina è di un'insuperabile eleganza. Dote che non appartiene più a molti programmai di oggi. Ma ricordo anche la diretta dello sbarco sulla Luna: ero con Raffaella Carrà in Toscana. Quel giorno cambiò la storia per sempre. Dei miei programmi - prosegue - salvo soprattutto 'Macao', molto moderno per l'epoca. E poi 'Pronto Raffaella?', che aprì le trasmissioni del mezzogiorno e dopo una settimana raggiunse i 14 milioni di spettatori. Un boom oggi incredibile. Fu merito anche del gioco del barattolo con i fagioli: lo copiai da una di queste terribili tv private. Capii subito che avrebbe funzionato e Raffaella si fidò».

Senza troppe nostalgie per il passato,
Boncompagni sembra poi non aver dubbi sul futuro della televisione. «Oggi - racconta - guardo molto Sky, Maurizio Crozza su La7, History Channel o i film. Sulla Rai solo 'L'eredita', forse perchè mi sento molto bravo nel dare le risposte. Ma la tv in generale verrà vista sempre meno, anzi nei prossimi dieci scadrà. A guardarla ormai sono solo donne anziane semianalfabete, quelle che votano Berlusconi. I ragazzi non sanno neanche cosa sia. La tv di oggi è internet, con tutto quello che comporta. Sopravviverà per lo sport, che ci sarà sempre»


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