La musica è una porta spalancata sul proprio mondo interiore e non concede spazio alle finzioni, ma nel caso dei 6:33 il dubbio che si tratti di una geniale messinscena sorge. Deadly Scenes pare infatti composto con l’intenzione di ingannare l’ascoltatore, accompagnandolo per mano in un dedalo di suoni estrapolati da una tale varietà di stili sufficienti a disorientare il più audace sostenitore di Mike Patton. Può sembrare che i brani proposti siano un insieme confuso di input fugaci, eppure nulla è lasciato al caso e appare superfluo sviluppare ulteriormente gli innumerevoli spunti che affiorano in “Hellalujah”, creando un’atmosfera dai connotati irreali. La tecnica è messa al servizio della creatività ed emerge in quei frangenti in cui fanno la loro comparsa pregevoli assoli di chitarra o inaspettate variazioni ritmiche. L’accostamento di elementi tra loro antitetici può spiazzare e nel contempo affascinare, come nel caso di “Black Widow”, la cui struttura complessa non ostacola la presenza di linee vocali orecchiabili e dai contenuti diseducativi.
Indicato per chi ama lasciarsi sorprendere.
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